Da pochi mesi Country Manager Software&Solutions di Hp Italia
(l’unità che integra sia i team di vendita e consulenza sui
prodotti software, sia quelli degli specialisti dedicati a
realizzare le attività progettuali ad essi associate), Mario Derba
rilascia al Corriere delle Comunicazioni una delle prime interviste
nella sua nuova posizione.Inevitabile una domanda sulla percezione
di Hp dall’interno, dopo le esperienze con altre grandi
multinazionali dell’IT dove ha avuto ruoli di responsabilità:
Ibm, dove è stato per oltre venti anni, e Microsoft Italia dove è
stato Ad.
“L’immagine che avevo, da giovane ingegnere, di Hp come di
un’azienda di grandi professionisti, l’ho ritrovata anche
dall’interno”, ricorda Derba, che ha iniziato la sua carriera
in Ibm invece che in Hp, per sua ammissione, più per una serie di
coincidenze che per una vera scelta. Hp ha dunque mantenuto la
fisionomia originaria nonostante i numerosi merger. “Ci sono
però spazi di miglioramento. Dovremmo essere più proattivi,
evitando eccessi di aggressività commerciale – sottolinea Derba -.
Il cliente si aspetta dal partner, dal ruolo cioè che vogliamo
ricoprire, la proposta di nuove idee. In questo senso l’ingresso
di Eds, notoriamente più attiva sul cliente, potrà probabilmente
aiutarci”.
Nel mondo di Hp, del tutto diverso da quello di Microsoft da cui
proviene, Derba sembra, da ingegnere, trovarsi decisamente a
proprio agio. “La vocazione di Hp è tutta rivolta
all’ottimizzazione dell’infrastruttura e a renderla fruibile
come servizio. Non vogliamo fare tutto e proprio per questo siamo
credibili – spiega -. La nostra offerta è esattamente quello che
oggi richiedono le aziende: ridurre la spesa di gestione
ottimizzando l’esistente per liberare risorse da riservare
all’innovazione. L’alternativa sarebbe ridimensionarla o
posticiparla a tempo indeterminato”.
Le acquisizioni Hp passate e future hanno dunque l’obiettivo di
completare lo spettro di offerta, alla cui evoluzione
contribuiscono ingenti investimenti in R&S (dell’ordine dei 400
milioni di dollari), e che allo stato attuale si articola in
quattro blocchi.
Il cuore è il Business Technology Optimization (Bto), che consente
l’ottimizzazione nell’ambito dei singoli silos informativi e
dell’interazione fra questi, oltre al dialogo verso il
business.
Il Cio, una volta che ha in mano il cruscotto di governo dell’IT,
può infatti dialogare con le controparti aziendali, definire le
priorità rispetto alle richieste, suggerire decisioni make or buy.
“Come sostiene un mio collega, il Bto rappresenta per il Cio ciò
che i moduli finance di Sap rappresentano per il Cfo; fornisce
cioè gli strumenti per governare la macchina dell’IT, che
significa avere il controllo su ciò che accade, sui tempi di
rilascio, sui costi – spiega Derba -. In questo mondo, a detta
degli analisti siamo leader nel mondo, come in Emea e in Italia”.
A completare l’offerta, l’Information management per protezione
dati e archiviazione, la macchina data warehouse che consente
l’ottimizzazione del business, la soluzione per telco e media per
ottimizzare la customer perception.