Le società tecnologiche statunitensi hanno raggiunto un accordo con l’amministrazione Obama per cui, in nome della trasparenza, potranno fornire al pubblico e ai loro clienti maggiori dettagli sulle ingiunzioni giudiziarie ricevute dalla Foreign Intelligence Surveillance Court, un tribunale segreto creato con il Foreign intelligence surveillance act (Fisa) incaricato di inoltrare alle companies le richieste di dati ricevute dalla National Security Agency (Nsa) a scopi di sorveglianza.
Finora infatti aziende come Google o Microsoft non potevano svelare nemmeno un numero approssimativo di ingiunzioni ricevute da questo tribunale. Potevano solo esplicitare la quota complessiva di richieste di ingiunzioni, lettere dall’Fbi e altro materiale di questo genere.
Adesso le company potranno liberamente svelare quanti ordini hanno ricevuto dalla Foreign Intelligence Surveillance Court in un determinato periodo. Apple ne ha immediatamente approfittato per svelare di aver ricevuto meno di 250 richieste relative alla sicurezza nazionale nei primi sei mesi del 2013, un numero che in precedenza non avrebbe mai potuto rivelare.
La questione era emersa lo scorso giugno, dopo che lo scoppio del Datagate, generato dalle rivelazioni del contractor Edward Snowden, aveva svelato al mondo i programmi di spionaggio della Nsa. Gli utenti a quel punto avevano chiesto alle compagnie hi-tech di poter avere maggiori dettagli sul loro rapporto con il governo americano.
A quel punto cinque aziende – Facebook, Google, LinkedIn , Microsoft e Yahoo – hanno chiesto al tribunale segreto il permesso di rendere pubblici questo tipo di dati e ieri sono state accontentate. La Apple aveva presentato un documento a supporto delle cinque società.
Intanto nuovi documenti segreti forniti da Snowden rivelano che a partire dal 2007 la Nsa e la sua controparte britannica, la Government communications headquarters (Gchq), hanno lavorato assieme per raccogliere e memorizzare i dati provenienti da decine di applicazioni per smartphone, tra cui il famoso gioco “Angry Birds“.
Tra gli strumenti informatici più preziosi per raccogliere dati, scrive il New york times, le agenzie di intelligence si servivano delle cosiddette “leaky app”, tra le quali “Angry Birds” appunto: applicazioni per telefonini che condividono quasi tutte le informazioni degli utenti, dai codici identificativi dei dispositivi a sesso, età, localizzazione geografica e altre informazioni personali.
In particolare le due agenzie di sicurezza avrebbero cercato di individuare la posizione fisica degli utenti tramite “Google maps”, cercato di copiare rubriche e tabulati telefonici, liste di amici e dati geografici incorporati nelle foto di chi invia un post.