Ancora nel 2008, il produttore canadese Blackberry controllava un quinto delle vendite mondiali di smartphone con i suoi device caratterizzati dalla tastiera e da un’interfaccia molto orientata all’utilizzo business. Oggi il suo share globale si è ristretto a meno dell’1%, anche se l’azienda continua a lanciare nuovi modelli di punta, come il Leap presentato al Mobile world congress di Barcellona che si aggiunge al Passport e al Classic, annunciati a fine 2014. Ma sono software e servizi il settore su cui il vendor canadese punta per tornare a crescere e riconquistare la fiducia dei suoi investitori.
Il chief executive John Chen, che guida Blackberry dal 2013, ha presieduto al lancio di cinque nuovi smartphone e ed è riuscito a generare un piccolo utile lo scorso trimestre; tuttavia il fatturato continua a precipitare: 793 milioni di dollari lo scorso trimestre, in calo di un terzo rispetto a un anno fa. Chen ammette le difficoltà ma sottolinea che Blackberry ha bisogno di tempo per il suo rilancio. La nuova fonte di crescita, nella visione del Ceo, potrebbe essere la vendita di software e servizi alle aziende.
Blackberry ha già introdotto un portafoglio di soluzioni che aiutano le imprese a gestire i cellulari dei loro dipendenti, di qualunque marca, anche se sono Apple iPhone o Samsung Galaxy. Uno di questi prodotti, per esempio, permette all’utente di ricevere fatture separate per l’utilizzo privato o per lavoro dello stesso device; un altro offre strumenti di crittazione e anti-spionaggio per governi e grandi gruppi. “Vogliamo assicurarci che il nostro software soddisfi le esigenze di tutti, qualunque telefono o device abbiano, compresi wearables, vending machine o altri oggetti smart: qualunque cosa abbia un indirizzo Ip”, ha detto Chen.
Secondo il Ceo, Blackberry potrebbe raddoppiare le entrate annuali da software e servizi portandole a 500 milioni di dollari nel suo anno fiscale 2016, anche se per ora gli investitori e gli analisti restano scettici: le azioni Blackberry, che hanno guadagnato 50 centesimi nel 2014, sono scese di circa il 12% da inizio 2015.
Gli esperti fanno notare che, se Blackberry vuole davvero raddoppiare le revenues che genera dal software e dai servizi, dovrà sottrarre mercato ai concorrenti che già lavorano con le grandi corporation per aiutarle a gestire i cellulari dei loro dipendenti. Questo settore al momento è dominato da AirWatch e Mobile Iron, che insieme fatturano 313 milioni di dollari.
Simona Jankowski, analista di Goldman Sachs che di recente ha abbassato il suo giudizio sulle azioni di Blackberry a “sell”, pensa che la strada sia tutta in salita. “Anche se riteniamo le soluzioni di Blackberry competitive dal punto di vista tecnologico, l’obiettivo di aggiungere altri 250 milioni di dollari alle sue entrate è con ogni probabilità irraggiungibile”, ha detto la Jankowski al Financial Times. “Blackberry arriverebbe a generare revenues di gran lunga superiori a quelle delle leader di mercato, nonostante sia arrivata anni dopo”.
Finché Blackberry non si sarà imposta come player del software credibile, la vendita di cellulari continuerà ad essere la sua prima fonte di entrate e questo accresce lo scetticismo degli analisti: “Le vendite iniziali di software sono sporadiche”, nota James Faucette, analista di Morgan Stanley, e sul fronte dell’hardware non va meglio: “Alcuni rivenditori non propongono più gli smartphone Blackberry tra i loro prodotti e le vendite iniziali del nuovo modello Classic non sono in linea con le attese”.
Proprio per sostenere le entrate dell’hardware, Blackberry continua a sfornare nuovi modelli di smartphone: l’idea è di cercare comunque di far leva sul pubblico degli affezionati, ormai pochi ma molto fedeli, e sostenere con i guadagni dell’hardware l’espansione nel software. “Gli obiettivi sono molto ottimistici”, riconosce Brian Colello, analista di Morningstar Investment Services, sul Washington Post. “Dovranno crescere molto velocemente. Sviluppare le entrate dall’hardware aiuterà Blackberry nella transizione verso il software”.