IL PACCHETTO DI NORME

Data act, ecco il piano dell’Europa: portabilità dei dati e cloud “switch”

Condivisione e interoperabilità i pilastri per consentire il controllo in capo agli utenti e permettere il cambio di provider. Margrethe Vestager: “Accesso privilegiato alle Pmi, gatekeeper fuori dal perimetro di applicazione”

Pubblicato il 23 Feb 2022

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La Commissione europea ha adottato la proposta per il Data act, un pacchetto normativo che apre il mercato dei dati digitali sottraendone il controllo alle Big tech e dando maggiore controllo ai consumatori e più opportunità alle piccole imprese. Ciò verrà ottenuto grazie ai principi della portabilità, dell’interoperabilità e della condivisione dei dati. Il Data act “dà certezza legale” chiarendo chi può accedere ai dati degli europei e a quali condizioni e “mira a rimuovere gli ostacoli alla condivisione dei dati”, ha affermato il vice-presidente esecutivo della Commissione europea, Margrethe Vestager.

Per questo il pacchetto esclude le aziende che ricadono sotto la classificazione dei gatekeeper del Digital markets act (colossi come Google, Facebook, Amazon e Apple) e cercherà di rendere più competitivo il mercato della Internet of things dove, come rilevato da un’indagine dell’Antitrust Ue, esiste ancora una concentrazione tra grandi provider.

Il Data act riguarda, infatti, i dati generati dai dispositivi connessi (swartphone, smartwatch, auto connesse, elettrodomestici intelligenti, termostati smart….) abbracciando sia gli utenti consumer che aziendali. Il Data act comprende le offerte di servizi cloud, per i quali prevede la possibilità di passare da un provider all’altro in tutta semplicità grazie alla portabilità dei dati.

La portabilità dei dati

“I dispositivi connessi generano un’enorme quantità di dati in quella che chiamiamo Internet delle cose” o IoT , ha affermato Vestager. “Molti di questi dati non sono dati personali e la maggior parte di essi è attualmente inutilizzata. Se utilizzati, tali dati possono fornire una moltitudine di possibilità per nuovi prodotti, nuovi servizi o possono favorire la ricerca. Ma affinché ciò avvenga, dobbiamo definire chi ha il controllo su tali dati e chi può utilizzarli e per quale scopo”.

La strategia di Bruxelles sui dati ruota intorno all’uso produttivo dei dati stessi, a vantaggio delle aziende e della società. Per esempio, la transizione verde può avvenire solo se diventiamo più efficienti dal punto di vista energetico grazie all’analisi dei dati raccolti dai sensori. Di qui la necessità di “aprire i dati” per “garantire una maggiore equità nella redistribuzione del valore creato dai dati”.

La parte principale della normativa riguarda la condivisione dei dati B2C e B2B. Oggi “è principalmente il produttore dei prodotti come smartphone, smartwatch e auto connesse che detiene e utilizza i dati. Per dare potere ai consumatori l’Ue vuole cambiare questo tramite la portabilità dei dati”, afferma Vestager.

I consumatori avranno il diritto di accedere a tutti questi dati, gratuitamente e in tempo reale. Avremo anche il diritto di obbligare il produttore a condividere questi dati con una società terza: un’azienda che scegliamo o che ha scelto di fornirci servizi aggiuntivi, come la manutenzione o la riparazione.

Il Cloud switching

Altro elemento del Data act è la possibilità di cambiare facilmente fornitore di un servizio cloud.

“Abbiamo esaminato le difficoltà che i clienti privati ​​e pubblici devono affrontare quando desiderano spostare i propri dati da un provider di servizi cloud a un altro”, afferma Vestager. “Il Data act mira a rimuovere gli ostacoli commerciali, tecnici e contrattuali che impediscono ancora ai clienti di passare da un servizio cloud all’altro”. Anche questo consentirà “una maggiore concorrenza in un’area che è sempre più importante sia per gli utenti aziendali che per i governi”.

Condivisione dei dati coi governi

Il Data act individua anche circostanze eccezionali in cui le autorità pubbliche possono ottenere dati da società private. La pandemia ci ha mostrato che ci sono situazioni in cui le aziende dispongono di dati critici nelle emergenze pubbliche, dati che consentirebbero alle autorità pubbliche di rispondere rapidamente alle crisi. Il Data act chiarisce quando tale condivisione dei dati potrebbe essere giustificata e quando potrebbe essere necessaria.

La condivisione dei dati è spesso impossibile per motivi tecnici, ovvero per mancanza di interoperabilità, ha proseguito Vestager. Per esempio, potrebbero i formati per i dati o metadati potrebbero non essere standardizzati. Il Data act prevede un meccanismo per identificare e affrontare efficacemente questi ostacoli tecnici.

Accesso privilegiato ai dati per le Pmi

La vice presidente esecutiva della Commissione europea ha sottolineato che “le Pmi sono le principali beneficiarie di queste norme”, visto che il mercato dei dati si apre dai big verso i piccoli operatori. Infatti, “le Pmi avranno accesso privilegiato ai dati, perché i provvedimenti del Data act non saranno applicabili alle società gatekeeper, quelle che saranno designate ai sensi del Digital markets act. Riceveranno anche i dati a condizioni ragionevoli, poiché il prezzo che devono pagare è limitato ai costi diretti sostenuti dal produttore”, ha chiarito Vestager.

Al tempo stesso vengono ridotti al minimo i possibili costi di compliance per le Pmi. Le piccole e micro imprese sono esentate dagli obblighi di condivisione dei dati e dagli obblighi di condivisione dei dati con gli enti pubblici.

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