Dopo lo scandalo Datagate, la Germania alza la voce e si appella all’Ue per garantire la sicurezza e la privacy dei dati personali dei cittadini europei. Il ministro tedesco dell’Economia Philipp Roesler ha detto che l’Unione Europea dovrebbe realizzare una sua rete Internet chiusa e indipendente dai server made in Usa, per evitare il rischio di spionaggio industriale e violazioni della privacy da parte dei servizi segreti di paesi stranieri.
“Abbiamo bisogno di infrastrutture IT complementari e indipendenti dai server americani, sia in Germania sia nell’Ue”, ha detto Roesler in un’intervista pubblicata dal quotidiano tedesco Rheinische Post. Secondo il ministro del governo Merkel, è questa l’unica soluzione per garantire la sicurezza del trasporto e dello storage di dati sensibili nell’Ue. Il caso Prism, insomma, non smette di preoccupare la Germania, dopo lo scandalo deflagrato a giugno, in seguito alle rivelazioni di Edward Snowden, ex tecnico informatico della Cia, sul monitoraggio dei dati personali di cittadini europei da parte dell’intelligence americana.
Roesler invita l’Ue e la Germania ad affrancarsi dalla dipendenza di comuni cittadini e aziende da server gestiti da web company e operatori mobili negli Usa.
Pomo della discordia fra Ue e Usa il programma Prism, che i servizi di intelligence degli Stati Uniti hanno cercato di smentire, mentre i colossi del web, da Google a Facebook, si sono affrettati a chiarire di non aver mai fornito accesso indiscriminato ai loro dati alle agenzie governative Usa. Ma il caso rischia di gettare una pesante ombra sulle trattive tra Stati Uniti e Europa per gli scambi commerciali bilaterali: l’Ue non tollera l’intrusione delle autorità americane nei server delle internet companies che contengono i dati personali degli utenti.
Da anni l’Unione europea lotta per fa valere il diritto alla privacy dei suoi cittadini negli Stati Uniti. Gli accordi transatlantici sulla condivisione dei dati finanziari e di viaggio dei cittadini europei hanno richiesto anni di lavoro e l’Ue sta ora cercando di aggiornare la sua legge sulla privacy, vecchia di 20 anni, per rafforzare i diritti degli europei e proteggerli dai rischi connessi con la conservazione dei dati di cittadini e aziende sui server americani (anche in vista dell’adozione di servizi di cloud computing); preoccupa pure lo U.S. Patriot Act, divenuto legge dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, conferiendo alle agenzie di intelligence americane molti più poteri di controllo sui dati.