“L’Europa è la patria di alcuni degli sviluppatori più creativi al mondo e siamo entusiasti di aiutare la prossima generazione di imprenditori in Italia ad acquisire le competenze necessarie per avere successo”. Con queste parole l’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, ha spiegato l’apertura di un centro europeo per lo sviluppo delle app in Italia. La scelta della città è ricaduta su Napoli, che potrebbe trarre numerosi benefici dal nuovo polo hi-tech firmato dal colosso di Cupertino. Per ora i dettagli sulla nuova struttura non sono stati svelati: non si sa qual è la cifra che verrà investita dalla compagnia californiana né precisamente come sarà strutturato il nuovo centro.
Di certo c’è solo il numero degli sviluppatori coinvolti, circa 600, e il motivo che ha spinto Apple nel golfo napoletano. Alla domanda “perché Napoli?” l’Ad Cook ha risposto raccontando l’incontro con il premier Matteo Renzi e spiegando di aver scelto il capoluogo campano “per lo spirito imprenditoriale della città e perché da un punto di vista economico lì possiamo dare una mano, fare maggiormente la differenza”. Apple ha già spiegato che lavorerà in tandem con un’istituzione partner e in molti sono pronti a scommettere che ad affiancare la società statunitense sarà l’Università Federico II, fondata nel lontano 1224 e principale ateneo del capoluogo campano.
Un altro aspetto avvolto nella nebbia, non proprio secondario, riguarda la zona della città dove sorgerà il nuovo centro europeo per gli sviluppatori di app per iOs, ma c’è già un ventaglio di ipotesi dal quale è probabile che la compagnia andrà a pescare il proprio asso. Da queste sembra essere già uscito il Centro Nazionale delle Ricerche perché, spiegano, “sarebbe difficile trovare gli spazi necessari”.
L’ex base Nato di Bagnoli, la grande favorita – Tra queste c’è una favorita, ossia l’ex base Nato di Bagnoli, quartiere a ovest della città affacciato sulla baia di Pozzuoli. La struttura divenne nel 1954 la casa del Comando Alleato per il Sud Europa (Afsouth) e lo è stata fino al dicembre 2012, quando la Nato si è spostata a Lago Patria, frazione del comune campano Giugliano. Si tratta di un’area che non necessiterebbe di chissà quali interventi in quanto utilizzata fino a qualche anno fa.
Le idee di riqualificazioni degli spazi non sono mancate negli ultimi mesi e l’ultimo in ordine di tempo è stato il numero uno di Cattleya, Riccardo Tozzi, che aveva avanzato l’ipotesi di mettere in piedi degli studios cinematografici stile Hollywood. Ora è considerata tra le più papabili per la nuova casa europea delle app targata Apple. Ciò che potrebbe spaventare Cook, il quale ha spiegato di voler creare il nuovo centro in tempi brevi, è la querelle tra Comune e Regione che da mesi litigano su come ridare vita all’intero complesso.
Un ponte con l’università: il campus di San Giovanni della Federico II – Un’altra area accreditata ad ospitare Apple è il campus di San Giovanni a Teduccio dell’università Federico II, situato dell’ex fabbrica Cirio. Lì entro il 2017 l’architetto Yoshimoto tirerà strutture all’avanguardia in uno spazio da circa 60mila metri quadrati.
“Il polo di Apple potrebbe avere bisogno di poco spazio per i suoi seicento informatici”, ha sottolineato Giorgio Ventre, direttore del Dipartimento di Ingegneria elettrica e delle tecnologie dell’informazione dell’ateneo.
l professore, pur ammettendo che secondo lui il Governo è più orientato verso Bagnoli, ha spiegato che l’Università è già pronta a mettere a disposizione il proprio campus: “Bisogna creare un vero e proprio ecosistema, che prevede alcune modalità di vivibilità differenti da quelle delle tradizionali aziende di software”.
Da Adriano Olivetti a Tim Cook? – C’è poi l’ex centro Olivetti situato a Pozzuoli, che dopo aver ospitato dal 1951 la ricerca e lo sviluppo dell’azienda italiana, ospita oggi, accanto ai laboratori del CNR, alcune sedi decentrati di atenei partenopei e di società di servizi, tra cui uffici e call centre di Vodafone.
Lo stabilimento, che dista circa 15 chilometri da Napoli, copre una superficie totale da 30mila metri quadrati e accoglieva circa 1.300 operai.
Non sarebbe dunque un problema farci entrare 600 sviluppatori, ma quest’area rappresenta forse un outsider rispetto alle prime due.
Da Gomorra a Apple, occasione per Scampia – C’è infine un’idea, forse troppo romantica, forse troppo sognatrice: Scampia. Quello che nell’immaginario collettivo e dalle pagine di cronaca risulta essere uno dei quartieri più difficili della città avrà entro il 2017 la sua università. A inizio agosto la Giunta comunale napoletana ha infatti approvato la delibera sul completamento dei lavori della facoltà di Medicina dell’università Federico II prevista nella periferia napoletana.
Oltre alla struttura dell’ateneo è prevista l’ultimazione di altre opere edili e impiantistiche, con il Comune che coprirà i costi delle forniture degli arredi e delle attrezzatura necessarie al completamento della nuova facoltà. Un segnale importante per un quadrante complicato di Napoli, che con una facoltà e un centro europeo di Apple potrebbe davvero rinascere dal punto di vista imprenditoriale e culturale. Fantascienza? Mai dire mai.
Del resto Tim Cook ha detto di non essere mai stato a Napoli e chissà che passando per la periferia Nord della città, nel quartiere che conta il maggior numero di disoccupati, non decida di creare proprio là il nuovo polo dell’app-economy.