Italia premiata sulle infrastrutture e il 5G e a “bocciata” su competenze digitali di base. In chiaroscuro l’adozione delle tecnologie nelle imprese, con il cloud ormai diffuso ma big data e Ai troppo poco presenti nel nostro sistema produttivo. Ancora insufficienti i servizi online offerti dalla Pubblica amministrazione, anche se l’Italia migliora. Ma il nostro Paese è all’avaguardia nel calcolo ad alte prestazioni e nell’informatica quantistica. È quanto evidenzia il primo Rapporto sullo Stato del Decennio digitale, pubblicato dalla Commissione europea che manda in pensione l’ indice Desi e che fornisce uno sguardo completo sui progressi verso il raggiungimento della trasformazione digitale per un’Europa resiliente, competitiva e “digitalmente sovrana”. La Commissione ha valutato le prestazioni dei paesi Ue verso gli obettivi al 2030 incentrati su quattro pilastri principali: competenze digitali, infrastrutture digitali, digitalizzazione delle imprese, compreso l’uso dell’intelligenza artificiale (Ai) e digitalizzazione dei servizi pubblici.
L’Italia – si legge nella scheda sul nostro paese – ha compiuto progressi significativi in termini di infrastrutture, ma si colloca al di sotto della media Ue per quanto riguarda le competenze e alcuni aspetti della digitalizzazione dei servizi pubblici. “Le strategie adottate su cloud, blockchain, intelligenza artificiale e, recentemente, sulla sicurezza informatica, insieme alle riforme e agli investimenti previsti dal Piano di ripresa e resilienza, creano un solido quadro normativo per realizzare una trasformazione digitale sostenibile e inclusiva”, aggiunge la valutazione della Commissione europea.
Decennio digitale: Italia al palo sulle competenze
Per quanto riguarda le competenze digitali, dice Bruxells, i progressi dell’Italia “rimangono lenti e contribuiscono solo modestamente al traguardo del Decennio digitale”. Solo il 46% della popolazione possiede competenze di base. Ciò compromette la capacità di beneficiare delle opportunità digitali e di esercitare la cittadinanza digitale e ha un impatto negativo sull’inclusività dell’Italia.
Il Pnrr ha dato importanza allo sviluppo di nuove competenze e all’aggiornamento dei profili professionali, ma il numero di imprese che offrono effettivamente formazione ai propri dipendenti è ancora insufficiente, rileva Bruxelles. Il numero di laureati in tecnologie informatiche e della comunicazione (Ict) rimane significativamente al di sotto delle ambizioni perché l’Italia “non è in grado di soddisfare la domanda delle imprese di professionisti qualificati”. Anche se l’offerta formativa si sta evolvendo ed è stata ampliata da nuove offerte formative flessibili incentrate su scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, la quota di laureati Ict rimane all’1,5%, un valore insufficiente e significativamente inferiore alla media Ue del 4,2%. Inoltre, la percentuale di donne tra gli specialisti Ict è del 16%, ben al di sotto della media Ue del 18,9%.
Bruxelles ritiene che l’Italia dovrebbe intensificare gli sforzi sulle competenze digitali, in particolare nella riqualificazione della propria forza lavoro. Inoltre, dovrebbe introdurre previsioni sulle competenze per soddisfare le esigenze del mercato del lavoro e migliorare la cooperazione, in particolare con l’industria e la società civile. L’Italia dovrebbe aumentare la capacità dei sistemi educativi di formare più specialisti Ict, sfruttando i finanziamenti del Recovery fund.
Reti Vhcn, Italia ancora sotto la media Ue
Opposto il quadro sull’infrastruttura digitale, dove la Commissione riconosce “notevoli progressi verso il raggiungimento degli obiettivi”. Per quanto riguarda la rete fissa ad altissima capacità (Vhcn), l’Italia rimane ancora al di sotto della media Ue (54% delle famiglie contro il 73% nella Ue), nonostante un salto di 10 punti percentuali tra il 2021 e il 2022.
