IL PROGETTO

Data tracing, scende in campo (anche) l’Europa

Il team di ricerca del Pan-European Privacy Preserving Proximity Tracing svilupperà app per monitorare i contagi e contenere i futuri focolai. Si parte il 7 aprile. Al lavoro 130 ricercatori di otto Paesi

Pubblicato il 02 Apr 2020

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Una iniziativa europea per creare delle app che combattano il coronavirus nel rispetto del Gdpr. Al lavoro 130 scienziati ed esperti di otto Paesi europei, con l’obiettivo di sviluppare le applicazioni nazionali di tracciamento dei contatti che permetteranno di lottare contro la diffusione dei futuri focolai di coronavirus, una volta che le curve di diffusione della pandemia si saranno appiattite e saranno state ridotte le misure di di blocco nazionali.

I 130 esperti e ricercatori sono convinti che, grazie alle app sviluppate all’interno della iniziativa Pan-European Privacy Preserving Proximity Tracing, sarà possibile aiutare le autorità sanitarie dei vari paesi a reagire rapidamente nel caso di una ripartenza dell’epidemia di coronavirus. Le app proposte dagli esperti funzioneranno utilizzando il bluetooth dei telefoni e registreranno quando uno smartphone si trova vicino ad un altro apparecchio con l’app installata. In questo modo, se una persona dovesse risultare positiva al test per il virus, diventerà più facile e veloce identificare tutti quelli con cui è venuta in contatto.

L’utilizzo di una soluzione di questo genere, secondo gli esperti, permetterà di localizzare e tracciare in maniera più accurata le persone a rischio e quindi permetterà di ridurre le misure di contenimento che stanno creando problemi alle attività economiche di vari paesi europei, inclusa l’Italia.

Secondo Hans-Christian Boos, che ha fondato la startup tedesca Arago e fa parte della squadra di consiglieri sul digitale della cancelliera tedesca Angela Merkel, l’obiettivo del Pepp-Pt è quello di lanciare la piattaforma per il prossimo 7 aprile.

Dalla quarantena dove si trova adesso, per essere entrata in contatto con persone colpite dal coronavirus, la Merkel ha dichiarato che raccomanderebbe l’utilizzo di questa app nella misura in cui l’adozione sia volontaria e l’uso efficace. «La userei ovviamente anche io per aiutare le altre persone», ha detto la Merkel.

Il tracciamento dei contatti secondo gli esperti è una arma fondamentale per contrastare il virus. “Sappiamo tutti – ha detto Marcel Salathe, professore di epidemiologia digitale allo Swiss Federal Institute of Technology di Losanna – che non possiamo andare avanti ancora per molto con questo livello di quarantena, né come società né come economia”.

L’utilizzo del bluetooth per raccogliere le informazioni sui contatti di prossimità avverrebbe usando dati anonimizzati per rispetto del Gdpr: i contatti sarebbero registrati in modo sicuro solo sui telefoni, senza coinvolgere nessun server centrale, e i dati verrebbero cancellati automaticamente dopo due settimane. Le autorità sanitarie potrebbero accedere alle informazioni con una chiave riservata e solo in caso di contagio, per poter notificare le altre persone coinvolte.

Secondo uno studio del Big Data Institute dell’università di Oxford, perché questo tipo di misura sia efficace deve coinvolgere il 60% della popolazione. Chi non fosse in possesso di uno smartphone verrebbe dotato di un bracciale bluetooth. Il Fraunhofer Heinrich Hertz Institute sta già lavorando assieme a Vodafone e ad altri operatori per sviluppare la tecnologia che funzionerà su tutto il territorio europeo. Per risolvere i problemi di compatibilità nell’interconnessione tra apparecchi di marche diverse sono in corso le prime sperimentazioni con l’aiuto di volontari dell’esercito tedesco.

Il Pepp-Pt non è l’unico gruppo di esperti al lavoro. Infatti, un altro gruppo di startup tedesche sta studiando la realizzazione di un’altra app per il tracciamento dei contatti, con il nome di Healthy Together e con delle funzionalità simili.

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