GIG ECONOMY

Deliveroo cresce e supera quota 100 città

La piattaforma di food delivery compie 4 anni: servizio disponibile in 114 centri urbani. Cento le posizioni di lavoro aperte. Intanto prosegue l’iter legislativo della norma sui riders. Nasce il sindacato autonomo dei ciclofattorini

Pubblicato il 09 Ott 2019

deliveroo

Deliveroo compie 4 anni e continua a crescere: a ottobre raggiunge e supera la quota delle 100 città dove il servizio di consegna di cibo a domicilio è presente.

Sono, nel dettaglio, 114 i comuni dove è possibile ordinare – in modo efficiente, affidabile e attraverso un’ampia varietà di scelta – ottimo cibo a domicilio in appena 30 minuti. L’obiettivo è quello di raggiungere sempre più località del Paese, rispondendo ad una domanda del mercato in costante crescita.

Sono 16 i comuni nei quali Deliveroo attiverà i propri servizi di consegna del cibo nel mese di Ottobre e sono: Caserta, Pomigliano d’Arco, San Prisco, Asti, Settimo Torinese, Nuoro, Sestu, Frosinone, Cosenza, Rende, Falconara Marittima, Cecina, Santa Maria degli Angeli, Viserbella e Lipomo e Busnago. In queste città, Deliveroo collaborerà, nei prossimi mesi, con più di 100 nuovi ristoranti partner e offrirà importanti opportunità di collaborazione a chi cerca un lavoro flessibile: attualmente sono aperte posizioni per 100 nuovi rider nelle nuove città.

“Superando quota 100 città, raggiungiamo un obiettivo estremamente importante per Deliveroo – dice Matteo Sarzana, General Manager di Deliveroo Italia – Si tratta di un passaggio fondamentale della nostra espansione che avviene nel mese in cui celebriamo i 4 anni di presenza in Italia. Ora vogliamo spiegare degli investimenti che avevamo annunciato nei mesi scorsi: l’espansione territoriale prosegue in modo sempre più intenso e apriremo decine di altre città ad Ottobre e altre entro la fine dell’anno; abbiamo definito una partnership strategica con la Figc, perché così come la Nazionale di Calcio rappresenta e unisce tutti gli italiani attorno alla maglia azzurra, Deliveroo è sempre più un servizio nazionale che cresce e si radica sempre sempre di più sul territorio, in un numero maggiore di città; inoltre, vogliamo attrarre nuovi clienti e per tutto il mese di ottobre il servizio di consegna sarà gratuito. Crediamo nell’Italia e abbiamo grande fiducia nel mercato italiano”.

La norma sui riders

Intanto prosegue il percorso legislativo per l’approvazione della norma a tutela dei riders. La maggioranza ha trovato l’accordo su un “doppio binario”. L’emendamento, che sarà presentato al cosiddetto Decreto Salva Imprese al Senato, prevede per i ciclofattorini impiegati in maniera continuativa le tutele del lavoro subordinato mentre per coloro che lavorano in maniera occasionale un pacchetto minimo di diritti inderogabili (divieto di cottimo, paga minima oraria collegata ai Ccnl, salute e sicurezza, tutele previdenziali) a cui può affiancarsi una regolamentazione specifica tramite la stipula di contratti collettivi. Imprese e sindacati avranno 12 mesi per definire le tutele, diversamente scatterà il lavoro subordinato.

Ma non tutti i riders sono d’accordo con queste novità: un gruppo di oltre 800 rider manifesta preoccupazione. “Siamo passati dalla padella alla brace. L’emendamento è insensato e pericoloso, perché obbliga le piattaforme a trovare un accordo coi sindacati tradizionali, ma i rider iscritti ai sindacati si contano sulle dita di una mano e il motivo è semplice: siamo lavoratori autonomi e quello che propongono i sindacati è lontano anni luce da quello che interessa a noi”, dichiara Nicolò Montesi, portavoce di una petizione che ha raccolto le firme di oltre 800 rider.

Montesi insieme ai colleghi ha fondato il sindacato nazionale autonomo dei rider (Snar), che si definisce “primo sindacato nazionale nel settore della gig economy”.

Il Sindacato nazionale autonomo dei rider può già contare su strutture locali a Roma, Milano, Torino e Firenze, e intende ampliare la propria presenza a tutto il Paese in poche settimane.

Abbiamo già chiesto un incontro al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, senza ricevere risposta. Siamo molto preoccupati per questo decreto che rischia di bloccare un settore innovativo e in forte crescita. A rimetterci saremmo noi, che in questo settore abbiamo in molti casi trovato opportunità che altrove ci sono state negate. Siamo centinaia, probabilmente saremo migliaia, e speriamo che esserci dati una struttura convinca il ministro ad incontrarci con urgenza, come abbiamo chiesto”, spiega il portavoce dello Snar.

“Le nostre proposte – aggiunge Montesi – sono semplici. Vogliamo mantenere libertà nei sistemi di pagamento, inserendo solo l’obbligo a garantire un minimo orario per le ore in cui si dà disponibilità senza ricevere ordini. Vogliamo definire standard obbligatori di tutela assicurativa, lasciando alle piattaforme la libertà di stipulare contratti con qualsiasi fornitore, purché rispettino quegli standard minimi».

In conclusione, aggiunge Montesi, “vogliamo rendere obbligatorio per le piattaforme garantire a tutti i rider dispositivi di protezione individuale, corsi di sicurezza stradale, trasparenza sui sistemi di ranking e sulla struttura dei guadagni, portabilità della reputazione, specificando che queste ed eventuali ulteriori tutele non costituiscono indici di subordinazione”.

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