rapporto eurostat

Digital intensity, le pmi italiane a metà strada in Europa



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Ci piazziamo all’undicesimo posto della classifica che mappa l’avanzamento dell’innovazione aziendale. Vola l’adozione del cloud: con il 61% siamo ben oltre la media Ue. Ma sulle competenze digitali c’è ancora molto da fare

Pubblicato il 29 apr 2024

Federica Meta

Giornalista



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Quasi la metà dei cittadini italiani non dispone di e-skill di base, il 40% delle pmi registra un’intensità digitale molto bassa ma il cloud vola. È la fotografia a doppia faccia scattata dall’ultimo rapporto Eurostat sul livello di digitalizzazione dei Paesi Ue.

Competenze e lavoro

Sul fronte competenze il nostro Paese registra un 45,8% di persone che non dispongono delle skill basilari a fronte di una media Ue che si attesta al 56%. Invece, la percentuale di persone con competenze digitali di base o superiori è più alta nei Paesi Bassi (83%) e in Finlandia (82%), davanti a Irlanda (73%), Danimarca (70%) e Repubblica ceca (69%).

Sfiorano invece i 10 milioni di persone nell’Ue lavorano come specialisti Ict, rappresentando quasi il 5% dell’occupazione totale. La percentuale di esperti è aumentata nell’ultimo decennio, aumentando dell’1,5 punti percentuali.

La quota pià alta di occupati si registra in Svezia (9%), Lussemburgo e Finlandia (entrambi 8%). Le quote più piccole sono state osservate in Grecia (2%) e Romania (3%). L’Italia si attesta al 19,3%.

Osservando la quota di donne nel settore Ict emerge che, nonostante un leggero aumento della quota di specialisti Ict di sesso femminile nell’ultimo decennio, gli specialisti Ict di sesso maschile superano ampiamente le loro controparti femminili (81% uomini rispetto al 19%). Le percentuali più elevate di donne che lavorano nel settore Ict sono state osservate in Bulgaria (29%), Estonia (27%) e Romania (26%), mentre le percentuali più piccole sono state riscontrate in Repubblica Ceca (12%) e Malta (14%).

La digitalizzazione delle Pmi

Il 59% di tutte le imprese dell’Ue ha raggiunto un livello base di intensità digitale. La quota per le piccole medie imprese è 58%, circa 30 punti percentuali (pp) al di sotto dell’obiettivo Ue 2030, mentre per le grandi imprese si attestava al 91%.

Le grandi imprese hanno una quota maggiore per l’intensità digitale molto elevata (26%) e alta (42%) rispetto a solo il 4% delle pmi con un livello molto elevato e quasi il 20% con un livello elevato di intensità digitale. La maggior parte delle pmi ha registrato livelli di intensità digitale bassi (34%) o molto bassi (42%). La percentuale di pmi con un livello base di intensità digitale variava dal 27% in Romania e dal 28% in Bulgaria all’80% in Svezia e all’86% in Finlandia.

L’Italia è dunque in linea con la media Ue: il 40% delle piccole è medie imprese registra un livello di intensità digitale basso.

Cloud tra i servizi più acquistati

Il 45% delle imprese nell’Ue ha acquistato servizi di cloud computing con le grandi aziende più propense a optare per soluzioni cloud rispetto alle pmi: il 78% delle grandi imprese ha acquistato servizi cloud, contro il 44% delle pmi.

Delle aziende che utilizzano il cloud computing, la maggioranza (83%) si è affidata al cloud per ospitare i propri sistemi di posta elettronica, il 68% lo ha utilizzato per archiviare file e il 66% per software da ufficio, come elaboratori di testi e fogli di calcolo. L’adozione del cloud varia in modo significativo tra i paesi dell’Ue, con le quote più elevate in Finlandia (78%), Svezia (72%) e Danimarca (70%). L’Italia si attesta al 61%.

Intelligenza artificiale, ancora scarso l’utilizzo

In Italia il 5% delle imprese utilizza l’intelligenza artificiale a fronte di una media Ue dell’8%. Come per il cloud computing, il suo utilizzo è più comune nelle grandi imprese (30%) che nelle pmi (7%). Tra i paesi dell’Ue, l’uso delle tecnologie IA è stato più elevato in Danimarca e Finlandia (entrambi al 15%), seguiti da Lussemburgo e Belgio (entrambi al 14%). Al contrario, il valore più basso si è registrato in Romania (2%), Bulgaria, Polonia, Ungheria e Grecia (tutti al 4%).

