Le stelle che brillano nel firmamento di Wall Street sono ancora le 7 “magnifiche” big tech, ma con uno spostamento dei pesi relativi che potrebbe vedersi spegnere alcuni dei colossi – in particolare, Tesla e Apple, ma anche Alphabet – lasciando in primo piano i “fab four” Microsoft, Amazon.com, Nvidia e Meta.
Come riporta il Wall Street Journal, l’indice S&P 500 si è apprezzato del 10% nei primi tre mesi dell’anno, segnando il dato più positivo per un primo trimestre dal 2019. Le “magnificent seven” sono, complessivamente, le aziende che contribuiscono a quasi la metà di questo risultato, ma, prese singolarmente, non tutte hanno fatto bene – anzi, il titolo di Apple segna -11% e quello di Tesla quasi -30%. Alphabet ha altalenato per tutto il periodo, ma chiude il primo trimestre 2024 a +8% grazie alle recenti prestazioni positive. Le restanti quattro big tech sono cresciute per tutto il periodo gennaio-marzo tanto da essere state isolate dalle altre grandi e ribattezzate le “fab four”.
A fare da discriminante in queste prestazioni è l’intelligenza artificiale: le aziende che investono in questo settore e hanno prodotti potenziati dall’Ai vedono le loro azioni crescere a tassi anche sensazionali.
Wall Street ottimista anche grazie all’Ai
Tutti i settori economici inclusi nell’S&P 500 hanno avuto performance positive, tranne quello immobiliare. Da ottobre a fine marzo il valore di mercato dell’indice ha acquistato 9 trilioni di dollari in più. In particolare, crescono i titoli delle small-cap, delle società finanziarie e delle imprese industriali.
Secondo gli analisti, l’entusiasmo di Wall Street vuol dire che la crescita andrà avanti e lo farà anche al di fuori del settore hitech e digitale, dove, tra l’altro, i grandi numeri raggiunti – sia come percentuale di crescita che come capitalizzazione di mercato delle big tech – lasciano sempre il dubbio che si possa continuare sulla stessa traiettoria.
A rendere ottimisti gli investitori sono anche i segnali che la recessione economica possa essere stata scongiurata, che la Federal reserve torni ad abbassare i tassi di interesse – anche se con grande cautela – e che l’intelligenza artificiale possa rappresentare un generale stimolo alla crescita.
Fab four, le vere star del mercato
È proprio l’Ai che rende Nvidia una vera star del mercato: il produttore di chip grafici ha indicato che la domanda di potenza di calcolo necessaria per sostenere i prodotti Ai è enorme e le sue azioni hanno compiuto un balzo di oltre l’80% dall’inizio dell’anno. Già nel 2023 avevano triplicato il loro valore.
Anche le azioni di Meta continuano ad apprezzarsi in virtù degli investimenti dell’azienda in intelligenza artificiale applicata alle smart ads.
Lo stesso discorso vale, ovviamente, per Microsoft, che ha acquisito OpenAi, sviluppatore di ChatGpt, e ha portato la Gen Ai sulla scena internazionale, facendo da spartiacque nella storia stessa dell’uso dell’intelligenza artificiale. Microsoft ha rubato quest’anno ad Apple lo scettro di azienda con la più alta capitalizzazione di mercato raggiungendo i 3 trilioni di dollari.
Nel caso di Amazon, è il miglioramento della redditività a convincere Wall Street a puntare sul gigante dell’e-commerce ma anche del cloud computing, i cui servizi sono sempre più necessari alle aziende che vogliono potenza di calcolo per le applicazioni Ai.
Al contrario, la debolezza di Apple nel settore dell’Ai lascia gli investitori perplessi – accanto ai rischi legati alle indagini per presunto monopolio avviate sia negli Usa che in Europa e ai timori sulle vendite dell’iPhone.
Nel caso di Tesla, è la concorrenza dei brand cinesi a gettare ombre sul futuro del marchio delle auto elettriche di fascia alta.
Il rally delle big tech è sostenibile?
Ma anche il peso delle fab four nell’indice S&P 500 potrebbe pian piano ridimensionarsi. Le azioni delle big tech sono diventate meno costose: il titolo Nvidia viene scambiato a 35 volte gli utili stimati per i prossimi 12 mesi, contro il picco di 62 volte gli earnings dello scorso maggio. Anche il multiplo di Amazon è sceso, più o meno nello stesso periodo, da 62 a 40. Al contrario, l’S&P 500 viaggia su un multiplo di 21 rispetto agli utili previsti, contro 19 del 2023.
Alcuni analisti, perciò, pensano che gli investitori sposteranno almeno parte della loro attenzione dalle 7 big tech verso altri settori, perché gli utili delle altre 493 aziende incluse nell’indice dovrebbero registrare prestazioni migliori di quelli delle magnifiche sette di qui alla fine dell’anno.
Il fatto che il mercato cresca a dispetto delle fluttuazioni che colpiscono i colossi del digitale viene visto come segnale positivo: l’economia regge anche senza le grandi delle tecnologia e l’entusiasmo di Wall Street non si lascerà influenzare da eventuali contraccolpi nel business delle magnificent seven o dai loro guai con i regolatori.