Molta teoria e poca pratica nei processi di consolidamento dei data
center di nuova generazione. Potrebbe sintetizzarsi così la
conclusione di una ricerca condotta da Quocirca per Oracle sul Next
Generation Data Centre Index – ovvero l’indice che spiega il
livello di diffusione di server innovativi – in Europa e Usa.
In vetta alla classifica Germania e Svizzera, con un Next
Generation Data Centre Index (Ngdi) pari a 6,09, seguite da
Scandinavia (5,95) e Benelux (5,64).
Oltre ad aver conquistato le prime posizioni nell'Ngdi,
Germania, Svizzera e Paesi scandinavi si sono posizionati in testa
anche nei sotto-indici relativi a Sostenibilità e Supporto al
business. Seguono a distanza Spagna e Portogallo (4,73), quindi
l'Italia (4,50) e il Medio Oriente (4,41).
L'Europa segue gli Stati Uniti, con punteggi rispettivamente di
5,32 e 5,79. I sotto-indici mostrano come l'aspetto della
flessibilità venga preferito a quello della Sostenibilità: il
primo indice si assesta infatti su un valore pari a 5,34, mentre il
secondo registra un punteggio di 5,15.
Telecomunicazioni, Utility e Servizi Finanziari sono i settori che
hanno registrato i massimi punteggi generali (rispettivamente 6,55,
5,91 e 5,80), mentre Media, Pubblica Amministrazione e, a sorpresa,
il settore Retail hanno registrato le cifre più basse (4,78, 4,44
e 4,43).
Quasi un quarto (22%) delle imprese europee e statunitensi non ha
ancora registrato progressi in direzione del consolidamento.
La virtualizzazione risulta essere ancora poco utilizzata, con un
limitato 15% di imprese che a oggi ha adottato questa tecnologia a
supporto delle proprie risorse di runtime.
Oltre il 50% degli intervistati ha affermato di dover implementare
un nuovo data center entro i prossimi due anni, mentre il 7% circa
ne ha già necessità. Un quinto delle imprese ha riferito di
disporre di poche tecnologie a supporto della gestione dei sistemi;
un altro 20% li gestisce sulla base delle singole applicazioni, e
quasi un quarto (24%) sulla base dei singoli sistemi operativi.
Ciò che preoccupa la limitata percentuale dell'11% che si dice
invece impegnata in un controllo proattivo dell'uso dei data
center al fine di comprendere appieno le modalità di consumo
dell'energia.
Trova invece ampio sostegno l'aspetto delle Sostenibilità: la
metà circa (44%) delle imprese interpellate dispone infatti di una
strategia a riguardo, pur mancando però dei piani atti a
supportarla.
“Questa ricerca rivela come la metà dei partecipanti
implementerà nuove strutture di data center entro i prossimi due
anni – come risorsa interna, attraverso strutture esterne, ad
esempio in co-location, o tramite l'impiego di servizi
cloud-based – spiega Clive Longbottom, Research director di
Quocirca.
“Secondo quanto dichiarato dagli intervistati, la ragione
primaria riguarda il consolidamento delle risorse IT, subito
seguito dal supporto alle attività di business. Gli investimenti a
favore dei data center si rivelano considerevoli e devono essere
ponderati nel lungo termine da un punto di vista business. È
fondamentale che queste imprese si assicurino che la nuova
generazione dei loro data center non solo risponda alle necessità
contingenti, ma che garantisca anche e soprattutto la flessibilità
richiesta per supportare nel lungo termine le attività basate
sulla piattaforma IT”.
Per quanto riguarda l’Italia, nel dettaglio, occupa l’ottava
posizione generale nell'Oracle Ngd Index e in ciascuno dei tre
sotto-indici relativi alle categorie Flessibilità, Sostenibilità,
Supporto al business.
“Emerge una problematica generalizzata costituita da valori bassi
e da una scarsa propensione al cambiamento- spiega il report –
Nonostante l'adozione di soluzioni mirate possa influire
positivamente in maniera significativa, i vendor dovranno sostenere
uno sforzo non indifferente per riuscire a sensibilizzare i mercati
rispetto a questo bisogno di cambiamento”.
Il 61% delle imprese conferma in ogni caso la necessità di
implementare una nuova struttura data center entro i prossimi due
anni, dimostrando una certa consapevolezza dell’esigenza di una
svolta. Il 34% ammette invece forti limiti sul fronte della
gestione dei sistemi. La virtualizzazione server è sotto al 10%
nel 39% delle imprese intervistate.