Guai a interdire il web. Secondo i delegati del Cocer, la rappresentanza militare, c’è un artefatto problema di comunicazione col ministro della Difesa, Mario Mauro, a causa dell’ammiraglio Luigi Binelli Mandelli, capo di stato maggiore della Difesa. Il Cocer, convocato il 9 gennaio da Mauro, rifiutò l’incontro, annunciandolo con tre delibere e una serie di comunicati stampa.
La rappresentanza militare non condivideva i tagli alle forze armate e – condivisibile o meno – tale posizione voleva che giungesse al ministro, come del resto prevede la legge. Erano a un passo dalla rivolta e il ministro lo apprese per vie traverse. Corse ai ripari inviando la sua portavoce, Roberta De Marco, a calmare gli animi dei mugugnanti; le ragioni dei quali non erano peregrine se, a tarda notte, vi fu un incontro segreto fra il Cocer e il ministro, dal quale fu escluso l’ammiraglio Binelli Mandelli, che minacciava provvedimenti disciplinari.
Tutto questo accade – anche e non per caso – perché il portale difesa.it non ha un sito dedicato al Cocer, al contrario di quanto invece è concesso ad altri organismi della Difesa, legittimi quanto il Cocer, ma non cruciali del pari.
Se il sito istituzionale del Cocer fosse stato operante, tutte le sue delibere e i suoi comunicati stampa sarebbero stati noti al ministro, invece di essergli nascosti, come il ministro ha appreso nel corso della riunione notturna e, ohibò, segreta.
Segretezza e democrazia non si amano, neppure se gli ammiragli sono miopi e accecano la democrazia ai tempi del web, illudendosi che la realtà s’uniformi a corti e nebbiosi orizzonti.