L’effetto Snowden si abbatte su Twitter. In aumento del 40% nei primi sei mesi dell’anno le richieste di informazioni riservate sugli utenti avanzate al social di microblogging da parte dei governi mondiali. Lo rende noto Twitter stesso, che ha pubblicato il rapporto semestrale sulla trasparenza dei dati, precisando che il governo Usa ha avanzato 1,157 richieste di informazioni, vale a dire il 75% delle richieste complessive da parte dei governi nel periodo in questione.
Di norma, i governi chiedono a Twitter gli indirizzi email o IP connessi all’account Twitter degli utenti.
Un caso esempliare si è verificato in Francia a febbraio, quando una Corte ha ordinato a Twitter di trasmettere informazioni relative ad un account anonimo che pubblicava tweets antisemiti. All’inizio Twitter si è rifiutata di passare le informazioni richieste alla Francia, sostenendo che i dati erano conservati nei suoi server in California, fuori dalla giurisdizione di Parigi. Ma a giugno, dopo mesi di tira e molla, l’azienda ha ceduto, consegnando i dati richiesti al governo francese.
L’azienda denuncia chiaro e tondo che i tentativi di censurare i contenuti che circolano su Twitter sono aumentati in maniera esponenziale. “Nei primi sei mesi del 2013, siamo passati dal rifiutare le richieste di informazioni sui contenuti – che spaziano dalle dichiarazioni di odio alla diffamazione – in due paesi al diniego in sette paesi”, ha detto il responsabile della legal policy di Twitter Jeremy Kessel.
Il record di censure a Twitter è stato registrato in Brasile, dove i giudici a diverso titolo hanno ordinato la rimozione di 39 tweet diffamatori. L’Italia ha fatto 22 richieste di informazioni sui contenuti postati, ma nessuna domanda di rimozione, secondo il report.
Il report emesso da Twitter non prende in considerazione le richieste autorizzate negli Stati Uniti nell’ambito del Patriot Act, la legge emessa dopo l’11 settembre che impone alle aziende americane di comunicare tutte le informazioni e di trasmettere tutti i dati richiesti dal governo in nome della sicurezza nazionale.
Nel primo semestre dell’anno le autorità giapponesi, dove Twitter conta un’ampia base utenti, ci sono state 87 richieste di informazioni e 26 nel Regno Unito. La maggioranza delle richieste arriva sotto forma di citazioni in giudizio.
I report sulla trasparenza come quello pubblicato da Twitter sono stati fonte di forti polemiche negli ultimi mesi nella Silicon Valley, sulla scia delle rivelazioni di Edward Snowden, l’ex contractor della Cia che accusa le maggiori company americane, fra cui Microsoft, Google, Skype, Yahoo! e Facebook, di passare sistematicamente informazioni riservate sugli utenti alla Nsa (National security agency).
Le aziende Usa si difendono, limitando l’ampiezza delle accuse avanzate da Snowden, e chiedono al governo Usa di rendere di dominio pubblico il numero esatto di richieste di informazioni ricevuto dal governo in nome della sicurezza nazionale. L’obiettivo è dimostrare che le richieste di informazioni private è stata piuttosto limitata. I negoziati delle aziende, fra cui anche Twitter, con il governo Usa sono ancora in corso. Ma Micorsoft e Facebook hanno già diffuso a giugno alcuni dati approssimativi sul numero complessivo di utenti che sono stati oggetti di informative su richiesta dell’intelligence americana.