IL CASO

Dallo spazio in un tweet l’ultimo omaggio a David Bowie

Dalla Stazione Spaziale Internazionale l’astronauta Tim Peake twitta il proprio dispiacere per la morte del Duca Bianco. Anche politici, cantanti e attori scelgono il microblogging per manifestare il cordoglio: “Un genio”

Pubblicato il 11 Gen 2016

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La morte di David Bowie tiene banco su Twitter. Sono tanti i tributi al cantante britannico, morto all’età di 69 anni: politici, registi, attori, cantanti. E anche un astronauta che twitta dallo spazio. Dalla Stazione Spaziale Internazionale Tim Peake ha postato la sua tristezza – “La sua musica è stata un’ispirazione per tanti” – mentre sindaco di Londra Boris Johnson ha scritto: “Nessuno, nella nostra epoca, ha meritato più di lui di essere chiamato genio”.

L’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, ha confessato alla BBC di essere un fan della prima ora del Duca Bianco. “Ricordo di avere iniziato ad ascoltare le sue canzoni alla fine degli anni anni ’70 molto assaporando l’impatto che avevano – ha detto Welby – Era una persona straordinaria.”

Anche il presidente del pontificio consiglio della Cultura, il cardinale Gianfranco Ravasi, rende omaggio a David Bowie, scomparso la notte scorsa all’età di 69 anni. Sul suo account di Twitter, il cardinal Ravasi omaggia il Duca bianco riportando i celebri versi di Space Oddity: “Ground Control to Major Tom Commencing countdown, engines on Check ignition and may God’s love be with you (David Bowie)”.

Il comico Ricky Gervais, che convinse Bowie ad apparire nel suo show televisivo, “Extras”, ha scritto su Twitter: “Ho appena perso un eroe: Rip David Bowie.” Anche il rocker britannico Billy Idol ha raccontato la sua tristezza su Twitter. Per il premier britannico, David Cameron, la morte di Bowie è “una perdita enorme.” Cameron ha definito il cantante “un maestro di reinvenzione” e un “genio del pop”.

David Robert Jones – questo il vero nome di David BHowie – nasce a Londra l’8 gennaio del 1947. Il suo primo singolo, Can’t help thinking about me, viene pubblicato il 14 gennaio del ’66 a nome di David Bowie e The Lower Third. Sette anni dopo è già un mito giovanile, il fondatore del “glam rock”, padre putativo di buona parte della generazione del rock inglese. Nel 1973, con uno straordinario concerto all’Hammersmith Odeon di Londra, insieme agli Spiders From Mars, Bowie annuncia la fine di Ziggy Stardust, l’alieno dalla rivoluzionaria ambiguità sessuale che era stato la sua prima incarnazione e il passaporto per il successo.

Nel 1967 un incontro cruciale per la sua carriera, quello con Lindsay Kemp. Dall’artista apprende i segreti della teatralità, della mimica, dell’uso del corpo, elementi fondamentali della sua personalità artistica che si affermerà attraverso le sue tante “personalità”, da Ziggy Stardust al Duca Bianco, la figura che schiuderà le porte della new wave. Nei panni di questi due personaggi incide album leggendari come Space Oddity, The Man who sold the world, The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars. All’inizio degli anni Ottante è un mito. Uno dei pochi artisti in grado di conciliare rock e teatro, pop e avanguardia, ambiguità sessuale e arti visive, trasgressione e letteratura. Conta su solidi legami che vanno dal rock’n’roll stardom a Warhol e William Burroughs.

Dopo Station to station e The Thin White Duke, Bowie lascia Los Angeles e si trasferisce a Berlino. Con la collaborazione di Brian Eno registra tre degli album più importanti della sua carriera, Low, Heroes e Lodger. Nella capitale tedesca riesce a liberarsi dalla cocaina e inaugura gli anni Ottanta con una nuova, clamorosa svolta stilistica che gli frutterà il più grande successo commerciale della sua discografia, Let’s Dance, un raffinato viaggio attraverso il rock’n’roll, il funky, la dance più elegante. E’ il periodo più commerciale di Bowie che spiazza ancora una volta i fan formando i Thin Machine, un quartetto chitarra, basso, batteria che suona un rock durissimo, disastroso dal punto di vista del mercato.

Bowie resta uno dei protagonisti assoluti della scena mondiale. Dal 1997 viene anche quotato in Borsa, grazie all’emissione dei Bowie Bonds effettuata offrendo a garanzia le royalties ricevute per i dischi venduti fino al 1993 (circa un milione di copie l’anno). Da questa operazione pare che abbia ricavato più di 40 milioni di euro. Nel 2007 ha ricevuto il Grammy alla carriera.

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