LE RILEVAZIONI

Digital platforms per il 54% delle imprese italiane, siamo ben oltre la media Ue

È quanto emerge da un’indagine della Banca europea degli investimenti secondo cui l’Europa si attesa al 49%. Ma siamo indietro sull’utilizzo di big data e intelligenza artificiale: in campo solo il 19% delle aziende contro il 29% del Continente. E secondo uno studio di Sharp Europe le pmi italiane battono le europee per spesa in innovazione

Pubblicato il 25 Mag 2023

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Il 54% delle imprese in Italia ha sviluppato infrastrutture (platforms) digitali contro il 49% nell’Ue, mentre solo il 19% delle imprese del Paese utilizza big data e intelligenza artificiale, rispetto il 29% europeo. Sono due fra i più significativi dati che emergono dal nuovo rapporto, intitolato La Digitalizzazione in Europa tra il 2022 e il 2023 della Banca europea degli investimenti (SCARICA QUI IL RAPPORTO), secondo cui durante il 2022 oltre la metà delle imprese dell’Ue (53%) ha attuato misure per rafforzare la presenza digitale, come ad esempio l’offerta di prodotti online.

L’Ue ha anche ridotto il divario con gli Stati Uniti adottando tecnologie digitali avanzate. Secondo il report, il 69% delle imprese dell’Ue ha quindi implementato tecnologie digitali avanzate nel 2022 – come la robotica avanzata, l’analisi dei big data e l’intelligenza artificiale -, rispetto al 71% delle omologhe statunitensi. Negli ultimi quattro anni il divario si è costantemente assottigliato.
Ma se da un lato le realtà dell’Ue hanno compiuto progressi sostanziali, nel complesso le imprese statunitensi hanno fatto maggiori passi avanti nella digitalizzazione in risposta alla pandemia, principalmente perché le micro e piccole imprese nell’Unione europea hanno investito meno nel digitale. Solo il 30% delle microimprese dell’Ue ha dato priorità alla digitalizzazione, rispetto al 62% delle grandi imprese.

Aumentare gli investimenti nella digitalizzazione

“La digitalizzazione rappresenta una sfida fondamentale per l’Unione Europea nel suo percorso verso l’innovazione e la competitività globale. È solo attraverso un impegno congiunto e una visione strategica che potremo colmare il divario con gli Stati Uniti e rendere l’Unione Europea una forza trainante nell’innovazione digitale – commenta Gelsomina Vigliotti, Vicepresidente Bei. “In questo contesto, l’Italia svolge un ruolo fondamentale. Il paese ha un’economia solida e un settore manifatturiero di grande rilievo, ma deve aumentare gli investimenti nella digitalizzazione per sfruttare appieno le opportunità offerte dalle nuove tecnologie per stimolare la crescita economica, creare posti di lavoro di alta qualità e favorire lo sviluppo di un ecosistema innovativo.”

“Per realizzare la transizione digitale e sfruttarne i benefici nel lungo periodo, l’Ue dovrebbe spingersi oltre l’adozione della tecnologia e valutare le implicazioni a più ampio raggio che la digitalizzazione comporta nella società. Consentire ai lavoratori di migliorare le proprie competenze digitali sarà fondamentale per creare un ambiente favorevole all’innovazione all’interno dell’Unione europea, e ciò a sua volta renderà le imprese e le regioni più competitive e resilienti”, chiarisce Debora Revoltella, direttrice del Dipartimento Studi economici della Bei.

Disparità fra le regioni dell’Unione europea

Persistono tuttavia notevoli disparità nelle infrastrutture digitali tra le regioni dell’UE, malgrado i progressi compiuti, e il 14% delle imprese ritiene che l’accesso limitato alle infrastrutture digitali rappresenti un grave ostacolo agli investimenti. Gli sforzi di digitalizzazione delle imprese, inoltre, dipendono fortemente dalla disponibilità di lavoratori con competenze digitali. Le regioni in cui queste competenze sono superiori alla media tendono ad attuare tecnologie digitali avanzate e sono anche regioni in cui gli investimenti nella digitalizzazione sono stati maggiori durante la crisi del Covid-19. È pertanto essenziale che le regioni migliorino i sistemi di istruzione e formazione per aggiornare continuamente le competenze dei lavoratori e offrire opportunità di apprendimento online per colmare il divario digitale.

