Il Digital Services Act non è il Ministero della Verità. Con queste parole il commissario europeo per il Mercato interno e l’industria, Thierry Breton, ricorda che da domani sarà “giuridicamente vincolante” il nuovo pacchetto di regole.
“Piattaforme online e motori di ricerca molto grandi hanno avuto abbastanza tempo per adattarsi ai loro nuovi obblighi – scrive su X Breton – Abbiamo proposto ‘stress test’ per aiutarli a comprendere le loro esigenze. Il vero test inizia adesso”.
Nuovi poteri sulle piattaforme
“Io e i miei servizi applicheremo scrupolosamente il Dsa e utilizzeremo pienamente i nostri nuovi poteri sulle piattaforme per indagare e sanzionare ove richiesto. Rispettare il Dsa non è una punizione: è un’opportunità per le piattaforme di rafforzare la propria affidabilità”, evidenzia il commissario.
Nel dettaglio, “la protezione dei bambini costituirà una priorità di applicazione. Così come lo saranno le battaglia alla disinformazione, compresa la propaganda filo-russa, soprattutto perche’ stiamo entrando in un periodo di elezioni in Europa. La moderazione dei contenuti non significa censura. In Europa non ci sara’ alcun Ministero della Verità” precisa.
Inoltre Breton garantisce che ci sarà “trasparenza su processi algoritmici, bot, pubblicità mirata che amplifica i contenuti”.
“Il Dsa è in vigore per proteggere la libertà di espressione contro decisioni arbitrarie e, allo stesso tempo proteggere i nostri cittadini e le democrazie. Era giunto il momento di garantire che nessuna piattaforma online si comporti come se fosse “troppo grande per preoccuparsene'”, conclude Breton.
L’affondo della Lega
La Lega critica aspramente il Dsa. “Da domani in questa Europa che da anni non cresce e già destinata alla deindustrializzazione e all’irrilevanza sugli scenari globali, saremo anche tutti un po’ meno liberi – scrivono in una nota gli europarlamentari della Lega Marco Campomenosi e Alessandra Basso – L’entrata in vigore del Digital service act, provvedimento che rafforzerà la censura su Internet, deciso passo in avanti verso la ‘cinesizzazione’ del concetto di libertà di espressione in Europa, ci allarma e ci preoccupa.
“Ancor più di quanto già avvenga adesso, qualcuno sarà autorizzato a far cancellare il contenuto dei pensieri dei cittadini, magari con il pretesto della lotta alle ‘fake news’, magari con l’obiettivo di giungere alla campagna elettorale per le europee con l’anestetizzazione dei pensieri alternativi che saranno messi ai margini e contro cui la stessa Commissione europea spenderà molti soldi pubblici per promuovere sé stessa e le idee portate avanti dai partiti che hanno sostenuto Ursula von der Leyen e i suoi incompetenti commissari in questi anni – si legge nella nota – Altro che difendere la libertà, Bruxelles sembra voler imporrare il modello cinese in Europa. La Lega è stata l’unica forza politica italiana a votare contro il Dsa al Parlamento europeo opponendosi a questa deriva che, come sempre a dispetto di belle intenzioni e nobili scopi, nasconde una vera e propria legge bavaglio Ue”.
Le implementazioni delle Big Tech
Google ha varato una serie di novità per adeguarsi alle regole del del Digital Services Act, che impone ulteriori controlli sulla moderazione dei contenuti, sulla privacy degli utenti e sulla trasparenza. Ma Mountain View, con gran parte del suo sistema applicativo online, non è la sola ad annunciare implementazioni in questo senso: a partire da domani, una serie di giganti di Internet – tra cui anche le piattaforme Facebook e Instagram di Meta e l’App Store online di Apple – dovranno far fronte a nuovi obblighi nell’Ue, tra cui impedire la diffusione di contenuti dannosi, vietare o limitare alcune pratiche di targeting degli utenti e condividere alcuni dati interni con le autorità di regolamentazione e i ricercatori associati.
Il nuovo impegno di Google
“L’anno scorso l’Unione Europea ha emanato una nuova serie di regolamenti noti come Digital Services Act (Dsa), progettati per armonizzare le normative sui contenuti in tutta l’Ue e creare processi specifici per la moderazione dei contenuti online. Il Dsa si applica a molti servizi online, dai marketplace e app store fino alle piattaforme di condivisione di video online e ai motori di ricerca”, si legge in un post apparso sul blog di Google a firma di Jennifer Flannery O’Connor, Vice President, Product Management, YouTube e Laurie Richardson, Vice President, Trust & Safety, Google. “Di conseguenza, abbiamo adattato molti dei nostri processi di fiducia e sicurezza attivi da tempo e modificato il funzionamento di alcuni dei nostri servizi in conformità con i requisiti specifici del Dsa.
