EDTECH

Digital learning, il mercato italiano vale 19 miliardi

Secondo le rilevazioni del Politecnico di Milano, le imprese investono in soluzioni innovative il 47% del proprio budget destinato alla formazione. Ancora poche le scuole che utilizzano sistemi avanzati ma l’86% considera l’adozione di tecnologie un obiettivo strategico, si scende al 77% per le università

Pubblicato il 31 Mag 2022

In Italia le imprese investono circa il 47% del proprio budget allocato alla formazione in digital learning: ai vantaggi derivanti dalla flessibilità della fruizione, emergono ancora criticità rispetto all’onerosità degli investimenti necessari. Per l’86% delle scuole, invece, gli investimenti futuri in tecnologie digitali costituiscono un obiettivo strategico, percentuale che si abbassa al 77% nelle università italiane anche se, in generale, già oggi investe circa il 5% del totale dei propri proventi in soluzioni di Educational Technology (EdTech).

È la fotografia scattata dall’Osservatorio EdTech della School of Management del Politecnico di Milano, che ha presentato la ricerca in occasione del convegno “Formazione e innovazione: pronti, partenza Ed…Tech!”.

Il fatturato totale delle aziende del settore censite dal rapporto vale circa 39 miliardi di euro, di cui la metà – circa 19,5 miliardi – afferisce al mondo dell’Educational Technology (la parte che esula dal mercato di riferimento riguarda principalmente i servizi di consulenza in altri settori o l’utilizzo di servizi e tecnologie per mercati differenti).

Una definizione di EdTech

Oggi l’EdTech può essere definito come l’insieme delle soluzioni a supporto del processo educativo, volto a massimizzare la qualità dell’esperienza di apprendimento e abilitato da tecnologie hardware a software. Esistono due grandi anime di provider EdTech: quella dei fornitori di tecnologia (sia hardware che software) e quella dei fornitori di contenuti e servizi.

La maggior parte dei provider di tecnologia mette a disposizione piattaforme per la formazione, principalmente fornite a tipologie di clienti ben specifiche: scuole e università, individui, per quel che riguarda il lifelong learning, o aziende, per la formazione corporate. Spesso, oltre alla piattaforma, il provider fornisce hardware, raggiungendo così più target di clienti contemporaneamente.

I fornitori di contenuti e servizi si specializzano invece nell’erogazione di materiale formativo su specifici argomenti (dalla programmazione, alle tematiche tecnologie, alla gestione, marketing, competenze manageriale, corsi di lingua, ecc.) e in diverse modalità (podcast, videolezioni, ecc.). I principali servizi erogati, invece, si dividono in due categorie: consulenziali, per gli educatori, e di finanziamento, per studenti e individui.

I benefici per le imprese

Le imprese investono, come detto, circa il 47% del budget allocato alla formazione in digital learning. Dal punto di vista delle criticità riscontrate, emerge soprattutto il tema dell’onerosità dell’investimento, che si verifica nel 42% dei casi.

Tra i maggiori benefici riscontrati, il più indicato, nell’83% dei casi, è la flessibilità di fruizione della formazione, ovvero il dare la possibilità al lavoratore di formarsi secondo tempi e luoghi che può gestire autonomamente. Altro beneficio è legato all’innovazione e alla creazione di nuovi prodotti formativi e alla facilità di estensione delle possibilità di apprendimento. Le aziende segnalano, tra i vantaggi, anche il contenimento dei costi nell’erogazione della formazione e il miglioramento della qualità dell’offerta formativa.

