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Data center, a Roma e Milano i nuovi data center di Aruba e ServiceNow



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Aruba tiene a battesimo il primo dei cinque hyper cloud data center al Tecnopolo Tiburtino. Doppio investimento per ServiceNow che punta sulle due principali città italiane. In Trentino-Alto Adige presentato il progetto del primo data center in Europa all’interno di una miniera attiva

Pubblicato il 2 ott 2024




Accelera il processo di infrastrutturazione dei data center italiani. Nel giro di poche ore sono stati infatti presentati i progetti di Aruba, ServiceNow e Trentino DataMine, che arricchiscono l’offerta di server farm dalle Dolomiti alla Capitale, passando per la tappa obbligata di Milano.

Il nuovo campus romano di Aruba

Aruba, tanto per cominciare, ha ufficialmente inaugurato l’Hyper Cloud Data Center, il nuovo data center campus di Roma. Situato nell’area del Tecnopolo Tiburtino, che è già sede di oltre 150 aziende innovative, il campus si estende su un’area di 74mila m², con 52.000 m² di superficie destinata ai data center, di cui oltre 30.000 m² dedicati alle sale dati. A pieno regime, comprenderà cinque data center indipendenti per un totale di 30 MW di potenza IT, erogati con un livello di ridondanza 2N o superiore. È ufficialmente attivo il primo data center del campus, mentre il secondo è già in via di completamento e sarà attivato entro la prima metà del 2025.

Per realizzare l’intero campus sono stati previsti oltre 300 milioni di euro di investimenti. La nuova infrastruttura si aggiunge al network di data center di proprietà del gruppo Aruba, che comprende il Global Cloud Data Center di Ponte San Pietro (Bg) e i due data center di Arezzo.

Progettato e costruito internamente dal team di esperti di Aruba, l’Hyper Cloud Data Center offre soluzioni personalizzate di Colocation ad altissima efficienza, dalle porzioni di rack ad intere sale dedicate, fino a private cage e cross connections. Non solo, attraverso il data center di Roma vengono erogati anche i servizi di Aruba Enterprise, tra cui quelli Trust, Cloud e Managed, garantendo continuità operativa e soluzioni di Disaster Recovery e Business Continuity.

La certificazione Ansi/Tia-942-C Rating 4 Constructed Facility già ottenuta da questo Data Center, ne rappresenta uno dei principali punti distintivi. Rilasciato da Epi, tra i principali provider mondiali di data center training, tale riconoscimento assicura, a seguito di rigorosi controlli, il pieno rispetto della norma non solo in termini di design e progettazione, ma anche di conformità di quanto effettivamente costruito.

A ciò si aggiunge l’approccio “green-by-design“: l’efficientamento massimo degli asset infrastrutturali, studiato fin dalla prima fase di progettazione di ogni data center, è accompagnata dall’impegno a garantire la massima affidabilità, sicurezza e prestazioni. In questo senso, grazie alla presenza di impianti fotovoltaici e a sistemi di raffreddamento ad alta efficienza (free-cooling), il campus rappresenta un innovativo esempio di data center efficiente.

“Con l’attivazione dell’Hyper Cloud Data Center di Roma, possiamo aumentare significativamente la capacità di spazio e potenza a disposizione dei nostri clienti, rispondendo alla rapida crescita dei consumi prevista dallo sviluppo del cloud e di tecnologie come l’intelligenza artificiale. La scelta della capitale come sede del Campus non solo rafforza la copertura geografica del nostro network, ma sostiene anche il ruolo di Roma come hub strategico a livello nazionale, bilanciando la concentrazione nell’area di Milano”, spiega Stefano Cecconi, amministratore delegato di Aruba.

