DIRITTI DIGITALI

Datagate, 500 scrittori all’Onu: “La sorveglianza è un furto”

Le “grandi firme” della letteratura contemporanea, da Don De Lillo a Orhan Pamuk, si rivolgono all’Onu chiedendo la protezione dei diritti civili nell’era digitale: “Una società sotto sorveglianza non è più una democrazia”

Pubblicato il 10 Dic 2013

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“Una persona sotto sorveglianza non è più libera; una società sotto sorveglianza non è più una democrazia; per restare validi i nostri diritti democratici devono poter funzionare sia nello spazio reale sia nello spazio virtuale (…) La sorveglianza è un furto. I dati informatici non sono di pubblica proprietà, appartengono a noi. Quando vengono usati per prevedere il nostro comportamento, veniamo spogliati anche di un’altra cosa, più essenziale: il principio della liberà volontà, un principio cruciale per la libertà democratica”.

E’ una parte del testo dell’appello che 560 scrittori hanno indirizzato alle Nazioni Unite in coincidenza con la giornata mondiale dei diritti umani. Tra i firmatari ci sono anche cinque premi Nobel, e nomi “pesanti” della letteratura come Margaret Atwood, Don DeLillo, Orhan Pamuk, Günter Grass e Arundhati Roy, Martin Amis, Ian McEwan, Hanif Kureishi, Anna Funder. A darne notizia in prima pagina è il quotidiano britannico “Guardian”, che insieme a che ha rivelato insieme ad altre testate lo scandalo Datagate grazie ai documenti forniti dalla ‘talpa’ Edward Snowden, arriva nella Giornata Mondiale per i Diritti Umani. Tra gli italiani hanno messo il loro nome a servizio di questa compaiono Andrea Bajani, Dacia Maraini, Erri de Luca, Massimo Carlotto, Paolo Giordano e Sabine Gruber. All’Onu i firmatari chiedono di “riconoscere l’importanza fondamentale di proteggere i diritti civili nel mondo digitale e di adottare una legge internazionale sui diritti digitali”.

Soltano ieri i big della rete (Aol, Twitter, Yahoo!, Microsoft, Facebook, Google, Apple e LinkedIn), avevano sottoscritto un appello alla Casa Bianca e al Congresso Usa con la richiesta di riformare le norme sulla sorveglianza elettronica dopo lo scandalo datagate.

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