I vantaggi delle tecnologie digitali

Anche l’ambiente in cui operano le imprese ha una sua importanza per quanto riguarda gli sforzi di digitalizzazione. Le imprese situate in ambienti altamente innovativi dal punto di vista digitale hanno tendenzialmente investito di più nella digitalizzazione in risposta alla pandemia. Anche il commercio svolge un ruolo fondamentale nella digitalizzazione, poiché le imprese operanti negli scambi internazionali adottano più frequentemente tecnologie digitali avanzate. Le imprese digitali mostrano una maggiore resilienza agli squilibri commerciali e li affrontano in modo più proattivo. Inoltre, le tecnologie digitali possono contribuire ad affrontare le sfide ambientali – come la mobilità urbana intelligente, l’agricoltura di precisione e le catene di approvvigionamento sostenibili -, contribuendo a ridurre le emissioni e facilitando la transizione verso un’economia più verde.

Le imprese digitalmente avanzate sono anche più inclini a investire in misure di contenimento dei cambiamenti climatici: il 57% di queste realtà ha già investito in tali misure rispetto al 43% delle imprese non digitali. Questi risultati sottolineano il potenziale che offre la digitalizzazione nel favorire il passaggio verso un’economia più sostenibile.

La metà delle pmi italiane pronte a investire in tecnologia

Intanto, sempre in tema di investimenti, uno studio commissionato da Sharp Europe rivela che i budget in tecnologia delle pmi europee sono destinati ad aumentare nel 2023 nonostante la complessa situazione economica. Secondo l’indagine, il 49% delle imprese italiane e il 45% delle europee intervistate dichiara di aver stanziato maggiori investimenti rispetto allo scorso anno, malgrado le difficoltà dell’attuale situazione, mentre il 10% delle imprese europee ha previsto una riduzione degli investimenti (Italia 5%).

La ricerca si basa su un panel di professionisti di pmi europee, quali decision maker e responsabili acquisti dell’area IT, intervistati sulle principali sfide aziendali da affrontare nei prossimi 12 mesi riguardo la tecnologia e la definizione delle priorità degli investimenti in IT.

Dai risultati emerge che il 40% delle pmi italiane (56% in Ue) investirà quest’anno oltre 25.000 euro in Information technology, con il 3% (Ue 4%) che investirà oltre 115.000 euro. Le pmi di Belgio e Svizzera saranno i maggiori investitori, con ca. il 70% delle imprese che stimano di sostenere investimenti tra 25.000 e 115.000 euro.

Focus sul cloud

Per circa il 30% delle imprese sia europee che italiane, gli investimenti saranno concentrati su progetti di migrazione al cloud o sull’incremento dei servizi in cloud, in quanto il processo di cambiamento verso il lavoro ibrido pone ancora sfide importanti. Circa il 32% delle imprese intervistate (Italia 36%) dichiara che concentrerà gli investimenti sull’aggiornamento o sostituzione dei server, mantenendo in uso le configurazioni IT tradizionali, e oltre un terzo investirà in nuovo hardware (Italia 36%). Solo il 3% degli intervistati ha affermato di non aver pianificato alcun miglioramento dell’infrastruttura IT per quest’anno, sia a livello europeo che italiano.

La sicurezza informatica è la più grande sfida tecnologica che le PMI europee ritengono di dover affrontare nei prossimi 12 mesi. In Italia il 46% delle imprese ha infatti stanziato quest’anno investimenti finalizzati a migliorare la sicurezza della propria rete informatica, mentre il dato a livello europeo si attesta al 44%, con un picco per la sola Spagna che raggiunge il 51%.

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