“Facendo riferimento agli investimenti futuri, la maggior parte delle imprese dichiara di utilizzare sempre i software di teleconferenza e comunicazione online e le piattaforme digitali custom, in continuum rispetto all’attuale utilizzo delle soluzioni EdTech nella corporate education. Un elemento di novità per il futuro, invece, riguarda learning app e gaming e piattaforme Mooc – Massive Open Online Courses, corsi online volti alla partecipazione illimitata e all’accesso aperto tramite il Web – segnalato da circa il 39% delle aziende. Sono ancora poche le aziende che anche in futuro investiranno in realtà aumentata/virtuale e intelligenza artificiale”, spiega Tommaso Agasisti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio EdTech. “In generale, per il mercato della domanda, seppur esistano soluzioni digitali a supporto della formazione, c’è ancora tanta strada da fare. Così come gli istituti e le imprese debbono investire economicamente nella tecnologia pensando più al ritorno, raggiungibile in termini di efficacia che all’aspetto economico, i docenti devono fare lo sforzo di investire nella propria formazione sia nell’uso della tecnologia che nell’erogazione “innovativa” dei contenuti. Difatti, la limitata competenza dell’educatore è il principale scoglio da superare e non si può non pensare di rimanere ancorati alle metodologie tradizionali, soprattutto in questo periodo storico”.

Un obiettivo strategico per scuole e università

Per quanto concerne l’Italia, sono le tecnologie tradizionali a supportare ormai a tutti gli effetti il processo di apprendimento degli istituti scolastici. Prevale l’utilizzo del registro elettronico, adottato nel 99% dei casi, seguito da lavagne interattive e videoproiettori (93%) e dalle piattaforme per la gestione dell’aula a supporto della didattica digitale integrata (79%).

Come benefici percepiti emerge, tra tutti, il miglioramento dell’efficienza dei processi amministrativi, nell’87% dei casi; a seguire, la maggiore facilità nella condivisione delle buone pratiche tra colleghi (54%) e la maggiore inclusività della didattica (51%)

La maggiore criticità rilevata nell’implementazione di soluzioni EdTech nella scuola, invece, risiede nelle competenze dei docenti e del personale amministrativo, indicate rispettivamente dal 54% e dal 42% delle scuole. Quasi la metà delle scuole ritiene che sia i docenti sia il personale amministrativo non abbiano le competenze necessarie per utilizzare correttamente gli strumenti digitali. Il 35% delle scuole, inoltre, indica l’investimento economico in EdTech troppo oneroso.

Sono ancora poche le scuole italiane che utilizzano tecnologie più avanzate come software per la creazione di contenuto all’interno di laboratori, learning app e gaming, realtà virtuale/aumentata o intelligenza artificiale. Per quel che riguarda le prospettive di sviluppo dei prossimi due anni, però, gli investimenti futuri in tecnologie digitali costituiscono un obiettivo strategico per l’86% delle scuole e riguardano soprattutto laboratori di coding e robotica, nel 57% dei casi, lavagne/pannelli interattivi, videoproiettori e realtà virtuale/aumentata.

Pure per le università la trasformazione digitale dell’esperienza educativa è un obiettivo strategico (77%) anche se, in generale, gli atenei investono il 5% del totale dei proventi in soluzioni di Educational Technology. In uno scenario futuro, indicativamente nei prossimi 3-5 anni, le università puntano a investire principalmente in learning app e gaming, intelligenza artificiale e blockchain.

Le startup internazionali e le direttrici di innovazione

Il rapporto analizza infine l’ambito delle imprese innovative attive nel settore: dal 2017 al 2021 si è registrata una costante crescita nel numero di startup fondate, con un picco nel 2020, complice indubbiamente la situazione di emergenza che ha sottolineato l’importanza dell’investimento in EdTech. Le startup internazionali censite sono 673. Il finanziamento complessivo delle aziende è pari a circa 2,7 miliardi di dollari e la maggior parte di esse nasce in Nord America.

Emerge inoltre che il 59% delle startup EdTech offre soluzioni tecnologiche a supporto della formazione; la restante parte, invece, si divide tra l’erogazione di contenuti e le soluzioni di finanziamento per studenti e individui. Nello specifico, la maggior parte delle startup eroga la propria offerta attraverso piattaforme online, tramite cui vengono messi a disposizione del discente i diversi contenuti formativi, come videopillole, attività interattive e videolezioni per abilitare la connessione tra professionisti e la condivisione di esperienze.

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