Dopo quasi un anno dall’approvazione in Consiglio dei ministri, il disegno di legge “recante disposizioni e delega al Governo in materia di intelligenza artificiale” ha incassato il suo prima via libera parlamentare con l’approvazione da parte del Senato. Il disco verde è arrivato con 85 sì e 42 no a circa 4 mesi di distanza dalla presentazione degli emendamenti, a novembre, nelle commissioni ottava e decima di Palazzo Madama. Il testo – di iniziativa del premier Giorgia Meloni e del ministro della Giustizia Carlo Nordio – passa ora all’esame della Camera.
“Il Governo conferma la visione e compattezza nell’affrontare una delle più grandi trasformazioni della nostra epoca”, ha commentato il sottosegretario con delega all’innovazione, Alessio Butti. “Abbiamo costruito un testo solido e completo che introduce misure concrete per garantire sicurezza, sviluppo e competitività del nostro sistema Paese”.
Butti ha proseguito: “Dalla costruzione di una governance solida, costituita da Agid e Acn, al miliardo di euro di investimenti per potenziare il nostro ecosistema Ai, passando per il sostegno alle imprese innovative e la protezione dei dati dei cittadini, il Ddl Ai è la dimostrazione di una strategia chiara e pragmatica. Abbiamo confermato il ruolo da protagonista che abbiamo avuto anche in ambito internazionale, sia in sede di definizione dell’Ai Act, sia nella redazione delle linee guida internazionali in ambito G7″.
Di diversa opinione l’opposizione, critica in merito ai temi della sovranità tecnologica, del controllo dei dati e dell’uso dei sistemi satellitari.
“Il disegno di legge sull’intelligenza artificiale è l’ennesima, grandissima occasione mancata da questo Governo per rendere l’Italia protagonista della rivoluzione tecnologica che sta trasformando e sempre più trasformerà la società. Potevamo essere interpreti e guida in Europa, se ci fossimo fatti promotori di progetti come quello proposto dal Premio Nobel Giorgio Parisi con l’idea di un Cern europeo dell’Ia. Invece, il Governo Meloni ha preferito affidarsi a tecnologie ‘degli amici’, rinunciando al ruolo di attore principale e relegando il nostro Paese a semplice spettatore“, ha affermato il senatore del Pd Lorenzo Basso, Vicepresidente commissione Ambiente e innovazione tecnologica.
Critiche anche da Italia Viva: “Un provvedimento nettamente insufficiente, perché si tratta di una delega in bianco al Governo con tanti decreti attuativi da venire e non aggiunge nulla alla già scarsa direttiva comunitaria: ci aspettavamo che l’Italia giocasse un ruolo molto più importante rispetto a un tema che sarà il futuro del lavoro, dell’ambiente, dell’agricoltura, della sanità”, ha affermato Silvia Fregolent, senatrice di Italia Viva.
Ddl intelligenza artificiale, il Senato dà l’ok
Il testo del Ddl Ai si compone di 26 articoli e delega il Governo ad adottare entro un anno uno o più decreti legislativi per l’adeguamento della normativa nazionale al regolamento Ue del 13 marzo 2024, l’Ai Act.
Tra i principi generali viene fissato quello in base al quale “i sistemi e i modelli di intelligenza artificiale per finalità generali devono essere sviluppati e applicati nel rispetto dell’autonomia e del potere decisionale dell’uomo” assicurando la “sorveglianza e l’intervento umano”.
L’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale, inoltre, “non deve pregiudicare lo svolgimento con metodo democratico della vita istituzionale e politica e l’esercizio delle competenze e funzioni delle istituzioni territoriali sulla base dei princìpi di autonomia e sussidiarietà”.
I macro ambiti di intervento
Ecco quali sono i principali ambiti di intervento.
Trattamento dei dati. Il disegno di legge stabilisce che le informazioni e le comunicazioni relative al trattamento dei dati connesse all’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale avvengono con “linguaggio chiaro e semplice”, in modo da garantire all’utente la “conoscibilità dei relativi rischi e il diritto di opporsi ai trattamenti autorizzati dei propri dati personali”. In particolare, l’accesso alle tecnologie di intelligenza artificiale dei minori di 14 anni richiede il consenso di chi esercita la responsabilità genitoriale.
