“A Milano dobbiamo triplicare la potenza elettrica per far fronte ai data center che stanno arrivando“. Parola di Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A. In città, ha spiegato il manager – intervenuto all’evento all’Università Bocconi per i 40 anni del settimanale economico Affari & Finanza di Repubblica – il picco di potenza arriva a 1.7 giga, mentre “con i datacenter che hanno fatto domanda di installarsi a Milano dobbiamo arrivare a 4 giga“. Si tratta di una delle conseguenze dello sviluppo dell’intelligenza artificiale: basti considerare che una piattaforma come “ChatGpt consuma tre volte l’energia che consuma Google per fornire la stessa risposta”, ha rimarcato Mazzoncini.
Sfruttare la presenza dei data center per costruire sistemi di teleriscaldamento
In quella che è una prospettiva decisamente allarmante c’è almeno un elemento positivo. I data center infatti “consumano una marea di energia elettrica ma ne producono tantissima termica perché i computer che elaborano le informazioni generano calore”, che potrebbe essere riutilizzato per il riscaldamento domestico.
Secondo Mazzoncini il teleriscaldamento diventa interessantissimo nel momento in cui lo si fa “nella versione che noi chiamiamo 4.0. Per riuscire a ridurre il tema del ritardo temporale, i data center devono stare vicini ai dispositivi da cui partono le richieste, quindi saranno installati in città. Questa”, ha aggiunto il numero di A2A, “è un’epoca in cui non si può sprecare nulla, nemmeno il calore che viene dissipato da un computer”. Perciò, ha rivelato Mazzoncini, A2A sta “chiudendo accordi con tutti i data center che stanno arrivando a Milano per prendere il calore, immetterlo nella rete di teleriscaldamento e sviluppare teleriscaldamento decarbonizzato. Con il calore di scarto, per ogni datacenter che arriva, a seconda delle dimensioni, contiamo di avere da 3-4mila e 15mila famiglie che si riscaldano. Oggi per arrivare a un’autonomia energetica abbiamo bisogno di usare tutte le tecnologie a disposizione, e affidarci al teleriscaldamento, una tecnologia che in Italia è poco sviluppata, mentre nel Centro-Nord Europa lo è molto di più”.
Energia sostenibile: i nodi della concorrenza e delle aggregazioni
D’altra parte, la sfida della sostenibilità è ben lungi dall’essere vinta, e occorre un approccio di sistema. “Il Pnrr si è mostrato flessibile in tutto tranne che nel togliere l’idroelettrico dalla concorrenza. È necessario farlo perché le concessioni scadono nel 2029 e nessuno farà investimenti fino a quando non verranno riassegnate”, ha rimarcato Mazzoncini. “Non ce lo possiamo permettere e non ci possiamo permettere che società straniere vengano a gestire i nostri impianti idroelettrici senza reciprocità“.
Anche le istituzioni, in questo senso, possono e devono fare la loro parte. “Se A2A individuasse opzioni di crescita per il bene dell’azienda stessa e del Paese e quindi di integrazione, io non sarei contrario a una diluizione della nostra quota”, ha affermato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Palazzo Marino detiene il 25% più una azione della società guidata da Renato Mazzoncini. “Questo”, ha aggiunto, “vale per A2A, ma potrebbe valere per Sea e per tutti. Credo che Milano abbia anche una responsabilità verso il Paese e quindi in caso di progetti industriali significativi, perché no. Si parla sempre di aggregazioni, integrazioni, crescita come fanno altri Paesi che sono in grado di consolidare, da noi non si può mai fare. Ecco io non voglio appartenere alla categoria di quelli che per avere il controllo totale di una società vietano questo tipo di integrazione”.