Dai pagamenti mobile all’istruzione digitale: Ict leva di crescita nel Golfo

In tutti i Paesi del Gcc annunci e iniziative per migliorare i servizi esistenti e offrirne di nuovi a imprese e cittadini, facendo leva sulle nuove frontiere dell’Internet of Things. Previsti miliardi di dollari di investimenti nei prossimi 5 anni

Pubblicato il 26 Apr 2016

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Un’economia digitale sta emergendo in Medio Oriente e Nord Africa in parallelo con l’economia fisica esistente, comprendendo le vendite al dettaglio on-line, pagamenti mobile, istruzione digitale e altri servizi. I governi della regione stanno promuovendo l’agenda digitale attraverso programmi ampi ed a volta complessi. Ad esempio, l’Arabia Saudita sta già fornendo più di 500 servizi pubblici attraverso piattaforme mobili e online; gli Emirati Arabi Uniti dispongono di eccellenti applicazioni di e-education; Q-Post (le Poste del Qatar, ndr) lancia nuovi servizi per l’e-commerce.

La digitalizzazione sta creando difficoltà ai servizi tradizionali, con la creazione di nuovi modelli socio-economici, l’«economia della condivisione», come dimostrato dal settore dei trasporti e del turismo. Inoltre, i singoli cittadini e i consumatori stanno spendendo sempre più tempo sui canali digitali, accedendo a diversi tipi di contenuti.

La prossima fase digitale nel Consiglio di cooperazione del Golfo (GCC) è l’Internet delle cose, in cui quasi tutto ciò che usiamo interagisce grazie a sensori che monitorizzano e gestiscono lo spazio digitale. I governi del GCC stanno promuovendo l’IoT, investendo nello sviluppo di città intelligenti e comunità digitali. Le utilities di elettricità e acqua stanno implementando reti intelligenti ed installando contatori digitali. Aeroporti e compagnie aeree stanno ridefinendo l’esperienza di viaggio per adattarla al singolo individuo: l’aeroporto internazionale di Doha ha avviato il progetto di trasformazione in “Smart Airport” integrando il meglio delle tecnologie disponibili per offrire ai passeggeri controllo, autonomia e efficacia dei servizi. Gli operatori di telecomunicazioni sono recentemente alla ricerca di accordi con operatori globali per integrare i singoli mezzi di trasporto, grazie alle SIM, a reti e sistemi di ausilio alla gestione del traffico, degli spostamenti e dei servizi mobili.

La trasformazione digitale in atto necessita che i governi proteggano questi nuovi scenari attraverso forti politiche di sicurezza informatica. Troppo spesso, la sicurezza informatica è considerata come una politica di difesa, un ulteriore insieme di misure che impedisce il furto di informazioni vitali. Nonostante molteplici iniziative volte a rafforzare le capacità di sicurezza informatica, sia nel settore pubblico che privato, anche il Medio Oriente può essere soggetto ad attacchi informatici. Attacchi a ministeri, banche o centri di gestione del traffico, oltre al danno diretto, comportano sfiducia e diffidenza degli utenti di transazioni digitali.

Cybersecurity è quindi diventata sia una capacità fondamentale necessaria per stabilire la fiducia nella digitalizzazione che una questione di sicurezza pubblica. Per esempio, solo il 20% delle transazioni di vendita al dettaglio in Medio Oriente sono digitali – confrontato con oltre il 70% in UK ed il 90% in Svezia – principalmente a causa di una mancanza di fiducia nei pagamenti elettronici. Un modo per promuovere transazioni digitali nella regione è adottare e regolare i certificati digitali che consentono la convalida delle identità nello spazio digitale: oltre all’aspetto tecnologico deve essere affrontato quello regolatorio.

Oltre alla vulnerabilità dello spazio digitale, la maggiore adozione dell’Internet degli oggetti sta erodendo i confini tra i mondi digitali e fisici. Anche se questo significa che le persone possono gestire la propria vita in modo più efficiente grazie alla tecnologia digitale, un altro risultato è che gli attacchi informatici possono realmente minacciare la vita delle persone.

