Telepass non è più soltanto una scatoletta grigia da applicare sul parabrezza dell’automobile, che consente di saltare le file ai caselli e pagare i pedaggi autostradali. “Vogliamo essere sempre più uno strumento che facilita la mobilità”, spiega a CorCom Ugo de Carolis, amministratore delegato della società controllata da Autostrade per l’Italia. Un sistema integrato di soluzioni utili in città come sulla rete autostradale, che semplifica e automatizza una serie di pagamenti: dalle strisce blu per i parcheggi alla sosta negli scali aeroportuali e nelle città, fino all’ingresso nelle zone a traffico limitato di alcuni centri urbani. E in prospettiva non c’è soltanto l’estensione di queste soluzioni, ma anche l’implementazione, grazie al mobile, di nuovi servizi particolarmente “promettenti”, come potrebbero essere per il futuro il pagamento per il rifornimento di carburante o l’acquisto dei titoli di viaggio per muoversi con i mezzi pubblici o via car e bike sharing.
De Carolis, il mercato di Telepass come sistema di accesso al sistema autostradale inizia a essere saturo?
Non siamo a saturazione. Per capirlo basta fare un viaggio in autostrada, e constatare che ci sono ancora tante persone che pagano il pedaggio manualmente. Un altro indicatore è il fatto che negli ultimi anni non abbiamo mai smesso di crescere, nemmeno nei periodi in cui la crisi è stata più accentuata. C’è una penetrazione più forte tra i clienti che viaggiano con frequenza. La nostra strategia ora è quella di fare in modo che attraverso il contratto Telepass, e non necessariamente con l’apparato, si possano fare tante altre cose, e che possa essere sottoscritto anche da chi non usa l’autostrada con grande frequenza. Questo ci lascia ancora un grande spazio di miglioramento, grazie a una serie di servizi aggiuntivi, tutti con l’obiettivo di facilitare la mobilità. A dimostrarlo c’è il fatto che ormai quando si va in autostrada non si pensa al Telepass come a uno strumento per pagare, ma per saltare la fila.
Come potrà essere sfruttato il “sistema Telepass” al di là degli accessi alla rete autostradale?
Può essere esteso, e abbiamo già iniziato, ai parcheggi, come accade negli scali aeroportuali di Linate e Malpensa in Lombardia e a Fiumicino nel Lazio, ai traghetti, per la soste sulle strisce blu, o come accade ad esempio a Milano per l’ingresso nelle aree a traffico limitato, la cosiddetta area C del capoluogo lombardo, dove si paga con la lettura della targa e il pagamento viene associato al conto Telepass. Per quanto riguarda invece il pagamento delle strisce blu, grazie all’utilizzo della app Pyng, il cliente viene geolocalizzato e il pagamento avviene in tempo reale. Questa soluzione è già presente e molto utilizzata in diverse città come Roma, Milano e Torino, Ferrara, ma miriamo a estenderla ad altre città come Bologna e Firenze. Il valore innovativo di questa soluzione è che si può interrompere il pagamento in qualunque momento, e che si può prolungarlo da remoto se la sosta va oltre il previsto.
Quale ruolo può avere la “rivoluzione mobile” sul vostro settore? Si va verso la sostituzione della scatoletta sul parabrezza per far posto a un’App?
Non credo che la direzione sia questa. Piuttosto il principio è quello di utilizzare il migliore device volta per volta, a seconda dell’utilizzo che serve, tenendo presente che non dappertutto ci sono le antenne che rilevano i Telepass. Quello che conta è dare un servizio semplice, veloce e sicuro. La scatoletta rimarrà perché assicura degli standard di unicità e di dinamicità di utilizzo che l’app non può garantire: immagini cosa vorrebbe dire presentarsi al casello senza aver prima aperto l’applicazione, e doversi fermare davanti a un “cancello” che non si apre in automatico.
Avete da poco lanciato il Telepass Europeo. Come nasce l’idea e a chi si rivolge?
Si rivolge ai mezzi pesanti, quelli cioè che di frequente attraversano le frontiere e hanno bisogno di interoperabilità. Va nella direzione che l’Unione Europea ha indicato per aumentare l’interoperabilità dei sistemi sul territorio europeo. Lo abbiamo progettato all’interno del gruppo Autostrade e siamo gli unici ad aver messo a punto un apparato del genere. Il sistema è già in funzione in cinque paesi, Francia, Spagna, Portogallo, Belgio e Italia, ma siamo quasi pronti a estenderlo ad altri paesi, il primo dei quali sarà l’Austria appena saranno conclusi tutti gli iter autorizzativi e di certificazione sia tecnologica, sia finanziaria, sia di processo. In ogni caso le tecnologie sono già pronte. Siamo solo all’inizio, ma la risposta del mercato è davvero buona, è un filone in grandissima crescita.
Quale può essere il valore aggiunto in termine di personalizzazione dei servizi che si potrà offrire in futuro agli utenti?
Tutti i servizi in mobilità, nell’ambito smart city, possono diventare servizi di Telepass. Stiamo lavorando in diverse direzioni per studiare la fattibilità di applicare il nostro sistema, ad esempio, al pagamento del rifornimento di carburante, al ticketing dei mezzi pubblici e chissà quali altri. Oggi abbiamo 9 milioni di apparati circolanti e circa sei milioni di clienti, e l’obiettivo è quello di diventare un interlocutore unico per tutta la mobilità, dando nuove opportunità alla “base clienti” già consolidata e dalla quale possiamo partire per sperimentare i nuovi servizi.
Avete presentato un sistema per gli accessi in azienda e per i parcheggi in Stm. Valutate di commercializzarlo in modo più ampio?
Certo, quella con StMicroelectronics è una soluzione studiata nei particolari che garantisce alti standard di sicurezza, fondamentali per il settore in cui opera la società. Stm ha abbracciato il nostro servizio di Telepass per le flotte, che permette di gestire in facilità fatturazione e rendicontazione dei viaggi. Ora abbiamo automatizzato gli ingressi anche nelle aree private dell’azienda, adattandoci con loro tutti i test di sicurezza. Abbiamo intenzione di presentare questa soluzione e proporla ad altre aziende su tutto il territorio nazionale.
Come è cambiata la concorrenza nel vostro campo di attività?
Io sono dell’idea che nel nostro settore oggi la concorrenza sia prima di tutto un bene, perché ci aiuta a migliorare i livelli di servizio e ad abituare gli automobilisti a servizi “smart”. In molti casi siamo stati noi ad andare sul terreno di altri, come nel caso delle strisce blu, dove non siamo arrivati per primi. I risultati ci stanno dando ragione, ma al di à di questo il fatto che siano in campo tanti operatori contribuisce ad aumentare la consapevolezza superando le resistenze culturali verso il digitale.