“Dobbiamo affrontare la duplice transizione Digital&Green in condizioni impari rispetto a chi può mobilitare, su scala continentale, risorse finanziarie imponenti e può contare su posizioni di monopolio in componenti fondamentali per le transizioni, dalle terre rare a commodities essenziali”.
Su questa premessa Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, apre i lavori dell’Assemblea annuale degli industriali con una richiesta esplicita alle istituzioni: “Nella grande sfida internazionale alle sovvenzioni nazionali l’Italia rischia di perdere se stessa, le sue eccellenze, il suo lavoro. Il lavoro, le imprese e l’industria italiana non lo vogliono né se lo meritano. Noi chiediamo solo di poterci impegnare con eguali opportunità, perché un mondo avanzato diviso per scalini di sovvenzioni nazionali è la negazione della nostra scelta europea e occidentale“.
Mercato unico a rischio senza fondi sovrani comuni europei
Bonomi ha fatto presente che “tutte le nuove penetranti regolazioni come il Fit for 55 e quelle per accrescere l’indipendenza dell’industria europea sulle materie prime, come Net Zero Industrial Act e il Raw Material Act, sono state assunte dalla Commissione UEe senza una dotazione finanziaria comune, mentre, peraltro, la politica monetaria della Bce cambiava di segno e all’orizzonte appariva il rientro in vigore di un, sia pur modificato, Patto di stabilità. Tutto ciò ci ha fortemente allarmato: abbiamo tentato in tutti i modi, nei quotidiani dialoghi con le nostre omologhe associazioni tedesche e francesi, così come in BusinessEurope, di sottolineare il rischio che, senza fondi sovrani comuni europei, nei prossimi anni si spezzerà il mercato unico. Perché ricorrere alle sole deroghe al divieto di aiuti di Stato per realizzare obiettivi così impegnativi, condizionandoli solo agli spazi di agibilità fiscale dei singoli Stati membri, condannerà l’industria di molti paesi europei a perdere la gara. Ed è una minaccia serissima per l’Italia, il Paese della seconda manifattura europea“.
Il bilancio pubblico unico, osserva Bonomi, è importante “per il futuro di un’Europa di democrazia, libertà ed economia di mercato”. Secondo il presidente di Confindustria “si comprende benissimo che un’espansione ingente del debito comune contratto a livello europeo non può reggere senza un’espansione del sottostante bilancio comune europeo che, in questo 2023, a stento, è pari a 187 miliardi di euro. Noi continueremo a batterci perché crescano le risorse e i progetti gestiti dall’Europa in senso cooperativo”.
Mercato del lavoro più inclusivo verso giovani e donne
Serve “un cambio di rotta” per rendere il lavoro “più inclusivo, soprattutto nei confronti di giovani e donne”, ha poi fatto presente Bonomi. “Servono politiche industriali e politiche per il lavoro capaci di creare un mercato in cui concorrenza leale e competitività siano assunte come valori imprescindibili. Su come lo stato adempia a questi doveri – ha osservato il presidente – noi, come imprese, sappiamo che la realtà è molto diversa. Ora serve, dunque, una correzione di rotta, capace di promuovere tutte le condizioni affinché il diritto al lavoro sia effettivo e trovino compimento i principi costituzionali. Dobbiamo migliorare l’inclusività del nostro mercato del lavoro, soprattutto nei confronti dei giovani e delle donne e garantire la piena realizzazione dei diritti che enunciamo. Non è sufficiente introdurre obblighi per legge, servono interventi e politiche coerenti”.
Correggere al ribasso l’accelerazione di obiettivi e investimenti
“Se non vogliamo trovarci con migliaia e migliaia di lavoratori disoccupati nelle piazze, se non vogliamo regalare ulteriori ragioni a chi lavora per alimentare la sfiducia e la destabilizzazione, la demagogia e il populismo, allora delle due l’una – ha concluso Bonomi -. O dopo le prossime elezioni europee si aprirà uno scenario per il quale l’Unione Europea sarà in grado di riprendere il cammino di maggior integrazione realizzato nel Covid e poi interrotto, oppure, in nome della ragionevolezza, bisognerà correggere al ribasso l’accelerazione degli obiettivi e degli investimenti necessari a realizzarli in così pochi anni e con tale disparità di risorse“.