Delega al Governo sull’uso dei dati per l’addestramento dell’Ai. Entro un anno dall’entrata in vigore della legge, il Governo dovrà adottare uno o più decreti legislativi per definire una “disciplina organica relativa all’utilizzo di dati, algoritmi e metodi matematici per l’addestramento di sistemi di intelligenza artificiale”. Il Governo, inoltre, dovrà prevedere strumenti di tutela, di carattere risarcitorio o inibitorio, e individuare un apparato sanzionatorio per il caso di violazione delle disposizioni introdotte e attribuire alle sezioni specializzate in materia di impresa le controversie relative alla disciplina introdotta.
Sicurezza nazionale: i server dovranno essere in Italia. Sono escluse dall’ambito applicativo del disegno di legge le attività “svolte per scopi di sicurezza nazionale”, quelle di “cybersicurezza e di resilienza svolte dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale a tutela della sicurezza nazionale nello spazio cibernetico”, quelle “svolte per scopi di difesa nazionale” dalle Forze armate.
Tutela del diritto d’autore. Il testo predispone una forma di tutela del diritto d’autore nel caso di opere generate con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Si stabilisce, infatti, che anche questo tipo di opere sono protette dal diritto d’autore “purché costituenti risultato del lavoro intellettuale dell’autore”. Inoltre, nel rispetto dei limiti della legge sul diritto d’autore, vengono consentite “le riproduzioni e le estrazioni da opere o da altri materiali contenuti in rete o in banche di dati a cui si ha legittimamente accesso, ai fini dell’estrazione di testo e di dati attraverso modelli e sistemi di intelligenza artificiale, anche generativa”.
Sul fronte penale nuova aggravante e illecita diffusione dei contenuti dell’Ai. Il disegno di legge interviene anche in materia penale introducendo una nuova circostanza aggravante quando il fatto sia stato commesso “mediante l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale, quando gli stessi, per la loro natura o per le modalità di utilizzo, abbiano costituito mezzo insidioso, ovvero quando il loro impiego abbia comunque ostacolato la pubblica o la privata difesa, ovvero aggravato le conseguenze del reato”. Si stabilisce, inoltre, che nel caso di “attentati contro i diritti politici del cittadino”, la “pena è della reclusione da 2 a 6 anni se l’inganno è posto in essere mediante l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale”. Infine, tra gli interventi in materia penale si segnala l’introduzione dell’illecita diffusione di contenuti generati o alterati con sistemi di intelligenza artificiale. “Chiunque cagiona un danno ingiusto ad una persona, cedendo, pubblicando o altrimenti diffondendo, senza il suo consenso, immagini, video o voci falsificati o alterati mediante l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale e idonei a indurre in inganno sulla loro genuinità, è punito con la reclusione da 1 a 5 anni”, si legge nel testo.
Utilizzo in sanità: istituita una piattaforma ad hoc. Il testo stabilisce che l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale “non può selezionare e condizionare l’accesso alle prestazioni sanitarie secondo criteri discriminatori”. Per tale motivo, l’interessato ha diritto di essere informato sull’impiego di tecnologie di intelligenza artificiale. I sistemi Ai in ambito sanitario sono da considerare, piuttosto, “un supporto nei processi di prevenzione, diagnosi, cura e scelta terapeutica, lasciando impregiudicata la decisione, che è sempre rimessa agli esercenti la professione medica”. Il disegno di legge, inoltre, istituisce una piattaforma di intelligenza artificiale per il supporto alle finalità di cura e, in particolare, per l’assistenza territoriale. La piattaforma, che dovrà essere realizzata da Agenas, eroga servizi di supporto ai “professionisti sanitari per la presa in carico della popolazione assistita con suggerimenti non vincolanti”, ai “medici nella pratica clinica quotidiana con suggerimenti non vincolanti” e agli “utenti per l’accesso ai servizi sanitari delle Case della comunità”.
Applicazione dei sistemi Ai nel lavoro, nasce un Osservatorio al Ministero. Il disegno di legge sancisce che “l’intelligenza artificiale è impiegata per migliorare le condizioni di lavoro, tutelare l’integrità psico-fisica dei lavoratori, accrescere la qualità delle prestazioni lavorative e la produttività delle persone in conformità al diritto dell’Unione europea”. In ogni caso, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ambito lavorativo deve essere “sicuro, affidabile, trasparente e non può svolgersi in contrasto con la dignità umana né violare la riservatezza dei dati personali” tanto che “il datore di lavoro o il committente è tenuto a informare il lavoratore dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale”. Al fine di “definire una strategia sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ambito lavorativo, monitorare l’impatto sul mercato del lavoro e identificare i settori lavorativi maggiormente interessati dall’avvento dell’intelligenza artificiale”, viene istituito un apposito Osservatorio al ministero del Lavoro con il compito di “promuovere la formazione dei lavoratori e dei datori di la voro in materia di intelligenza artificiale”.
