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Digital & Green: la strategia Cdp per mitigare i rischi sulle materie prime critiche

Al 2050 la domanda annua di litio da parte della Ue potrebbe aumentare di 56 volte, quella di cobalto di 15 e per le terre rare potrebbe decuplicarsi. Secondo gli analisti di Cassa depositi e prestiti le politiche di economia circolare non bastano: servono investimenti in tecnologie, capacità e competenze e bisogna rilanciare le attività di estrazione mineraria e puntare sui partenariati strategici

Pubblicato il 03 Mar 2023

terre rare

La transizione digitale e ecologica dipende dalla disponibilità di materie prime critiche come litio, cobalto, bauxite e terre rare e l’Unione europea rischia un forte svantaggio competitivo perché priva di questi minerali. Una prima soluzione è il riciclo, ma non basta: per promuovere l’autonomia strategica dell’Ue è importante investire in tecnologie, capacità e competenze, rilanciare le attività di estrazione mineraria in chiave sostenibile e consolidare le relazioni commerciali con Paesi terzi ricchi di materie prime critiche. È quanto si legge nel brief realizzato dagli analisti di Cassa depositi e prestiti (Cdp) dal titolo “Transizione ecologica e digitale: il punto sulle materie prime critiche”.

Transizione digitale & green a rischio in Ue

I Paesi dell’Unione europea evidenziano una dipendenza dalle importazioni di materie prime critiche superiore all’80% e hanno spesso un ruolo marginale nelle catene del valore delle tecnologie che ne fanno uso. L’industria europea rischia non solo di perdere rilevanza nelle filiere strategiche per la transizione ecologica e digitale, ma di compromettere la capacità di centrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile, inclusivo e duraturo alla base di Green deal e Digital compass. Basti pensare che i minerali strategici e le terre rare sono essenziali per la produzione di pannelli fotovoltaici, batterie e turbine eoliche e hanno un impatto in molte delle tecnologie usate nei settori delle energie rinnovabili, della mobilità elettrica, della difesa e dell’aerospazio.

In uno scenario coerente con la neutralità climatica, lo studio degli analisti di Cdp segnala, a titolo esemplificativo, che secondo le stime della Commissione europea al 2050 la domanda annua di litio da parte della Ue potrebbe aumentare di 56 volte rispetto ai livelli attuali, quella di cobalto di 15, mentre per le terre rare potrebbe moltiplicarsi per dieci.

Nell’attuale contesto di fragilità degli equilibri internazionali la Ue risulta, dunque, esposta a potenziali interruzioni nelle forniture di materie prime critiche a causa della limitata produzione interna e della dipendenza dagli approvvigionamenti da Paesi caratterizzati da elevato rischio geopolitico.

L’economia circolare come prima soluzione

Ci sono, tuttavia, alcune attività che, se messe in atto, potrebbero aiutare molto nella mitigazione dei rischi di approvvigionamento. La prima che viene evidenziata dagli analisti di Cdp è il riciclo: l’economia circolare  può fornire un contributo importante per attenuare il disallineamento tra domanda e offerta.

Al 2040, per esempio, tramite il riciclo delle batterie esauste, la Ue potrebbe soddisfare oltre la metà della domanda di litio (52%) e di cobalto (58%) attivata dalla mobilità elettrica.

In particolare potenzialità interessanti derivano dal riciclo dei prodotti tecnologici dismessi, in forte crescita e a elevata concentrazione di materie prime critiche, così come quello dei rifiuti estrattivi, in Italia stoccati in grandi quantità e possibile fonte alternativa di materie prime seconde.

Il riciclo ha tuttavia dei limiti legati alla fattibilità economica, a sistemi di raccolta imperfetti, a una crescente complessità dei prodotti da riciclare e alle aree grigie nel trattamento e nell’esportazione dei rifiuti elettronici.

Oltre il riciclo: gli investimenti e le partnership 

La circolarità è dunque importante ma non è sufficiente ad assicurare l’autonomia strategica dell’Ue. Sono necessarie ulteriori attività funzionali alla strategia di mitigazione dei rischi di approvvigionamento.

In particolare occorrono investimenti in tecnologie, capacità e competenze per gestire all’interno dei confini comunitari il ciclo di vita delle materie prime critiche, incrementando la resilienza degli ecosistemi industriali.

Andrà anche rilanciata l’attività di estrazione mineraria in chiave sostenibile sul territorio comunitario.

Infine, l’Ue dovrebbe puntare sui partenariati strategici che consolidino le relazioni commerciali con Paesi terzi ricchi di materie prime critiche. In particolare, evidenzia il brief, l’Italia potrebbe beneficiare dagli accordi già chiusi tra il 2021 e il 2022 con il Canada in quanto fornitore rilevante di cobalto, indio, niobio e titanio, l’Ucraina, che ha disponibilità digallio, scandio e titanio), il Kazakhistan, esportatore di fosforo, barite e berillio, e la Namibia, ricca di terre rare pesanti e di promettenti giacimenti di cobalto, litio, niobio, tantalio.

Sarà cruciale – prosegue il documento – persistere nell’impegno dei partenariati strategici in un’ottica di friend-shoring, nonché muoversi nella direzione di un rafforzamento dell’asse euro-atlantico evitando iniziative che alterino i buoni rapporti con i partner occidentali.

Lo scenario geopolitico

Oggi la Cina è il principale player mondiale nel mercato delle materie prime critiche e, si legge nel report, “ha sempre più spesso utilizzato la propria posizione dominante nelle catene di approvvigionamento globali come strumento di politica estera” e “potrebbe attuare misure più restrittive sulle esportazioni al fine di soddisfare la crescente domanda interna”.

Sul fronte opposto, gli Stati Uniti stanno puntando a rafforzare la propria attività estrattiva, avvalendosi delle deroghe previste dal Defense production act, considerando l’autonomia tecnologica un tema di difesa nazionale, e a incentivare l’acquisto di prodotti contenenti materie prime raffinate negli Usa (o, al momento, in Canada e Messico).

Tra i due poli l’Ue cerca di trovare la sua soluzione. Entro la fine di marzo dovrebbe essere emanato lo European Critical raw materials act, incentrato sulla diversificazione degli approvvigionamenti e sulla promozione della circolarità. La legge nuove dalla consapevolezza che, in assenza di un’attenta politica industriale, la dipendenza sulle materie prime critiche innesta una fragilità nel sistema produttivo e nella sicurezza europei.

Intanto in Italia, nei giorni scorsi, è stato attivato il “Tavolo nazionale per le materie critiche” promosso nel nuovo format dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy e dal Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, con tutti gli attori pubblici e privati.

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