Dalla società alle reti connettive, dai parlamenti alle piattaforme digitali, dal soggetto politico alla persona digitale: sono gli elementi base del Manifesto per la cittadinanza digitale a cui ha aderito l’associazione Rousseau, dandone notizia sul blog M5s. Il Manifesto postula la trasformazione, il “passaggio da forme soggettive e umanistiche di interazione e cittadinanza a forme digitali, algoritmiche e info-ecologiche di partecipazione e dell’abitare. E’ necessario cambiare la nostra concezione del sociale e preparaci ad abitare le info-ecologie e le reti del mondo che viene” si legge nel blog.
Il Manifesto per la Cittadinanza Digitale è stato già sottoscritto da docenti, ricercatori e centri di ricerca di diversi Paesi. Tra i primi firmatari del documento i professori Massimo Di Felice, Universidade de Sao Paulo USP – Brasile; Mario Pireddu, Università degli Studi della Tuscia; Derrick De Kerckhove, University of Toronto; Jose Bragança de Miranda, Universidade Nova de Lisbona; Alberto Sanchez Martinez, Universidad Autónoma Metropolitana UAM – Messico.
“Parte dell’attività dell’Associazione sarà dedicata proprio alla riflessione su questi temi e alla ‘lotta’ per il riconoscimento dei diritti del cittadino digitale in tutto il mondo”. Il testo del Manifesto è diviso in quattro parti ed ha come obiettivo presentare un campo di ricerca, di studi e di riflessione sui cambiamenti apportati dal web e dalle reti digitali alla partecipazione, ai processi decisionali e alla politica in generale.
La prima parte del documento – “Dalla società alle reti connettive” – presenta il passaggio dalle “forme di contrattualità sociali, riservate ai soli cittadini, a quelle estese alla biodiversità e a tutte le entità non umane che, attraverso processi di sensorizzazione hanno “preso la parola” iniziando ad influenzare il nostro agire e le nostre decisioni. Fanno parte di queste diverse entità anche gli algoritmi, i dispositivi di connessione, i big data, e tutte le forme di intelligenza non umana e che contribuiscono alla definizione di quello che siamo”.
La seconda parte del documento- “Dai parlamenti alle piattaforme digitali” – fa riferimento alle nuove modalità di interazione e connessione in rete che descrivono il passaggio dalle “forme rappresentative dei processi decisionali a quelle dirette delle piattaforme digitali. Queste ultime, non solo offrono strumenti per la partecipazione diretta dei cittadini attraverso il dibattito, l’attivismo e le votazioni online, ma permettono anche la creazione di ecologie dell’interazione capaci di connettere l’intelligenza umana a quella dei dati, delle biodiversità e della robotica, creando una iper-intelligenza interattiva”.
La terza parte del Manifesto- “Dal soggetto politico alla persona digitale”- promuove la sostituzione dell’idea di persona come “animale politico”, propria della tradizione filosofica occidentale, con quella di “infoviduo, composta dall’insieme indissociabile della persona fisica e di quella digitale. Questa nuova dimensione plurale della persona interagisce e partecipa alla vita pubblica attraverso la costruzione di reti ed ecologie di dati, le cui dinamiche devono seguire logiche di trasparenza mutua”. Infine, la quarta ed ultima parte del documento, è dedicata alla necessità di “Educare alla cittadinanza digitale”, intesa come un dovere per la nostra società e per tutte le istituzioni formative pubbliche e private.
L’obiettivo è la costruzione di reti più intelligenti, capaci di “creare e diffondere soluzioni concrete alle problematiche sociali, inaugurando una nuovo orizzonte della partecipazione, dell’abitare e della gestione del comune”.