L’Ai nella pubblica amministrazione. In base al testo approvato dal Sento, nella pubblica amministrazione l’Ai deve avere “funzione strumentale e di supporto all’attività provvedimentale, nel rispetto dell’autonomia e del potere decisionale della persona che resta l’unica responsabile dei provvedimenti e dei procedimenti in cui sia stata utilizzata l’intelligenza artificiale”. Le pubbliche amministrazioni, inoltre, sono chiamate ad adottare “misure tecniche, organizzative e formative finalizzate a garantire un utilizzo dell’intelligenza artificiale responsabile e a sviluppare le capacità trasversali degli utilizzatori”.
Applicazione nell’attività giudiziaria. Il ddl stabilisce che “è sempre riservata al magistrato ogni decisione sull’interpretazione e sull’applicazione della legge, sulla valutazione dei fatti e delle prove e sull’adozione dei provvedimenti”. In ogni caso, è il ministero della Giustizia a disciplinare gli impieghi dei sistemi di intelligenza artificiale per “l’organizzazione dei servizi relativi alla giustizia, per la semplificazione del lavoro giudiziario e per le attività amministrative accessorie”.
Rendere riconoscibili i contenuti Ai. Qualunque contenuto informativo diffuso da fornitori di servizi audiovisivi e radiofonici tramite qualsiasi piattaforma in qualsiasi modalità, incluso il video on demand e lo streaming, che, previa acquisizione del consenso dei titolari dei diritti, sia stato, attraverso l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale, completamente generato ovvero, anche parzialmente, modificato o alterato in modo tale da presentare come reali dati, fatti e informazioni che non lo sono, deve essere reso, a cura dell’autore o del titolare dei diritti di sfruttamento economico, se diverso dall’autore, chiaramente visibile e riconoscibile da parte degli utenti mediante inserimento di un elemento o segno identificativo, anche in filigrana o marcatura incorporata purché chiaramente visibile e riconoscibile, con l’acronimo “IA” ovvero, nel caso di contenuti audio, attraverso annunci audio ovvero con tecnologie adatte a consentire il riconoscimento.
Gli investimenti: un miliardo di euro per Ai, 5G e quantum
Il Ddl afferma che si autorizzano investimenti “sotto forma di equity e quasi equity” fino a massimo 1 miliardo di euro nel capitale di rischio di imprese che “operano nei settori dell’intelligenza artificiale e della cybersicurezza e delle tecnologie per essi abilitanti, ivi compresi le tecnologie quantistiche e i sistemi di telecomunicazioni, con particolare riferimento al 5G e alle sue evoluzioni, al mobile edge computing, alle architetture aperte basate su soluzioni software, al Web 3, all’elaborazione del segnale, anche in relazione ai profili di sicurezza e integrità delle reti di comunicazione elettroniche, e che si trovano in fase di sperimentazione (seed financing), di costituzione (start up financing), di avvio dell’attività (early-stage financing) o di sviluppo del prodotto (expansion, scale up financing)”.
Questi investimenti, si legge nel testo, sono effettuati mediante utilizzo delle risorse del Fondo di sostegno al venture capital sia mediante la sottoscrizione, direttamente o indirettamente, di quote o azioni di uno o più fondi per il venture capital appositamente istituiti e gestiti dalla società di gestione del risparmio, sia mediante coinvestimento da parte di altri fondi per il venture capital istituiti e gestiti dalla medesima società di gestione del risparmio”.
Critiche dall’opposizione su sistemi satellitari e sovranità
Sull’articolo riguardante la sicurezza nazionale si sono create tensioni durante l’esame nell’aula di Palazzo Madama. Il nodo ha riguardato un emendamento del Pd, poi bocciato, che chiedeva un controllo nazionale o europeo dei sistemi satellitari. In particolare, la norma prevedeva che “i sistemi di intelligenza artificiale destinati all’uso in ambito pubblico ove abbiano ad oggetto dati strategici e fatta eccezione per quelli impiegati all’estero nell’ambito di operazioni militari, devono essere installati su server ubicati nel territorio nazionale e, se trasmessi tramite tecnologie satellitari, devono utilizzare infrastrutture ad esclusivo controllo nazionale e su satelliti europei e nazionali, al fine di garantire la sovranità e la sicurezza dei dati sensibili dei cittadini”.
