“Adesso il premier Letta lavori con Agostino Ragosa, direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale, per un piano di utilizzo dei prossimi fondi europei”. Il deputato Pd Marco Di Stefano torna alla carica a sollecitare il Governo sui ritardi fin qui accumulati sull’Agenda Digitale. “Finalmente lo Statuto dell’Agenzia sta per arrivare, adesso tutti i soggetti responsabili si mettano al lavoro assieme superando quelle divisioni che finora hanno rallentato lo sviluppo digitale italiano. A novembre Di Stefano aveva presentato un’interrogazione urgente al Governo appunto per denunciare i ritardi dello Statuto.
“Da oltre dieci mesi dalla scadenza dei termini previsti dalla normativa vigente – aveva scritto Di Stefano – lo Statuto dell’Agenzia per l’Italia Digitale non risulta ancora approvato, il che comporta l’impossibilità, da parte dell’Agenzia stessa di esercitare i compiti ad essa attribuiti, se non limitatamente alle operazioni di ordinaria amministrazione e gestione delle attività degli enti soppressi DigitPA e Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione”.
Di Stefano, forse ci siamo adesso. Il prossimo passo?
Matteo Renzi nella bozza del documento sul lavoro chiede di dare attuazione all’Agenda digitale. E’ la conferma che questa è l’occasione giusta per sostenere l’occupazione e lo sviluppo delle imprese. Se davvero adesso si è sbloccato lo Statuto, finalmente siamo liberi di andare avanti. Adesso il Governo chiami Ragosa e faccia un piano di azione, mettendo da parte personalismi che finora l’hanno fatta da padrone.
Quali personalismi?
La sensazione è che in questi giorni gli intoppi sullo Statuto e sull’Agenda in generale siano nati soprattutto da personalismi, su chi doveva fare cosa. Adesso pare che Letta sia andato oltre questi problemi. Tutte le questioni politiche sono state chiarite.
E quindi, che fare?
Priorità sono gli investimenti da fare con i fondi europei della prossima programmazione. Rischiamo di essere il solo Paese che li spende per cose meno importanti e più vecchie, rispetto alla necessaria rivoluzione digitale. Come già detto, il documento di Renzi spinge molto in questa direzione. A questo punto, se c’è una coesione della politica e tra i ministeri, si può andare avanti. Serve anche una sintonia tra Governo e Agenzia per l’Italia Digitale e non so se finora c’è stata, come mostra il ritardo dello Statuto.
Il Parlamento che ruolo potrebbe avere?
Un centinaio di parlamentari sta spingendo per la nascita di una Commissione ad hoc per il digitaleForse quella proposta è eccessiva, ma può essere opportuno che i programmi dell’Agenda passino nelle commissioni parlamentari competenti, per avvallare l’idea che vadano assegnati a questo scopo i miliardi della nuova programmazione europea.
Circola un’altra idea, nelle sale della Presidenza del Consiglio: un ministro del digitale, da varare con il prossimo rimpasto di Governo
Forse un ministro dedicato all’Agenda digitale è troppo. Ma non sarebbe sbagliato avere un ministro con una delega specifica. Anzi, sarebbe un punto importante per mettere al centro della discussione politica la questione digitale. Un Paese che rallenta la rivoluzione digitale perché ci mette un anno per approvare lo Statuto non so se è più imbarazzante o più inquietante. Non ha colto una contraddizione che c’è stata finora: ha messo commissari per lo spending review e allo stesso tempo ha ostacolato il principale strumento per farla, cioè il digitale. Forse ormai questo è un problema superato: staremo a vedere.