Il blog post evidenzia prima di tutto come nel corso degli anni, Google abbia investito in modo significativo in persone, processi, policy e tecnologie che rispondono agli obiettivi del Dsa, a partire dal Programma di segnalazioni attendibili (originariamente istituito nel 2012 come programma Trusted Flagger di YouTube) fino alla possibilità data ai creator di YouTube di appellarsi alla rimozione o alla restrizione dei video se ritengono che abbiamo commesso un errore. Nell’estate del 2021, è stato deciso di bloccare la pubblicità personalizzata ai minori di 18 anni. Oltre a questi impegni, il Google Safety Engineering Center di Dublino, incentrato sulla responsabilità dei contenuti, ha consultato oltre mille esperti nel corso di cento eventi dalla sua fondazione. Il centro aiuta le autorità di regolamentazione, i policy maker e la società civile a comprendere da vicino il nostro approccio alla moderazione dei contenuti e ci offre preziose opportunità di imparare da questi esperti e di collaborare con loro.
“Ora, in linea con il Dsa, abbiamo compiuto sforzi significativi per adattare i nostri programmi ai requisiti specifici della legge”. È stata innanzitutto aumentata la trasparenza degli annunci: “Amplieremo il Centro per la trasparenza pubblicitaria, un archivio globale consultabile degli inserzionisti su tutte le nostre piattaforme, per soddisfare le disposizioni specifiche del Dsa e per fornire ulteriori informazioni sul targeting degli annunci serviti nell’Unione Europea. Queste iniziative si basano sul nostro lavoro pluriennale volto ad ampliare la trasparenza degli annunci online”.
Saranno poi disponibili nuovi strumenti di accesso ai dati per i ricercatori. “Sulla base dei nostri precedenti sforzi per contribuire alla comprensione delle piattaforme da parte del pubblico, aumenteremo l’accesso ai dati per i ricercatori che desiderano capire meglio come funzionano concretamente la Ricerca Google, YouTube, Google Maps, Google Play e Shopping e che conducono ricerche relative alla comprensione dei rischi sistemici dei contenuti nell’Ue. Stiamo inoltre apportando modifiche per fornire nuovi tipi di visibilità sulle nostre decisioni di moderazione dei contenuti e offrire agli utenti diversi modi per contattarci. Stiamo inoltre aggiornando i nostri processi di segnalazione e di appello per fornire specifici tipi di informazioni e di contesto sulle nostre decisioni”
Google inoltre introdurrà un nuovo Centro per la trasparenza attraverso cui gli utenti possono accedere facilmente alle informazioni sulle politiche prodotto per prodotto, trovare gli strumenti di segnalazione e di ricorso, scoprire i Rapporti sulla trasparenza e saperne di più sul nostro processo di sviluppo delle policy. Nei prossimi mesi poi sarà ampliata la portata dei rapporti sulla trasparenza, aggiungendo informazioni su come gestiamo la moderazione dei contenuti in altri nostri servizi, tra cui la Ricerca Google, Google Play, Google Maps e Shopping. “Che si tratti di rischi di diffusione di contenuti illegali o di rischi per i diritti fondamentali, la salute pubblica o il discorso civico, ci impegniamo a valutare i rischi legati alle nostre maggiori piattaforme online e al nostro motore di ricerca in linea con i requisiti del Dsa”, chiosa il blog post. “Riferiremo i risultati della nostra valutazione alle autorità di regolamentazione dell’Ue e a revisori indipendenti e pubblicheremo una sintesi pubblica in un secondo momento.
L’impatto del Digital Services Act sulle Big tech
Le iniziative annunciate d Google saranno essenziali per evitare le multe milionarie previste dal nuovo framework normativo, concepito in base al principio che ciò che è illegale offline deve esserlo anche online. Come detto, da domani venerdì entreranno in vigore tutta una serie di nuove regole per i 19 maggiori social network, piattaforme di acquisto e motori di ricerca, già individuati dalla riforma. Giganti come Google, Microsoft e Apple, YouTube, Amazon, Facebook, TikTok, Instagram e X dovranno come detto fornire strumenti agli utenti per segnalare facilmente i contenuti illegali, dando la precedenza alle segnalazioni provenienti dai soggetti più autorevoli. Allo stesso modo, i siti di e-commerce saranno tenuti a rintracciare i venditori, per limitare le frodi. E anche gli algoritmi di ricerca cambieranno all’insegna della trasparenza, consentendo anche di scegliere delle alternative.
Il Dsa vieta anche pubblicità mirate a minori, basate su dati sensibili, e più in generale prevede multe fino al 6% del fatturato mondiale per le violazioni, con la messa al bando per i recidivi. I grandi operatori dovranno adottare misure per mitigare i rischi e, se già implementate, presentare una relazione sugli effetti ottenuti, con responsabilità crescenti già previste. Oltre a Google, anche Microsoft ha già annunciato misure per adeguarsi. TikTok ha reso pubbliche le misure adottate, mentre Amazon ha depositato un ricorso al tribunale a Lussemburgo contestando di esser inclusa nell’elenco, così come ha fatto Zalando. Nelle scorse ore Meta ha fatto sapere che gli utenti potranno tornare a vedere i contenuti in ordine cronologico e non come proposto dall’algoritmo.