“Le imprese devono investire in innovazione non solo per creare occupazione ma per offrire posti di lavoro di qualità”: lo ha detto oggi il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali, Carlo Dell’Aringa, intervistato dal Corriere delle Comunicazioni a margine della presentazione a Roma del rapporto “Professioni e Lavoro nel 21esimo secolo” curato da Glocus, think tank per l’innovazione.
Entro il 2015, secondo Glocus, saranno circa 900mila i posti di lavoro vacanti in Europa per scarsità di figure professionali nell’ICT. Eppure l’Italia resta carente di nuove professionalità nell’economia digitale. Cosa fare?
Innanzitutto occorre investire sul capitale umano. La nostra formazione è ancora molto indietro nell’adeguarsi alle professioni del futuro. Invece bisogna preparare meglio i giovani: non penso solo agli studi accademici, ma anche a percorsi professionali post-scuola secondaria, che devono essere di alto livello, potremmo dire “di serie A”. Il mondo sta cambiando ma, nel nostro Paese, domanda e offerta vanno in direzioni opposte: abbiamo circa 2 milioni di giovani che non studiano e non lavorano e 1 milione di badanti. In sostanza abbiamo creato posti di lavoro in settori di qualità scadente. Questi due mondi devono avvicinarsi e, per farlo, bisogna ristrutturare l’intero apparato produttivo e investire in innovazione in tutti i settori: nanotecnologie ma anche agricoltura, welfare e turismo.
E perché non si investe ancora a sufficienza in innovazione?
Perché non ci sono tutte le condizioni: occorre invece creare un ambiente favorevole alle imprese affinché investano in nuove tecnologie, in modo da diventare più competitive sui mercati. Per esempio intervenire con strumenti di politica fiscale industriale che rendano convenienti le assunzioni. Perciò è cruciale il ruolo delle istituzioni. Imprese e istituzioni insieme non devono soltanto affrontare l’emergenza ma anche scommettere sul futuro, come è stato fatto in altri Paesi. Per esempio in Germania ci sono istituzioni che hanno agito in modo efficace per sussidiare i posti di lavoro ed arrivare a garantire la piena occupazione. Ma sono stati realizzati investimenti nel lungo periodo.
Cosa intende fare il governo Letta per stimolare le competenze digitali?
C’è una forte intenzione da parte del governo di seguire questo percorso, peraltro già iniziato con il Decreto del Fare: la digital economy è sicuramente un settore da sviluppare ed è rimasto fuori per troppo tempo dai programmi governativi. L’Agenda Digitale è fondamentale per la pubblica amministrazione, che ha bisogno di essere ammodernata ed efficientata. In realtà qualcosa è stato fatto ma bisogna fare molto di più.