È evidente quindi il ruolo centrale dei governi del GCC per assicurare la sicurezza informatica e lo sviluppo degli ambiziosi piani di digitalizzazione. La maggior parte di questi governi ha già definito la strategia di sicurezza informatica nazionale ed individuato le priorità urgenti per settori economici critici. Ciò significa stabilire una stretta collaborazione con gli attori dell’offerta tecnologica per favorire uno sviluppo economico coordinato, sicuro, flessibile e in continua evoluzione.

L’Internet delle cose obbligherà ad una gestione proattiva, piuttosto che a regole e protocolli rigidi. Ad esempio, alcuni progetti di Smart City nella regione stanno creando la loro strategia di sicurezza informatica come parte del disegno della città, rendendo la sicurezza informatica come fondamentale per la pianificazione urbana ovvero vera e propria infrastruttura di base.

I governi dovranno quindi aggiornare le norme nazionali di sicurezza informatica per garantire che i più recenti approcci vengono applicati in modo coerente in tutti i settori; inoltre avranno un ruolo centrale nel coordinamento tra le parti interessate e nel favorire il dialogo tra le imprese.

È diventato una sorta di cliché riferirsi al settore del ICT come in rapida evoluzione. Il cambiamento è stato una costante in questo settore da decenni. Ma ora stiamo vivendo un momento in cui i cambiamenti da tempo predetti si stanno realizzando sotto i nostri occhi. Il divario tra dati mobile e il traffico voce sulle nostre reti è immenso; la penetrazione di smartphone si attesta intorno al 75% e i dispositivi intelligenti svolgeranno un ruolo importante nella vita quotidiana, sostenendo i servizi finanziari, l’assistenza sanitaria, il turismo ed il tempo libero. Questo crea problemi per gli operatori, dal momento che impone di realizzare reti più estese, acquisire più banda e continuare a crescere.

Questi investimenti sosterranno lo sviluppo di ‘Internet delle cose’. Reti migliori forniranno la capacità di collegare milioni e infine miliardi di dispositivi tra loro, e forniranno maggiore flessibilità per assegnare banda a seconda delle esigenze dell’applicazione e l’utente.

Come evidenziato prima, la prossima generazione di smart cities avranno questa infrastruttura di rete avanzata quale elemento fondante, creando zone che utilizzano soluzioni tecnologiche per affrontare mobile, trasporto, sostenibilità energetica, infrastrutture, governance e problemi di sicurezza.

Come per le città di tutto il mondo qui ci si confronta con diverse questioni socio-economiche: eccesso di popolazione, congestione del traffico, inquinamento ad alti livelli, consumo di energia. Le smart cities possono qualificarsi come una significativa opportunità di arricchire la vita della popolazione. In particolare, vi è una forte domanda delle economie emergenti del Medio Oriente e del Nord Africa e Sud-Est asiatico.

Quello che stiamo vedendo è la convergenza delle telecomunicazioni e delle tecnologie dell’informazione. In tutta la regione, il mercato dei servizi IT è in crescita quasi due volte più veloce della connettività tradizionale delle telecomunicazioni. Per nazioni come il Qatar, che sta lavorando intensamente per costruire la sua economia basata sulla conoscenza, questa convergenza potrà fornire risultati impressionanti.

In tutto il GCC, lo sviluppo di un ecosistema tecnologico avanzato crea una serie di importanti vantaggi: nel corso del recente Arab Future Cities Summit Autorità ed aziende intervenute hanno concordato che oltre a contribuire alla crescita dell’economia aprirà anche nuove opportunità per le imprese e per i giovani ambiziosi che cercano di costruire una carriera nel settore IT.

Riprendiamo infine alcune riflessioni del direttore Gildo Campesato, quando alcune settimane orsono da queste colonne annunciava la timida crescita nell’IT del BelPaese: ebbene al termine della sua analisi, Campesato sottolineava che le Aziende IT devono fare la loro parte. A nostro avviso la crescita ha elementi essenziali nella capacità di globalizzarsi, di sapere proporre innovazione e di intercettare i segnali che la economia e la finanza inviano. Le imprese italiane hanno maturato esperienze, realizzato prodotti ed applicazioni, sperimentato moltissimo; è mancata, almeno per ora, una programmazione nazionale ed un approccio esteso alle smart practice: abbiamo tanti laboratori disconessi ed incompleti. Ma, ed è questo l’auspicio, tutto questo patrimonio se gestito e coordinato potrebbe garantire alle imprese italiane lo sbocco verso nuovi ed interessanti mercati.

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