Inoltre, tutta la copertura Vhcn in Italia è fornita tramite Fttp e resta il divario tra città e zone rurali: solo 26% di queste ultime è coperto dalla banda ultra-larga fissa. La tecnologia del fixed wireless access (Fwa) può aiutare a colmare il gap più velocemente, scrive la Commissione, aggiungendo che “sono necessari ancora significativi investimenti per raggiungere il target del decennio digitale del 100% delle case raggiunte da Vhcn entro il 2030″.
Sul versante positivo, la percentuale di famiglie che utilizzano una connessione a banda larga fissa di almeno 100 Mbps è del 60% (superiore alla media dell’Ue del 55%) ed è aumentata significativamente, di 8 punti percentuali, tra il 2021 e il 2022. Nel 2022, l’Italia ha fatto progressi riguardo alla percentuale di famiglie con una connessione a banda larga fissa di almeno 1 Gbps, che ha raggiunto il 13,4% ed è in linea con la media dell’Ue del 13,8%.
L’Italia ha progredito su diverse misure del Pnrr legate agli obiettivi e alle finalità del Decennio Digitale sia per la copertura della banda larga fissa che mobile (il nostro Pnrr prevede un’allocazione di 6,7 miliardi di euro per sostenere la realizzazione delle infrastrutture di connettività, la più alta tra tutti gli Stati membri).
Italia al top sul 5G. Ma c’è il nodo emissioni
L’Italia ha raggiunto una copertura nazionale del 5G nel 2021 e il 93% dello spettro armonizzato è stato assegnato nel 2023. Per quanto riguarda la copertura del 5G sulla banda di frequenza 3,4-3,8 GHz, che è molto importante per abilitare applicazioni avanzate, la percentuale complessiva di famiglie coperte è dell’80%.
L’adozione della banda larga mobile in Italia è inferiore alla media dell’Ue (80% contro il 87%), nonostante un aumento del 10% tra il 2018 e il 2021 (dal 70% all’80%).
Alcuni attori del settore hanno evidenziato che problemi strutturali probabilmente ritarderanno i progressi verso gli obiettivi di connettività del Decennio digitale in Italia. Tra questi si includono il peso degli oneri amministrativi e burocratici sugli operatori, in particolare i permessi di costruzione e altre questioni impreviste, come l’aumento dei prezzi dovuto all’inflazione.
La Commissione evidenzia anche che uno dei fattori limitanti per la diffusione del 5G, in particolare per le offerte standalone, è il limite alle emissioni elettromagnetiche – una questione che l’attuale governo ha lasciato in stand-by.
Chip e cloud, l’Italia rafforza la sua posizione
Continua a rafforzarsi la posizione nei settori delle tecnologie dei semiconduttori e del cloud computing. Gli investimenti nell’ambito del Pnrr comprendono il sostegno alla partecipazione all’importante progetto di comune interesse europeo (Ipcei) “microelettronica e tecnologie della comunicazione” con 10 partecipanti diretti attivi in un’ampia gamma di applicazioni.
L’Italia è all’avanguardia nel calcolo ad alte prestazioni e nell’informatica quantistica. Leonardo, un sistema di supercalcolo di livello mondiale sviluppato e assemblato in Europa, è attualmente il quarto supercomputer più potente al mondo e sarà ulteriormente migliorato fino a diventare uno dei primi computer quantistici costruiti in Europa.
Nel marzo 2023 l’Italia ha lanciato TeRABIT, un’infrastruttura basata sull’ultima generazione di fibre ottiche dedicate, che consentono lo scambio di dati a velocità di terabit (1 000 miliardi di bit al secondo). Diversi operatori stanno iniziando a implementare un’infrastruttura cloud più decentralizzata, in particolare per superare potenziali problemi di congestione e ottimizzare il servizio video.
