“Il mobile non è una moda passeggera, ma un elemento fondante delle strategie future delle aziende, con cui le imprese italiane stanno già facendo i conti. La mobilità, secondo Ibm, non si riduce a pochi aspetti, legati alla disponibilità di particolari servizi, pacchetti specifici o sviluppo di applicativi, ma presuppone una roadmap ben definita da parte delle imprese”. Questo in sintesi il pensiero di Paolo Degl’Innocenti, Vp Software Group Ibm Italia, che mette in evidenza l’approccio di Ibm nello sviluppo della mobilità aziendale, uno dei grandi elementi di trasformazione del business delle imprese sia sul fronte interno sia su quello del rapporto con i clienti. “Il mobile è un tema dirompente per le aziende – aggiunge Degli Innocenti – e non si limita certo allo sviluppo di un singolo prodotto”.
“Nel rapporto con i nostri clienti, Ibm parte sempre in funzione delle loro esigenze – racconta Degl’Innocenti -. Esigenze che sono diverse a seconda dei casi: ad esempio, c’è chi approccia il mobile a partire dal Byod (Bring your own device) chi dalle applicazioni interne all’impresa, per dotare i ‘mobile worker’ di specifici strumenti via smartphone e tablet”.
Ma indipendentemente dall’esigenza del singolo cliente, Ibm parte da un presupposto valido per tutti: “Secondo noi, l’azienda deve definire le sue strategie mobili prima di decidere cosa vuole fare – dice il manager –. Il nostro punto di partenza con i clienti è la definizione di una roadmap. Il mobile secondo la nostra vision sarà un fenomeno pervasivo, un cambiamento radicale dell’IT delle aziende. Di conseguenza, qualunque sia il punto d’ingresso dell’azienda, la roadmap è fondamentale”.
In quest’ottica, Big Blu ha messo a punto un modello definito formato da tre pilastri, battezzato “Ibm Mobile Foundation”, per accompagnare le aziende nel matrimonio di smartphone e tablet con il patrimonio IT delle imprese. Il primo pilastro riguarda la capacità di costruire applicazioni mobili e connetterle alle applicazioni che sono integrate con il back end aziendale. Il secondo pilastro riguarda la necessità di gestire in sicurezza una plètora di device wireless di diverso tipo. Il terzo e ultimo pilastro della Mobile Foundation riguarda la capacità di estendere gli asset applicativi dei clienti sui diversi device, garantendo su smartphone e tablet la stessa user experience che c’è su desktop fissi.
Nel dettaglio, ad ognuno dei tre pilastri della Mobile Foundation di Ibm corrisponde una precisa offerta sul fronte IT. Il primo pilastro, denominato “Build and Connect”, si basa sulla suite Worklight, una piattaforma di applicazioni mobile avanzata e aperta per smartphone e tablet. Il secondo pilastro, chiamato “Manage and secure”, consente di integrare le app con il back end aziendale tramite WebSphere Cast Iron Cloud Integration, una soluzione che consente alle aziende di gestire app in cloud ibridi, privati, pubblici e applicazioni on-premise, e Tivoli Endpoint Manager, che aiuta a gestire gli endpoint in modo più rapido ed efficace. Per quanto riguarda il terzo pilastro, “Extend and transform”, Ibm fornisce ai clienti gli strumenti per arricchire le app mobili di tutte le funzionalità del parco IT presente in azienda. In altre parole, l’accesso da smartphone e tablet ai portali online dei clienti è ottimizzato allo stesso livello di fruizione garantito dal desktop. Infine, altre soluzioni consentono ad esempio al settore marketing di un’azienda di conoscere le abitudini di navigazione dei clienti, in modo da profilare al meglio campagne e promozioni mirate.
Una serie di suite tecnologiche, quelle della Mobile Foundation, adottate da diversi tipi di clienti, fra cui assicurazioni e banche. “Recentemente abbiamo chiuso un accordo con un primario gruppo assicurativo italiano, per il quale abbiamo sviluppato applicazioni per la rete agenti e nuove funzioni per i clienti tramite Worklight – racconta il manager – nel settore bancario, invece abbiamo chiuso un contratto con un primario gruppo, per lo sviluppo di app mobili di collaboration e social all’interno e all’esterno, destinati a clienti che accedono ai loro portali”.
Infine, per quanto riguarda il crescente fenomeno del Byod (Bring your own device), la posizione di Ibm è che “il vero punto è non subirlo – chiude Degl’Innocenti – è necessario che le aziende definiscano delle policy di governance per l’utilizzo dei device, perché il fenomeno è irreversibile”.