LA PROPOSTA

Digital advertising, nuove regole Ue sugli spot politici: stretta sulla privacy

Norme più rigide sull’utilizzo dei dati sensibili e maggiore trasparenza a carico della piattaforme online. Si punta a far entrare in vigore il dispositivo entro l’inizio del 2023, prima delle elezioni del Parlamento europeo

Pubblicato il 26 Nov 2021

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La Commissione Europea ha lanciato una proposta per regolamentare le iniziative di pubblicità politica, introducendo obblighi di trasparenza per i marketer e rigorosi limiti all’uso delle informazioni personali sensibili.

La proposta è stata pubblicata ieri con l’obiettivo di salvaguardare il processo elettorale e il dibattito democratico da manipolazioni e interferenze. La Commissione punta a far entrare in vigore il dispositivo entro la primavera del 2023, un anno prima delle prossime elezioni del Parlamento europeo.

Promuovere l’emancipazione, limitare la manipolazione

La pubblicità politica online è stata oggetto di un controllo crescente a partire dallo scandalo di Cambridge Analytica nel 2018. Le rivelazioni hanno fatto luce sulle pratiche di raccolta dei dati durante le elezioni presidenziali statunitensi del 2016, che presumibilmente hanno fatto oscillare voti decisivi a favore di Donald Trump attraverso tecniche di microtargeting. L’esecutivo dell’Ue cerca dunque di limitare pratiche che, nell’ambito delle campagne politiche, ritiene possano incidere negativamente sulla libertà di opinione e di informazione, presupposti fondamentali per l’esercizio del diritto di voto.

Le nuove tecnologie dovrebbero essere strumenti di emancipazione, non di manipolazione. Questa proposta ambiziosa porterà un livello di trasparenza senza precedenti alla campagna politica e limiterà le tecniche di targeting opache”, ha affermato la vicepresidente della Commissione Vera Jourová.

Quattro associazioni europee che rappresentano l’industria radiotelevisiva hanno accolto con un documento congiunto la proposta rilevando come la severa regolamentazione a cui sono soggette per la pubblicità politica dovrebbe essere rispecchiata anche online. “Questa asimmetria normativa non è solo dannosa per il processo democratico, ma contribuisce anche al crescente squilibrio tra intermediari online e servizi media”, si legge nella nota riportata da Euractiv.com.

Cosa comporta il nuovo regolamento

L’ambito di applicazione del regolamento include i contenuti sponsorizzati da attori politici e qualsiasi annuncio specifico che mira a influenzare un processo legislativo o una votazione. In base alle nuove regole, all’atto pratico le piattaforme online come Google e Facebook dovrebbero mostrare in modo ben visibile il nome di uno sponsor. Un avviso di trasparenza dovrebbe anche spiegare perché qualcuno vede un annuncio, chi lo ha pagato, quanto costa e il suo scopo. Le piattaforme dovranno inoltre consentire agli utenti di segnalare violazioni tramite strumenti facilmente accessibili e di facile utilizzo. Il servizio online dovrebbe quindi informare gli utenti interessati delle azioni intraprese e del risultato.

Su richiesta, gli inserzionisti dovrebbero infine condividere le informazioni sugli annunci politici con le autorità competenti o altre “parti interessate”, inclusi ricercatori, giornalisti, Ong, organismi politici autorizzati dalla legislazione nazionale e osservatori internazionali. I responsabili marketing dovranno anche includere menzioni dei ricavi generati dalla pubblicità politica nella loro dichiarazione finanziaria annuale. La Commissione può aggiungere, modificare o rimuovere elementi dagli obblighi di trasparenza in un secondo momento tramite atti delegati.

In una dichiarazione pubblica, un gruppo di campagna del partenariato europeo per la democrazia ha criticato la vaghezza delle definizioni contenute nella proposta. Si sostiene che potrebbe portare le piattaforme a creare un elenco di criteri che classificherebbero automaticamente un annuncio come politico. Ciò potrebbe comportare la limitazione delle attività di raccolta fondi delle Ong che lavorano in materia di migrazione, clima o discriminazione di genere senza affrontare le campagne di interferenza straniera.

La stretta sui dati sensibili

La proposta legislativa introduce un divieto generale di utilizzare informazioni sensibili per indirizzare annunci politici senza il consenso esplicito degli utenti. Queste limitazioni riguardano dati su razza, opinioni politiche, credenze religiose, orientamento sessuale, condizioni di salute e affiliazione sindacale.

Il divieto però non si applica ai sindacati o alle organizzazioni con una specifica natura religiosa o politica che potranno comunque raggiungere i propri iscritti. Quando i dati sensibili sono trattati per la pubblicità mirata sulla base di queste eccezioni, il regolamento introduce misure aggiuntive, in particolare spiegando la politica interna per queste tecniche di targeting, conservando registrazioni dei parametri e della fonte dei dati personali utilizzati.

Inoltre, secondo il regolamento i professionisti del marketing, dovranno essere in grado di spiegare la logica alla base del targeting, una misura di trasparenza intesa a limitare l’uso di strumenti automatizzati basati sull’intelligenza artificiale che spesso vanno dietro la comprensione dei loro sviluppatori.

L’applicazione sarà effettuata a livello nazionale dalle autorità competenti nominate dai governi dell’Ue. Le autorità di protezione dei dati controlleranno il trattamento delle informazioni personali. Le sanzioni devono essere decise anche dai paesi dell’Ue a condizione che siano proporzionate, effettive e dissuasive.

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