Digitalizzazione delle imprese italiane in chiaroscuro
Per quanto riguarda la digitalizzazione delle imprese, la maggior parte delle pmi ha almeno un livello base di intensità digitale in linea con la media Ue (70% rispetto alla media del 69% nel 2022). I progressi sono stati particolarmente forti nell’uso delle fatture elettroniche, superando la media con il 95% (nel 2020), così come la percentuale del fatturato delle pmi derivante dall’e-commerce ha raggiunto il 14% (nel 2022).
Tuttavia, “si potrebbe fare di più in relazione all’aggiornamento delle tecnologie digitali avanzate”: mentre, nel 2021, il cloud è stato utilizzato dal 52% delle imprese, ben al di sopra della media Ue del 34%, il quadro è diverso per i big data (nel 2020, solo il 9% delle imprese li ha utilizzati) e l’intelligenza artificiale (nel 2021, solo il 6% ha utilizzato l’Ai)
L’Italia partecipa attivamente alla rete European digital innovation hub con 13 unità selezionate. Nonostante queste misure, la possibilità per le startup di espandersi in Italia rimane limitata rispetto ad altri Stati membri.
L’Italia “dovrebbe rafforzare i propri sforzi per incoraggiare l’imprenditorialità nei settori digitali”, afferma il report europeo.
Servizi pubblici online: l’Italia deve accelerare
Per quanto riguarda infine i servizi pubblici, l’Italia ottiene un punteggio inferiore alla media Ue (di 70 punti) nella fornitura di servizi digitali ai cittadini (punteggio 68 contro 77) e alle imprese (punteggio 75 contro 84).
Tuttavia, nonostante i ritardi accumulati negli ultimi anni, sono stati compiuti maggiori sforzi in relazione a disponibilità, efficienza e sicurezza delle infrastrutture digitali; interoperabilità di dati e informazioni tra le pubbliche amministrazioni; attuazione del sistema fondato sul principio “once-only” (le pubbliche amministrazioni dovrebbero garantire che cittadini e imprese forniscano le stesse informazioni una sola volta ad una pubblica amministrazione); l’incremento dell’utilizzo dell’identità digitale; completamento del sistema di cartella clinica elettronica.
Le recenti misure adottate per garantire servizi pubblici più incentrati sull’utente e per migliorare l’accessibilità dei servizi pubblici digitali “probabilmente incoraggeranno ulteriormente il pubblico a utilizzare i servizi pubblici digitali da parte dei cittadini”, afferma la Commissione europea. L’Italia “dovrebbe intensificare gli sforzi per digitalizzare i servizi pubblici. In particolare, dovrebbe accelerare l’attuazione delle misure esistenti e pianificate”.
La relazione sul Decennio digitale europeo: il quadro
La relazione del 2023, che è la prima di una serie di relazioni annuali, è un invito agli Stati membri ad agire collettivamente per colmare le attuali lacune negli investimenti, accelerare la trasformazione digitale in Europa e intensificare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi del programma politico per il decennio digitale.
Le raccomandazioni orizzontali del rapporto 2023 e le raccomandazioni specifiche per paese presentano una via da seguire chiara e operativa, indica la Commissione. Le raccomandazioni saranno la base per la discussione e la collaborazione tra la Commissione e gli Stati membri su come raggiungere gli obiettivi comuni. Questo lavoro sarà sostenuto attraverso l’attuazione di progetti multipaese su larga scala, compresi i nuovi Consorzi europei per le infrastrutture digitali (Edic).
Questi i risultati principali.
Infrastruttura digitale. Attualmente, le reti in fibra raggiungono solo il 56% delle famiglie, mentre la copertura 5G si attesta all’81% della popolazione, scendendo al 51% nelle aree rurali. L’implementazione di reti 5G stand-alone è in ritardo e il 5G non soddisfa i requisiti di qualità delle imprese e degli utenti finali. Il 55% delle famiglie rurali non è ancora servito da alcuna rete avanzata e il 9% non è ancora coperto da alcuna rete fissa. Sono necessari ulteriori investimenti fino ad almeno 200 miliardi di euro per garantire una copertura gigabit completa in tutta l’Ue e una copertura 5G in tutte le aree popolate.
