SCENARI

Dell taglia 6.500 posti di lavoro, a picco la domanda di pc

Continua l’ondata di licenziamenti da parte delle big tech. Gartner stima che gli ordini diminuiranno del 6,8% nel 2023, dopo un calo del 16% nel 2022. Ma secondo Idc il mercato potrebbe tornare a crescere a fine anno

Pubblicato il 06 Feb 2023

dell

La crisi delle Big Tech americane coinvolge anche Dell. Il colosso dei personal computer, alle prese con un netto calo della domanda e con condizioni di mercato che “continuano ad erodere un futuro già incerto”, come sottolineato in una nota dal co-direttore generale Jeff Clarke in una nota, taglierà infatti 6.650 posti di lavoro. Si tratta di una riduzione di personale che conta per circa il 5% della forza lavoro globale del gruppo.

Nel periodo chiuso il 28 ottobre, Dell ha riportato un calo delle vendite del 6% e ha fornito stime per il trimestre in corso inferiori alle previsioni degli analisti. Le precedenti misure di riduzione dei costi, tra cui la sospensione delle assunzioni e la limitazione dei viaggi, non sono più sufficienti, ha dichiarato Clarke.

Secondo gli esperti di Idc, i dati preliminari sul quarto trimestre 2022 mostrano che le spedizioni di personal computer sono diminuite bruscamente dopo il boom della pandemia e, tra le grandi aziende, Dell sarebbe quella che registrato il calo maggiore: il 37% rispetto allo stesso periodo nel 2021.

Le previsioni di Idc e Gartner per il mercato dei Pc

Per Idc le spedizioni globali di Pc tradizionali sono state inferiori alle aspettative nel quarto trimestre del 2022, con 67,2 milioni di unità, in calo del 28,1% rispetto all’anno precedente. Una performance paragonabile a quella del quarto trimestre del 2018, quando il mercato era limitato dalle difficoltà di approvvigionamento di Intel. È chiaro che il boom della pandemia è finito per il mercato dei Pc, ma nonostante i recenti cali, le spedizioni annuali per il 2022 sono state ben al di sopra dei livelli pre-pandemia, con 292,3 milioni di unità per l’intero anno. Tuttavia, la domanda rimane preoccupante, poiché la maggior parte degli utenti possiede Pc relativamente nuovi e l’economia globale peggiora.
“I prezzi medi di vendita in molti canali sono scesi anche a causa dell’eccesso di scorte nei canali, che negli ultimi mesi ha innescato sconti nel tentativo di stimolare la domanda”, ha dichiarato Jitesh Ubrani, research manager di Idc’s Mobility and Consumer Device Trackers. “Nonostante questi sforzi, la gestione delle scorte di Pc finiti e di componenti rimarrà un problema chiave nei prossimi trimestri e potrebbe influenzare ulteriormente i prezzi”.
L’attività sul fronte dell’offerta mostra che molti grandi venditori sono entrati nel 2023 con una prospettiva cauta, ma il consenso è che porzioni del mercato dei Pc potrebbero tornare a crescere alla fine del 2023, con il mercato complessivo che seguirà nel 2024. Il segmento commerciale ha diversi fattori di crescita, tra cui l’approssimarsi della fine del supporto per Windows 10 e un ciclo di aggiornamento degli edifici, mentre il mercato consumer rimane un’incognita per il 2023 e oltre.
Ssecondo Gartner, invece, nel corso del 2023 le spedizioni di Pc continueranno a registrare il peggior calo di tutti i segmenti di dispositivi. Si stima che le spedizioni di Pc diminuiranno del 6,8% nel 2023, dopo un calo del 16% nel 2022.
Gli analisti di Gartner prevedono che i livelli di inventario dei Pc torneranno alla normalità entro la seconda metà del 2023, dopo essere aumentati significativamente nel 2022. “I livelli di inventario sono aumentati a causa della sovrastima della domanda di mercato da parte dei venditori e a causa del crollo della fiducia dei consumatori e del drastico calo della domanda”, commenta la società di ricerca. Inoltre, poiché gli elevati tassi di inflazione e l’imminente recessione tenderanno a ridurre la spesa discrezionale e i budget, Gartner stima che i consumatori e le aziende prolungheranno i cicli di sostituzione di Pc e tablet di oltre nove mesi entro la fine del 2023.

I tagli previsti dalle altre Big Tech: 75 mila posti persi solo a gennaio

L’annuncio di Dell arriva a pochi giorni da quelli di Salesforce, il cui piano di ristrutturazione prevede di fare a meno del 10% dell’attuale forza lavoro, oggi attestata a 80 mila dipendenti, e di Spotify, che sta pianificando il taglio del 6% del personale, ovvero di circa 600 dipendenti. A ruota hanno seguito Sap, che dovrebbe rinunciare a 3.000 posti di lavoro, ovvero circa il 2,5% del totale, e Ibm, che si prepara a tagliare circa 3.900 posti, pari a circa l’1,5% della sua forza lavoro globale. Alphabet, con una lettera ai dipendenti del Ceo Sundar Pichai, aveva comunicato la decisione di tagliare 12 mila posti di lavoro in tutto il mondo, pari al oltre il 6% della propria forza lavoro, mentre Microsoft disposto una riduzione della sua forza lavoro complessiva di 10 mila unità entro la fine di marzo 2023, pari a quasi il 5% della base totale dei dipendenti.

A fine 2022 Meta aveva annunciato una campagna di licenziamenti che potrebbe essere la più importante, in termini di esuberi, mai realizzata: la holding di cui fanno parte Facebook, Instagram e Whatsapp ha valutato tagli alle spese e congelamento delle assunzioni, con l’obiettivo di ridurre i costi di almeno il 10% entro i prossimi mesi.

Il dato aggregato è impressionante. Secondo le stime di TradingPlatforms.com, le aziende tecnologiche hanno licenziato più di 75 mila persone nel solo mese di gennaio.
Il numero di licenziamenti è salito alle stelle a novembre, il mese peggiore del 2022. Le statistiche mostrano che le aziende tecnologiche hanno licenziato quasi 52.400 persone solo in quel mese, ovvero un terzo di tutti i tagli di posti di lavoro registrati lo scorso anno.
Tuttavia, il 2023 ha portato un’ondata di licenziamenti ancora maggiore, e l’anno è appena iniziato. In sole due settimane, più di 30 mila dipendenti sono stati licenziati da Amazon, Microsoft e Google, e il numero è più che raddoppiato alla fine del mese. Solo a gennaio hanno perso il lavoro ben 75.916 persone, ovvero quasi la metà di tutti i licenziamenti registrati nel 2022.
Le aziende tecnologiche stanno avendo un ruolo estremamente rilevante nell’ondata di licenziamenti del 2023, con quasi il 70% di tutti i tagli di posti di lavoro effettuati a gennaio provenienti dagli Stati Uniti.

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