E-commerce e home entertatinment in volata

Vola invece il commecio elettronico. Il 75% di persone nell’Ue ha riferito di aver acquistato o ordinato beni o servizi online, in aumento rispetto al 57% del 2013. Lo comunica Eurostat. La percentuale di utenti Internet che hanno acquistato beni o servizi via Internet nei 12 mesi precedenti varia dal 54% in Bulgaria e dal 55% in Romania al 93% sia nei Paesi Bassi che in Irlanda. L’e-commerce è più popolare tra le persone di età compresa tra 16 e 24 anni (82%), rispetto a quelle di età compresa tra 25 e 64 anni (78%). Nel frattempo, più della metà (52%) delle persone di età compresa tra 65 e 74 anni ha effettuato acquisti online anche nel 2023.

Il 70% acquista vestiti, scarpe o accessori, il 36% biglietti per eventi culturali o di altro tipo, il 35% garda o scarica film e serie in streaming, mentre il 33% affitta un alloggio, come una camera, un appartamento o una casa, tramite un sito web o un’app. Il 33% compra il servizio di trasporto, il 30% ordina consegne dai ristoranti e il 28% ha acquistato cosmetici. Per quanto riguarda l’acquisto di vestiti, scarpe e accessori, Cipro registra la quota più alta di acquirenti online che hanno ordinato vestiti (82%), davanti a Romania (80%) e Bulgaria (78%). Al contrario, le proporzioni più piccole sono state riscontrate tra gli acquirenti online in Lettonia (56%), Estonia (57%) e Finlandia (58

Sebbene lo shopping online offra numerosi vantaggi, i clienti possono anche incontrare problemi quando acquistano online, evidenzia Eurostat. Tra le persone che avevano acquistato online negli ultimi 3 mesi, il 33% ha riscontrato problemi durante gli acquisti online tramite sito web o app. Nei paesi dell’Ue, le quote maggiori di acquirenti online che hanno riscontrato problemi sono state registrate in Lussemburgo (56%), Paesi Bassi (55%) e Spagna (50%). Al contrario, il Portogallo ha la percentuale più bassa di acquirenti online che hanno riscontrato problemi durante gli acquisti online (4%), seguito da Lettonia (14%) e Cipro (15%). Il problema più comune riscontrato dagli acquirenti elettronici nell’Ue è stata la velocità di consegna più lenta di quanto indicato, con il 19% degli acquirenti elettronici che ha segnalato questo problema. Per l’11% degli acquirenti online il sito web era troppo difficile da usare o non funzionava in modo soddisfacente, mentre il 9% ha indicato beni o servizi errati o danneggiati come il principale problema riscontrato.

Alte percentuali di adozione anche per l’home entertainment: il 72% degli utenti di Internet nell’Ue utilizza dispositivi o sistemi connessi a Internet. Di questi il 64% usa soluzioni di intrattenimento domestico intelligente come TV connessa a Internet, console di gioco, sistemi audio domestici e altoparlanti intelligenti, mentre il 29% indossa uno smartwatch, un braccialetto fitness o un dispositivo indossabile simile. L’11% usa contatori intelligenti per gas, elettricità e luci intelligenti per la gestione energetica della casa. Il 10% ha in casa elettrodomestici intelligenti come robot aspirapolvere, frigoriferi, forni e macchine da caffè, mentre quasi il 10% ricorre a sistemi di allarme domestici connessi a Internet e altre soluzioni di sicurezza per la propria casa.

Nei paesi dell’Ue, la percentuale di utenti Internet che utilizzano soluzioni IoT varia dal 44% in Bulgaria e dal 52% in Romania al 92% a Malta e al 95% nei Paesi Bassi. L’intrattenimento domestico intelligente è particolarmente popolare. In 24 paesi dell’UE, nel 2022, il 50% o più degli utenti Internet ha beneficiato di soluzioni di intrattenimento domestico intelligente, con Malta (88%), Irlanda (79%), Spagna e Svezia (entrambi 78%) in testa al gruppo.

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