L’INTERVENTO

Digital & green, Meloni: “Un controsenso computare gli investimenti in deficit-Pil”

La presidente del Consiglio sulla revisione delle regole fiscali europee: “Continueremo a sostenere la necessità di scorporare, in tutto o in parte, queste voci. L’Unione europea ha individuato nella doppia transizione il pilastro del futuro, serve un patto di crescita e stabilità, non di stabilità e crescita, altrimenti si rischia di minare l’obiettivo”. Disco verde al Ddl Incentivi

Pubblicato il 25 Ott 2023

giorgia meloni

Gli investimenti nella transizione digitale e green e nella difesa non vanno computati nei parametri deficit-pil: lo ha dichiarato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nelle comunicazioni in Senato in vista del Consiglio europeo.

Calcolare questi investimenti “che ci vengono promossi, anche da Bruxelles” nei parametri deficit-pil sarebbe “un controsenso che rischia di minare proprio gli obiettivi di sostenibilità e di sicurezza che ci siamo dati”, ha affermato Meloni. “Per questo continueremo a sostenere la necessità di scorporare, in tutto o in parte, queste voci”.

Digital e green: investimenti fuori dal computo deficit/pil

“L’Unione europea ha individuato nella doppia transizione, verde e digitale, i pilastri della sua futura crescita”, ha evidenziato la premier. “In questa direzione ha da un lato orientato buona parte degli investimenti previsti dai Pnrr nazionali e dall’altro ha richiesto agli Stati membri ulteriori significativi sforzi di finanziamento di queste priorità”.

“Analogamente – ha proseguito Meloni – l’Unione ci chiede di continuare ad investire sulla difesa e sugli strumenti di sostegno all’Ucraina e noi non vogliamo, come detto, venir meno a questo impegno. In questo quadro computare questi investimenti che ci vengono promossi, anche da Bruxelles nei parametri deficit-pil, ci sembra un controsenso”.

Green Deal: “No alle tappe forzate”

Meloni ha anche affermato che l’Italia “sostiene” i programmi europei per la transizione verde e digitale e “ritiene che essi debbano essere adeguatamente finanziati”, ma “riteniamo anche che imporre a tappe forzate alcuni provvedimenti del Green Deal senza aver precedentemente agito per ridurre le nostre dipendenze strategiche sia un errore che rischia di impattare pesantemente sui cittadini che potrebbero trovarsi a pagare un prezzo insostenibile alla doppia transizione”.

Per questo, ha precisato la premier, “Il governo continuerà a sostenere in sede europea la necessità di un approccio pragmatico e non ideologico alla transizione, che noi vogliamo impostata su valutazioni di impatto ampie e affidabili, su criteri di gradualità e di sostenibilità economica e sociale, sul principio di neutralità tecnologica e su strumenti finanziari di incentivazione e di accompagnamento per le imprese e per i cittadini. La doppia transizione, se ben impostata, può essere uno straordinario strumento per rafforzare la competitività europea oppure, al contrario, se perseguita con un approccio miope, può portare ad una irreparabile desertificazione industriale del nostro continente. E noi questo non lo possiamo permettere”.

Regole fiscali: la crescita prima della stabilità

Per quanto riguarda “la revisione delle regole fiscali europee, un tema non formalmente in agenda in questo Consiglio, perché ancora in discussione al livello dei Ministri dell’economia”, la premier Meloni ha sottolineato nel suo intervento al Senato che il Governo italiano “ha un’impostazione chiara”: “Si deve trattare di un patto di crescita e stabilità, e non di un patto di stabilità e crescita”.

In Italia intanto muove i primi passi la riforma fiscale del Governo Meloni, che introduce, tra le altre norme, una serie di disposizioni per facilitare la digitalizzazione dei rapporti tra Stato, imprese e cittadini attraverso l’incremento dei servizi telematici.

Il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, in esame preliminare, due decreti legislativi di attuazione della legge 9 agosto 2023, n. 111, con la quale è stata per l’appunto conferita delega al Governo per la revisione del sistema tributario.

Il primo dl riguarda più in generale le modifiche allo Statuto dei diritti del contribuente, e dà attuazione alla delega relativa alla revisione dello Statuto dei diritti del contribuente e all’applicazione in via generalizzata del principio del contraddittorio. Il secondo è specificamente dedicato alla razionalizzazione e alla semplificazione delle norme in materia di adempimenti tributari, con focus sui canali digitali.

Disco verde al Ddl Incentivi

Con 163 voti a favore, nessun voto contrario e 93 astensioni, l’Aula della Camera ha dato il via libera al disegno di legge di delega al Governo per la revisione del sistema degli incentivi alle imprese e disposizioni di semplificazione delle relative procedure nonché in materia di termini di delega per la semplificazione dei controlli sulle attività economiche. Con l’esame di Montecitorio non sono state apportate modifiche rispetto al testo già approvato dal Senato, quindi il ddl è approvato definitivamente.

“Il ddl Incentivi consentirà una profonda revisione organica degli incentivi, con un nuovo sistema delle agevolazioni omogeneo, semplice, funzionale ed efficace. Una grande riforma per sostenere le imprese e facilitare la loro attività. Il nuovo impianto valorizzerà la certezza dell’orizzonte temporale e la pluriennalità delle misure, la misurabilità del loro impatto, il coordinamento con gli altri strumenti, la semplificazione e la digitalizzazione delle procedure nell’ambito di un univoco registro nazionale degli aiuti di Stato”, commenta il ministro per le Imprese e il made in Italy Adolfo Urso. “La ricognizione e la razionalizzazione delle misure di incentivazione esistenti permetterà di disboscare l’attuale giungla di agevolazioni che oggi conta quasi 2.000 incentivi, 229 sul piano nazionale e 1.757 a livello regionale: un vero ginepraio che troppo spesso complica la vita delle imprese, in particolar modo quelle piccole e medie o quelle straniere che vogliono investire in Italia, limitando al contempo l’efficacia delle misure sul sistema produttivo. Infine, novità molto attesa, viene affermato il principio della parità d’accesso agli incentivi per i professionisti, grazie a un emendamento riformulato dal governo che ne ha previsto l’equiparazione alle imprese nell’ammissione alle misure. Insomma, un provvedimento strategico per l’interesse nazionale e per supportare la competitività del nostro sistema Paese”.

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