L’exploit dei data center in Italia sta facendo impennare la domanda di energia elettrica nella Penisola. È in corso un vero e proprio boom di richieste di connessione dovuto in particolare alla diffusione del cloud computing e alle applicazioni basate sull’intelligenza artificiale.
A dirlo è Terna, secondo i cui dati la domanda nazionale per questo tipo di strutture oggi segna 40 gigawatt, più di 40 volte quella registrata nel 2021.
L’85% delle richieste è concentrato nel Nord Italia, in particolare in Lombardia. Alle spalle della Lombardia, ci sono il Piemonte, con 8,66 GW, e la Puglia (4,41 GW). In base ai dati elaborati dal gruppo guidato da Giuseppina Di Foggia, riportati dal Sole24Ore, circa l’84% di domande è arrivato dal real estate, mentre oltre il 10% delle istanze da operatori delle telecomunicazioni che già gestiscono data center. Si tratta di un dato molto significativo che, come ha avuto modo di ribadire la numero uno di Terna qualche giorno fa, presentando il nuovo piano di sviluppo del gruppo, testimonia l’elevato gradimento degli investitori di queste infrastrutture per la qualità e la stabilità del servizio offerto dal gestore italiano pur in un contesto di prezzi dell’energia più alti rispetto al resto d’Europa.
Le sfide per il nuovo piano di sviluppo
Il nuovo piano di sviluppo della società delle reti ad alta tensione prevede 23 miliardi di investimenti in dieci anni con spese prevalentemente per l’adeguamento dell’infrastruttura ai cambiamenti tecnologici in atto: dalla transizione verso le rinnovabili alla crescita di energia richiesta dagli hub informatici (+160% al 2030).
Una fetta di queste richieste (700 MW) è già stata autorizzata ed è in via di realizzazione e un’altra tranche (pari a 7.500 MW) è attualmente in fase autorizzativa e presenta già un piano tecnico delle opere.
Con l’aumento delle istanze per lo sviluppo di data center di grandi dimensioni (quelli collegati alle applicazioni costruite sull’intelligenza artificiale), che si aggirano attorno ai 500-600 MW per impianto e che assorbono più o meno quanto una grande città italiana, ci sono ulteriori sfide da affrontare: il primo aspetto da risolvere è quello autorizzativo, perché al momento non c’è omogeneità su chi deve autorizzare questo tipo di infrastrutture. Manca ancora, infatti, una disciplina unitaria sul tema sebbene alla Camera siano attualmente in discussione diverse proposte di legge che delegano l’esecutivo a normare il settore. Per i data center, infatti, sono previsti attualmente procedimenti prevalentemente di tipo comunale o provinciale con tempistiche diverse, mentre le nuove opere che si integrano nella rete di trasmissione nazionale seguono un iter autorizzativo ministeriale.
L’altro nodo, poi, è rappresentato dalle infrastrutture di rete poiché, man mano che aumentano le dimensioni dei data center, crescono le richieste di collegamento in altissima tensione (380 kilovolt) e questo richiede una pianificazione attenta (che indichi anche eventuali rinforzi della rete se necessari), ma anche una stretta collaborazione tra le parti per evitare, come accaduto con le rinnovabili, una congestione virtuale della rete.