ServiceNow, crescono gli investimenti nella Penisola

Anche ServiceNow aumenta gli investimenti dedicati alle infrastrutture data center in tutta l’area Emea e presenta due nuovi data center a Milano e Roma. Il progetto, si legge in una nota, “mira a soddisfare la crescente domanda nella regione e contribuisce ad aumentare l’agilità dei clienti, ne migliora la produttività e permette loro di lavorare meglio, grazie a una infrastruttura altamente innovativa”. I data center saranno a disposizione dei clienti ServiceNow alla fine di ottobre.

“Grazie alla nostra piattaforma AI e alla maggiore capacità cloud che offriamo con due nuovi data center, siamo in grado di supportare ancora di più il rapido ritmo di trasformazione che sta vivendo l’economia italiana e ne siamo entusiasti”, afferma Filippo Giannelli, avp Italy and Israel di ServiceNow. “Il cloud italiano di ServiceNow faciliterà ulteriormente la transizione digitale delle aziende e migliorerà la competitività del nostro crescente ecosistema di partner e clienti, sia nel settore pubblico sia privato”.

L’apertura dei due data center a Milano e Roma continuerà a supportare la business transformation in tutti i settori, espandendo la capacità del servizio cloud di ServiceNow in Europa, Medio Oriente e Africa per tutti quei i clienti e partner che hanno sede in Italia o attività nell’intera regione.

In Trentino nasce il data center incastonato in una montagna

È stato infine presentato ufficialmente Intacture, il progetto del primo e unico data center a nascere in Europa all’interno di una miniera attiva, incastonata in una montagna della Val di Non, a 40 km a nord di Trento.

Con un impegno finanziario complessivo di 50,2 milioni di euro – 18,4 da fondi Pnrr e circa 31,8 da risorse private – l’innovativa infrastruttura è in corso di realizzazione all’interno della miniera di dolomia dell’azienda Tassullo, che qui svolge le sue principali attività estrattive: un ambiente naturale che offre condizioni ottimali in termini di protezione da inquinamento elettromagnetico, sicurezza dei dati, risparmio energetico e di suolo, sostenibilità.

Il progetto nasce con l’obiettivo di realizzare non solo un’infrastruttura digitale di ultima generazione integrata nel territorio e a ridotta impronta ambientale, ma anche di sviluppare un polo di innovazione, dove ricerca e sviluppo si intrecceranno su campi di applicazione strategici come scienze della vita, intelligenza artificiale, transizione energetica e cybersecurity. L’avvio dell’attività del data center è previsto per il 2026, mentre sono già in stato di avanzamento i lavori edili e infrastrutturali.

Protagonista di questa sfida architetturale, ingegneristica, ambientale e tecnologica è Trentino DataMine, società espressione del partenariato pubblico-privato costituito dall’Università degli Studi di Trento – soggetto attuatore e guida scientifica del progetto – e un raggruppamento di imprese, selezionato tramite gara pubblica, che portano il valore delle rispettive competenze: l’impresa edile e promotore Covi Costruzioni, l’acceleratore di tecnologia e business Dedagroup (Deda), il Gruppo Gpi specializzato in digitalizzazione in ambito sanitario e Isa-Istituto Atesino di Sviluppo. Il progetto del data center è a cura di In-Site, società di ingegneria integrata specializzata nella realizzazione di infrastrutture tecnologiche complesse.

“Con questo progetto diventiamo oggi un punto di riferimento europeo nella ricerca e sviluppo, contribuendo alla creazione di uno dei pochi poli di innovazione digitale green a livello globale”, commenta il rettore dell’Università di Trento, Flavio Deflorian. “Come ateneo, alla base del nostro lavoro c’è sempre una filosofia orientata al futuro, che pone i giovani e le nuove generazioni al centro del cambiamento. Credo che l’innovazione sostenibile sia una delle chiavi per costruire un domani migliore, e ciò che realizzeremo insieme e gestiremo nel partenariato pubblico-privato è rivolto a creare soluzioni che abbiano un impatto positivo sull’ambiente e sulla società, oggi e per il futuro”

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