IL CASO

Datagate, schiaffo a Obama: il Senato boccia la riforma della Nsa

Respinto per soli due voti il Freedom Act che avrebbe limitato la capacità di raccolta di dati da parte della National Security Agency: le telefonate dei cittadini restano sotto controllo. Esultano i repubblicani

Pubblicato il 19 Nov 2014

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Dura sconfitta per Barack Obama al Senato dove è stato bloccato il cammino della riforma della National Security Agency, l’agenzia di intelligence finita al centro di uno scandalo globale dopo lo scandalo Datagate.

Il testo non è passato per soli due voti, avendo ottenuto 58 consensi invece dei 60 necessari per l’approvazione. L’amministrazione democratica con il Freedom Act intendeva mettere limiti alla capacità di raccolta di dati da parte della Nsa. Ma il voto di ieri mette a rischio la sopravvivenza stessa della riforma dal momento che sono le ultime settimane in cui i democratici hanno il controllo del Senato, dopo la vittoria elettorale repubblicana dello scorso 4 novembre.

Da gennaio infatti il Grand Old Party avrà il controllo dell’intero Congresso e si prevede quindi che sarà più difficile che la riforma possa essere approvata. Anche perché, sottolineano gli esperti, negli ultimi mesi vi è stato anche un cambiamento nell’opinione pubblica americana, con l’aumentare delle preoccupazioni e delle paure per un eventuale attacco terroristico provocate dall’ascesa dello Stato Islamico.

Patrick Leahy, il democratico che fino alla fine del mese guiderà la commissione Giustizia della Camera, che è uno dei firmatari della riforma, ha comunque affermato che non intende “rinunciare alla lotta” per farla approvare, non escludendo di poter tentare di nuovo un passaggio in aula nelle prossime settimane. Ma sono molti a Capitol Hill ad essere convinti che, almeno fino all’insediamento del nuovo Congresso, non ci siano speranze per la riforma della Nsa.

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