Nella versione approvata, invece, la norma non fa riferimento alle tecnologie satellitari limitandosi a prevedere solo che “i sistemi di intelligenza artificiale destinati all’uso in ambito pubblico, fatta eccezione per quelli impiegati all’estero nell’ambito di operazioni militari, devono essere installati su server ubicati nel territorio nazionale, al fine di garantire la sovranità e la sicurezza dei dati sensibili dei cittadini”.
Sul fronte della sovranità la senatrice Fregolent di Italia Viva ha rincarato: “C’è la sensazione che venga delegato molto all’estero, America in primo luogo: probabilmente l’amicizia con Musk è molto sentita da questo Governo, ma al netto di questo c’è una vera preoccupazione: l’intelligenza artificiale, che non hanno l’Europa e l’Italia, rischia di essere priva di un pezzo della cultura che ha reso l’Occidente qualcosa di unico dall’Antica Grecia all’Antica Roma”.
Il senatore Basso del Pd ha aggiunto: “Ci troviamo nel mezzo di una rivoluzione senza precedenti, che impatterà ogni aspetto della nostra vita. Eppure, il Governo e la maggioranza hanno affrontato questa sfida con superficialità e miopia, comprimendo il dibattito in Aula e chiudendosi al confronto costruttivo. Il Partito Democratico ha avanzato proposte serie e concrete. Il testo del governo è disomogeneo, privo di strumenti chiari e delle risorse necessarie per sostenere lo sviluppo dell’Ia in Italia. Ancora più grave è l’assenza di una visione strategica di lungo periodo, indispensabile per affrontare le sfide della competizione globale. Avevamo proposto l’istituzione di un’Autorità per l’intelligenza artificiale e le neuroscienze, per garantire la tutela dei cittadini e una governance efficace dell’innovazione. Il Governo, invece, ha scelto la strada opposta, aumentando la frammentazione e alimentando un dannoso dualismo tra Europa e Stati Uniti. Il Pd ha votato contro questo provvedimento perché il futuro non si deve inseguire, ma anticipare. A pagare il prezzo di questa miopia saranno i cittadini e il nostro intero sistema economico e industriale”.
“L’accusa di Matteo Renzi è completamente infondata. Non sono arrivate telefonate da Palazzo Chigi né da qualsiasi altra autorità, a me o ai relatori, per influenzare il dibattito sull’emendamento in questione al ddl intelligenza artificiale”, ha replicato Butti. “Il Governo ha sempre operato con la massima trasparenza, nell’interesse esclusivo del Paese, soprattutto su un tema strategico come l’intelligenza artificiale e la gestione dei dati pubblici. Abbiamo lavorato per garantire che le infrastrutture digitali nazionali siano sicure, efficienti e sotto il controllo dello Stato, senza subire pressioni di alcun genere. La tutela della sovranità tecnologica è una priorità concreta e condivisa a livello europeo, e non può essere ridotta a una polemica politica priva di fondamento”.
I commenti di Confcommercio e Fnsi
“Soddisfazione per l’importante passo avanti nella regolamentazione dell’intelligenza artificiale per le professioni, a seguito dell’approvazione degli emendamenti che estendono alle forme aggregative delle associazioni, di cui all’articolo 3 della legge 4/2013, la possibilità di promuovere percorsi di alfabetizzazione e formazione dedicati ai professionisti e agli operatori del settore sull’uso dell’intelligenza artificiale, favorendo un approccio più consapevole e responsabile alle nuove tecnologie”: questo il commento di Anna Rita Fioroni, Presidente di Confcommercio Professioni. “In un mondo del lavoro in continua evoluzione, è essenziale garantire strumenti adeguati per affrontare le sfide che l’Ai porta con sé. La formazione rappresenta un elemento chiave per consentire ai professionisti di adattarsi ai cambiamenti in atto”.
“Da mesi la Federazione nazionale della stampa italiana sostiene che l’intelligenza artificiale non possa essere uno strumento che produce informazione, in concorrenza con i giornalisti, divorando il patrimonio di notizie protette dal copyright e dal diritto d’autore”, è il commento di Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi. “L’ok del Senato al disegno di legge delega sull’Ia ci consegna un motivo in più per chiedere agli editori al tavolo del rinnovo contrattuale il rispetto del lavoro e della proprietà intellettuale dei giornalisti. Consentire alle società che operano nell’ambito della intelligenza artificiale di saccheggiare il lavoro dei colleghi significherebbe impoverire l’informazione ed esporre i cittadini al rischio di fake news”.