Semiconduttori. L’obiettivo attuale per il 2030 è che l’Ue raddoppi la sua quota nel valore della produzione globale di semiconduttori all’avanguardia, passando dall’attuale 10% al 20% della quota di mercato globale in valore. Per raggiungere questo obiettivo, il Chips act, entrato in vigore il 21 settembre 2023, mira a sviluppare un ecosistema fiorente di semiconduttori e catene di approvvigionamento resistenti. Gli Stati membri dovrebbero promuovere politiche e investimenti nazionali per stimolare ulteriormente le capacità di progettazione e produzione di Chip a livello nazionale e per potenziare le competenze locali nelle tecnologie avanzate in tutti i settori.
Digitalizzazione delle imprese. Gli obiettivi fissati al 2030 sono ambiziosi ma, per ora, lontani. Almeno il 75% delle imprese dell’Ue dovrebbe adottare servizi di cloud computing, big data e/o intelligenza artificiale (Ai); più del 90% delle piccole e medie imprese dovrebbe raggiungere almeno un livello base di intensità digitale; il numero di unicorni europei dovrebbe raddoppiare. Ma, senza ulteriori investimenti e incentivi, la traiettoria prevista indica che entro il 2030 solo il 66% delle aziende utilizzerà il cloud, il 34% i big data e il 20% l’Ai. Inoltre, sulla base degli ultimi dati disponibili, solo il 69% delle Pmi dell’Ue raggiunge un livello base di intensità digitale, con progressi diseguali e insufficienti tra gli Stati membri.
Servizi pubblici online e digital euro. l’obiettivo del Decennio digitale è il 100% di accessibilità online dei principali servizi pubblici e, se del caso, la possibilità per i cittadini e le imprese dell’Unione di interagire online con le pubbliche amministrazioni, l’accesso online alle loro cartelle cliniche elettroniche per il 100% dei cittadini dell’Unione e l’accesso all’identificazione elettronica sicura (eId) per il 100% dei cittadini dell’Unione.
Molti Stati membri sono ben posizionati per realizzare la piena digitalizzazione dei servizi pubblici e delle cartelle cliniche, nonché la diffusione dell’eId per i loro cittadini. Tuttavia, sono necessari investimenti significativi per migliorare la disponibilità e le prestazioni transfrontaliere dei servizi pubblici. Per quanto riguarda l’European Digital identity wallet, il suo pieno dispiegamento è in corso: dovrebbe essere completato entro il 2030 e integrato dal Digital euro, proposto nel giugno 2023.
Competenze digitali. L’Ue si impegna ad aumentare le competenze digitali di base tra almeno l’80% delle persone di età compresa tra 16 e 74 anni e a raggiungere 20 milioni di specialisti Ict entro il 2030. Tuttavia, il rapporto mostra che entro il 2030 e nelle condizioni attuali, solo il 59% della popolazione padroneggerà almeno le competenze digitali di base e il numero di specialisti Ict non può superare i 12 milioni. Gli Stati membri devono dare priorità agli investimenti in istruzione e competenze di alta qualità e promuovere la partecipazione delle donne alle Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) fin dalla tenera età.
I prossimi passi
La relazione della Commissione include raccomandazioni su azioni, misure e politiche in settori in cui i progressi sono insufficienti. Gli Stati membri illustreranno le azioni che intendono intraprendere per raggiungere gli obiettivi e i traguardi nelle loro tabelle di marcia nazionali che saranno pubblicate entro il 9 ottobre.
Entro due mesi dall’adozione della relazione, la Commissione e gli Stati membri discuteranno le osservazioni preliminari, con particolare attenzione alle raccomandazioni formulate dalla Commissione nella sua relazione.