Il New York Times prende le parti di Edward Snowden, la talpa del Datagate. In un editoriale non firmato – e quindi riconducibile alla posizione della direzione della testata – chiede che l’amministrazione Obama ne consenta il rientro negli Usa senza gravi conseguenze legali.
Il Nyt evidenzia che che se sette mesi fa il mondo ha conosciuto la pervasività dei programmi di spionaggio della Nsa, se si è innescata una proficua discussione sul rapporto tra sicurezza e privacy, se l’opinione pubblica mondiale ha scoperto “come l’agenzia governativa è andata oltre il suo mandato e ha abusato dei suoi poteri”, questo si deve alle rivelazioni di Snowden.
E sempre alla “talpa” si può addirittura ricondurre la riforma della Nsa promessa dal presidente Barack Obama. Per questo motivi, secondo il New York Times, Snowden “merita di meglio che una vita di esilio permanente, fuga e paura”.
“Ha commesso un reato, ma ha reso al suo paese un grande servizio – precisa il quotdiano – È tempo che gli Stati Uniti offranoa Snowden un accordo, un patteggiamento o una qualche forma di clemenza che gli permetta di ritornare a casa e affrontare una pena ridotta alla luce del suo ruolo di whistle-blower e avere la speranza di poter dedicare il resto della vita all’attivismo a tutela della privacy e di una maggiore supervisione delle attività di intelligence”.
Le accuse in capo a Snowden sono relative a due violazione dell’Espionage Act, la legge che regola la diffusione di informazioni governative riservate e di furto di documenti del governo, che possono portare a 20 anni di reclusione s enon addirittura al carcere a vita.
Barack Obama, ricorda il Nyt, ha sempre detto che Snowden dovrebbe tornare negli Stati Uniti e affrontare il processo, denunciando gli abusi avvalendosi della legge statunitense che protegge i “whistle-blower”. Ma il giornale ricorda che, però, quella legge si applica solo ai dipendenti pubblici e non ai dipendenti di ditte subappaltatrici, come nel caso di Snowden.
A difesa di Snowden il New York Times aggiunge anche altri argomenti, primo fra tutti il fatto che Snowden manifestò le sue preoccupazioni a due suoi superiori, senza però sortire conseguenze; il fatto che la Nsa abbia “abusato” del suo mandato, opinione oggi diffusa anche nella stessa amministrazione Obama. Inoltre si sottolinea il fatto che il capo dell’intelligence, James Clapper, ha mentito quando ha detto al Congresso che la Nsa non raccoglieva metadati sui cittadini americani. Infine, al momento, non ci sono prove dei presunti danni alla sicurezza degli Stati Uniti causati dalle rilevazioni di Snowden.
“Quando qualcuno rivela che il governo ha regolarmente e deliberatamente violato la legge- evidenzia il Nyt – quel qualcuno non dovrebbe temere di passare il resto della sua vita in prigione per decisione del medesimo governo”.
Al momento Snowden si trova in Russia grazie a un permesso di asilo temporaneo, se tornasse negli Stati Uniti sarebbe incriminato e processato.