De Brabant: “E’ in gioco il futuro del Paese”

Il presidente di Between: “Bisogna affrontare il grande tema dell’innovazione”. Come? Pensando in grande e rompendo con i vecchi metodi in nome della creazione di un nuovo mercato Ict

Pubblicato il 04 Ott 2010

«Giochiamoci il futuro». È uno slogan dai toni propositivi
quello che Between ha scelto per l’annuale convention di Capri,
in calendario il 7 e l’8 ottobre prossimo. Ma l’invito –
rivolto alle aziende del comparto Ict e soprattutto alle
istituzioni e ai regolatori – nasconde per la verità un monito
allarmante. “Questa volta ci stiamo veramente giocando il futuro.
E se non ci daremo da fare la crescita del Sistema Paese rischia di
essere seriamente compromessa”, puntualizza il presidente di
Between François de Brabant.
Presidente, le ultime due edizioni della convention sono
state dedicate al tema della banda larga. Un tema che negli ultimi
mesi ha tenuto banco più che mai, in Europa, con l’Agenda
digitale di Neelie Kroes e l’attesa Raccomandazione Nga, e in
Italia con lo scontro incumbent-Olo. Il vice ministro Romani ha
attivato il tavolo Ngn, l’Agcom vuole velocizzare la messa a
punto delle regole. Come mai proprio quest’anno avete optato per
un cambio di rotta?

Per un motivo molto semplice. Il confine fra infrastrutture,
servizi e contenuti è sempre più labile. Non si può più parlare
di banda larga nel senso di reti tout court se non si definisce un
modello d’uso dell’infrastruttura, ossia se non si discute
degli obiettivi in termini di servizi agli utenti finali, che
includono contenuti e applicazioni. E la discussione va affrontata
con tutti gli attori in campo: le telco, il mondo
dell’informatica, di Internet, della Tv, dell’editoria, dei
servizi. Da soli non si va da nessuna parte. Servono alleanze e
dove necessario bisognerà negoziare. È arrivato insomma il
momento di affrontare il grande tema dell’innovazione che è
strettamente legato alla declinazione dell’innovazione basata
sull’Ict in tutte le sue forme. E così daremo valore alle
infrastrutture.
Si riferisce alle reti di Tlc?
Le reti non si possono più intendere come infrastrutture fisiche
deputate al mero trasporto dati. Ma questo discorso vale anche per
l’informatica. L’Italia oltre al problema della scarsa
informatizzazione si trova a dover affrontare quello della scarsa
valorizzazione delle risorse in uso. Le aziende Ict continuano a
operare come unità a sé stanti interfacciandosi con singoli
clienti. Bisogna capire che il gioco di squadra è determinante.
Bisogna superare gli steccati e abbattere i silos verticali in nome
dell’interoperabilità e della creazione di un mercato dell’Ict
che possa reggere alla competizione internazionale. È quel che
sottende il concetto di fare sistema. Insomma bisogna pensare in
grande e rompere con i vecchi metodi.
Rompere con i vecchi metodi, come si fa?
È necessario partire dalla vision. Dalla definizione dei servizi e
delle applicazioni che possiamo proporre a cittadini, imprese e
pubblica amministrazione per migliorare la loro vita e le loro
attività. E invece si parte sempre dalla tecnologia, come se
disporre di questa o quella tecnologia fosse l’unica cosa a fare
realmente la differenza. E così si perde anche di vista uno dei
grandi obiettivi: l’interoperabilità determinante per lo
sviluppo di veri servizi di valore.
E quali dovrebbero essere gli obiettivi secondo
lei?

L’obiettivo numero uno deve essere lo sviluppo del mercato.
C’è grande spazio in Italia. Lo dicono tutte le statistiche
nostrane e internazionali, abbiamo un gap di innovazione
significativo che possiamo chiudere. È necessario tirare fuori le
capacità progettuali, saper declinare competizione con
collaborazione. È l’unica strada per pensare e realizzare grandi
progetti in grado di dare un vero contributo al miglioramento della
competitività del nostro Paese, della sua crescita anche
occupazionale. Le competenze le abbiamo, A Capri, ad esempio, fra
gli argomenti in agenda c’è quello delle smart cities, che con
smart enterprise, mobile economy e social net economy rappresenta
uno dei tasselli del nuovo puzzle. Se vogliamo che le città
percepiscano l’innovazione, la tocchino con mano allora bisogna
intensificare sul territorio. È così che le persone possono
percepire che il mondo sta cambiando.
Cosa si aspetta dall’evento di Capri?
Più word e video e meno powerpoint, ossia più vision, più
progettualità.

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