L'INTERVISTA

Data economy, Panetta: “I dati più che il nuovo petrolio sono l’aria per sopravvivere”

All’indomani della maxi multa ad Amazon l’avvocato, fra i massimi esperti di diritto delle nuove tecnologie, fa il punto sugli scenari che si vanno prefigurando. “È ormai chiaro a tutti che le autorità antitrust e della privacy sono e saranno sempre più in prima linea nella tutela del mercato e dei consumatori”. La monetizzazione delle informazioni? “Non è più un tabu. Ma non deve crearsi un’area economica a doppia velocità. Sarebbe un peccato imperdonabile”

Pubblicato il 10 Dic 2021

rocco panetta

Difficile dire se la quantificazione della sanzione sia adeguata o meno, così come non spetta a noi esprimere giudizi sulla correttezza dell’impianto accusatorio, ma sembra evidente che le autorità iniziano non solo ad interessarsi agli abusi di posizione dominante in un determinato ambito, ma siano interessate a comprendere ed arginare il comportamento di chi, godendo di un vantaggio competitivo in termine di dati posseduti, possa agevolmente passare dalla posizione dominante in un determinato settore in quella di un altro”. All’indomani della multa da oltre 1 miliardo ad Amazon da parte dell’Antitrust italiano l’avvocato Rocco Panetta – tra i massimi esperti a livello nazionale e internazionale di diritto delle nuove tecnologie e avvocato della data economy, nonché membro del Cda e Country Leader di Iapp – International Association of Privacy Professionals –fa il punto con CorCom sugli scenari che si vanno prefigurando. “È ormai chiaro a tutti che le autorità antitrust e della privacy sono e saranno sempre più in prima linea nella tutela del mercato e dei consumatori- evidenzia Panetta -. La capacità di gestire e valorizzare miliardi di dati personali e su quelli far crescere un business è la strada da perseguire, pur rimanendo nel solco di regole non semplici e che spaziano dalla tutela di diritti fondamentali alla libertà di impresa”.

Avvocato Panetta, a proposito di regole, sta per essere approvato presto il Data Governance Act. Cosa dobbiamo aspettarci?

L’Europa sta ponendo le basi per una data economy di secondo livello e sta aggiornando le norme che regolano la vita cosiddetta onlife, per usare la definizione coniata dal filosofo Luciano Floridi, dato che non è più considerabile infatti pensare a online e offline come due mondi separati.

I dati non sono più tanto il nuovo petrolio, quanto aria per aziende e pubbliche amministrazioni, essenziale per sopravvivere. Il fatto che in un solo anno il testo sia ormai al voto finale dà la misura della sua importanza.  Con questo testo l’Europa vuole facilitare lo scambio di informazioni personali tra pubblico e privato dove la diffidenza è alta quando si tratta di condividere informazioni che possono essere dati personali o segreti industriali. Per farlo si ricorrerà a dei data hub che vigileranno sullo scambio di dati garantendo il rispetto delle norme. Questo dovrebbe essere uno dei punti cruciali della nuova regolazione.

Anche i dati personali diventeranno dunque moneta di scambio?

Tutt’altro. Qui il terreno resta incerto, impervio e a tratti scivoloso. Il dato ha indubbiamente un valore economico ma quando è dato personale non deve essere confuso con un bene fungibile. La tutela dei dati personali resta un diritto fondamentale che nella sua forma aggregata può fornire informazioni utili allo sviluppo di nuovi business. Per questo sono previste forti garanzie di controllo delle autorità pubbliche quando si tratta di dati personali. Il Dga si propone come nuovo standard ispirandosi all’impianto del Gdpr e prevedendo una forte tutela della protezione dei dati personali attraverso un processo di anonimizzazione degli stessi prima del loro scambio. Tutto molto facile a dirsi, ma complesso a concepirsi e a farsi. Va da sé, tuttavia, che l’uso dei dati come scambio per ricevere servizi nell’ecosistema digitale non è più un tabu. La stessa UE ha approvato una direttiva che mira a facilitare in ambiti limitati e circoscritti proprio il ricorso a tale forma di obbligazione contrattuale. È importante che il legislatore ed i regolatori nazionali si muovano in sincrono con quelli dell’Unione Europea e che non si crei una area economica europea a più velocità rispetto al mercato unico digitale. Sarebbe questo un peccato imperdonabile.

In questo mandato la Commissione Europea sta puntando molto sul digitale. 

L’Europa, in attesa di avere i suoi unicorni da far correre nella competizione con Usa e Cina, prepara il terreno per nuove regole che si spera saranno largamente condivise anche oltre i confini del vecchio continente, un po’ come è avvenuto sinora con il Gdpr.

L’AI Act per regolare l’adozione di sistemi di intelligenza artificiale sta procedendo il suo iter che stiamo seguendo da vicino dalla nostra sede di Bruxelles. Il Consiglio ha da poco presentato le sue proposte di modifica mentre il parlamento europeo ha solo ora eletto i suoi relatori e inizierà dunque a breve i lavori sugli emendamenti. Si tratta chiaramente di un testo fondamentale per lo sviluppo economico europeo dei prossimi anni ed è già osservato con interesse in tutto il mondo. Sicuramente si tratterà di una nuova sfida per i Dpo di ogni settore, sia nel pubblico che nel privato. Lo stesso vale per il Digital Services Act, che aggiornerà le datate regole sulla responsabilità delle piattaforme, e il Digital Markets Act, che introdurrà nuove regole per garantire una giusta competizione tra tutti gli attori del mercato, superando il criterio della tutela dei consumatori come unico focus e prevedendo maggiori tutele anche per le aziende che vendono online. Tutte queste norme, che hanno una portata rivoluzionaria, stanno procedendo nel loro iter legislativo a passo spedito, segno di una volontà comune di introdurre nuove regole per gestire il cambiamento in atto.

Ma intanto occhio che i controlli vanno avanti e tra Autorità garanti e Nucleo Speciale della GdF possono mettere piuttosto sotto scacco anche le migliori e più affidabili realtà economiche del Paese.

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