Via libera da parte dell’Aula del Senato al ddl sull’editoria. I sì sono stati 154, 36 i no e 46 gli astenuti. Il provvedimento, dopo le modifiche apportate da palazzo Madama, torna in terza lettura all’esame della Camera.
Il ddl sull’editoria che si basa su due cardini: l’istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione presso il ministero dello Sviluppo economico e la delega al governo per ridefinire la disciplina sui contributi pubblici, nonché sui prepensionamenti dei giornalisti e sul Consiglio dell’Ordine.
Ecco, in sintesi, le norme.
IL FONDO – Ad alimentarlo saranno non solo le risorse statali destinate al sostegno dell’editoria quotidiana e periodica, ma anche quelle per le emittenti locali. Previsto l’utilizzo di una quota, fino a 100 milioni di euro annui per il periodo 2016-2018, delle eventuali maggiori entrate derivanti dal canone Rai in bolletta. Ci sarà anche un contributo di solidarietà da parte dei concessionari di pubblicità su tv e stampa (lo 0,1% del reddito complessivo annuo).
I SOGGETTI BENEFICIARI – Il testo delega il governo a ridefinire l’intera disciplina – entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge – partendo dalla platea dei beneficiari. Tra questi potranno esserci, oltre alle tv locali, le cooperative giornalistiche e gli enti senza fini di lucro, quotidiani e periodici espressione delle minoranze linguistiche, imprese ed enti che editano periodici per non vedenti o ipovedenti, associazioni di consumatori, imprese editrici di quotidiani e periodici diffusi all’estero. Vengono invece esclusi esplicitamente i giornali di partito e le imprese editrici di quotidiani e periodici che fanno capo a gruppi editoriali quotati o partecipati da società quotate in borsa. Contributi ridotti per le aziende che hanno personale, collaboratori e amministratori con stipendi sopra i 240 mila euro. Ulteriori requisiti riguardano la riduzione a due anni dell’anzianità di costituzione dell’impresa editrice, il regolare adempimento degli obblighi derivanti dai contratti di lavoro e l’edizione della testata in formato digitale, anche in parallelo con quella cartacea. L’ammontare del contributo dipenderà dal numero di copie annue vendute (comunque non inferiore al 30% delle copie distribuite per le testate locali e al 20% per quelle nazionali) e dagli utenti unici raggiunti, oltre che dal numero di giornalisti assunti. Sono previsti ‘criteri premiali’ per l’assunzione a tempo indeterminato di lavoratori under 35 e limiti massimi al contributo erogabile (50% del totale dei ricavi dell’impresa).
INCENTIVI E LIBERALIZZAZIONE VENDITA – Il governo dovrà anche semplificare il procedimento per l’erogazione dei contributi, incentivare gli investimenti nell’innovazione digitale, assegnare finanziamenti a progetti innovativi, liberalizzare la vendita dei prodotti editoriali (garantendo il pluralismo delle testate) e gli orari di apertura dei punti vendita, incentivare sul piano fiscale gli investimenti pubblicitari su quotidiani e periodici nonché sulle radio e tv locali.
ORDINE GIORNALISTI E PREPENSIONAMENTI – Il testo delega il governo ad adottare criteri più stringenti per il ricorso ai prepensionamenti dei giornalisti e nuove regole per il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti (il numero dei componenti, ridotto a 36 alla Camera, è stato portato a 60 dal Senato).
CRITERI DI EROGAZIONE DEI CONTRIBUTI – Il provvedimento definisce l’erogazione del contributo in due rate (la prima entro il 30 maggio, pari al 50%), i tempi e le modalità di presentazione delle domande, la definizione di testata.
LA CONCESSIONE RAI – Il ddl prevede la riduzione a dieci anni per la concessione del servizio pubblico.
TETTO AGLI STIPENDI. L’Aula del Senato ha approvato l’emendamento di Roberto Calderoli al ddl sull’editoria che prevede una riduzione di accesso al Fondo per gli ammortizzatori sociali per quell’azienda editoriale che ha il proprio personale, i propri collaboratori e amministratori con stipendi che superano il tetto dei 240mila euro previsto per la Pubblica Amministrazione che poi è lo stipendio previsto per il presidente della Repubblica. Il testo è stato riformulato rispetto alla versione originaria presentata ieri da Calderoli.
I senatori M5S hanno però protestato per la trasformazione dell’emendamento Calderoli sul tetto degli stipendi d’oro. Secondo Giovanni Enrizzi (M5S), infatti, non sarebbe legittimo dare “fondi pubblici a chi applica ai propri dipendenti, consulenti, amministratori retribuzioni esorbitanti, che si scaricano, poi, sui cittadini, dal momento che queste vanno ad incidere sui costi”.
“La nuova legge sull’editoria approvata oggi non solo garantirà risorse e una riorganizzazione normativa necessaria per il settore, ma getta anche le basi per avviare una riforma complessiva del sistema delle comunicazioni dando così una prospettiva alle imprese che vivono una situazione di crisi”, ha sottolineato il senatore del Partito democratico Roberto Cociancich, relatore del provvedimento.
“Siamo molto soddisfatti dell’approvazione in Senato del ddl delega sull’editoria con importanti novità. Ora tempi rapidi per l’approvazione definitiva alla Camera e per i decreti delegati”, commentano il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria Luca Lotti e il sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle comunicazioni Antonello Giacomelli commentano il via libera del Senato alla riforma dell’editoria.
La Fieg esprime “apprezzamento al Governo e al Parlamento per aver accolto l’appello degli editori ad approvare, nella prima seduta del Senato alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, il disegno di legge sull’editoria che contiene alcuni interventi di riforma necessari per il settore che recepiscono il lavoro del Tavolo per l’editoria.“
“La radicalità della crisi del settore impone, dopo la lunga e approfondita discussione che ha coinvolto tutte le componenti della filiera e il Parlamento, un rapido avvio nell’attuazione delle misure previste – dice il presidente della Fieg, Maurizio Costa – Ora è necessario che la Camera in tempi rapidi – ha affermato Costa – approvi definitivamente il disegno di legge e che il Governo proceda subito dopo all’emanazione dei decreti legislativi previsti.”
“Innanzitutto i provvedimenti in materia di incentivazione fiscale degli investimenti pubblicitari incrementali, misura utile per il rilancio dei consumi e per garantire una ripresa degli investimenti pubblicitari per la stampa quotidiana e periodica – prosegue Costa – Altrettanto urgente l’attuazione delle misure volte alla progressiva liberalizzazione della vendita di prodotti editoriali per affrontate e superare la difficile situazione delle edicole”.
“Occorre poi, nel modificare i requisiti di accesso ai prepensionamenti, fare salvi i piani già presentati al Ministero del lavoro e, nel rivedere la procedura per il riconoscimento degli stati di crisi ai fini dell’accesso agli ammortizzatori sociali, mantenere la specificità del settore editoriale”, conclude il presidente della Fieg.