Le indagini dell’Ue che hanno preso di mira i colossi americani dell’hitech suscitano diffidenze e critiche da parte delle autorità americane. Da Amazon e Apple nei guai per gli accordi fiscali all’inchiesta su Google per presunte violazioni antitrust; da Facebook nel mirino per possibili abusi nel settore privacy al progetto della Commissione europea di lanciare un’indagine su tutte le piattaforme digitali e il loro possibile comportamento anti-concorrenziale, per il Segretario al Commercio Usa Penny Pritzker forse non si tratta più di una coincidenza, nonostante le rassicurazioni di Bruxelles.
La Pritzker ha fatto la scorsa settimana la sua prima visita a Bruxelles da quanto Barack Obama è presidente. Gli incontri della Pritzker si sono concentrati sulle nuove strategie della Commissione europea per la creazione del mercato unico digitale, che nella visione dell’esecutivo europeo abbatterà le barriere al commercio nell’unione, ma che nei timori degli Usa potrebbe diventare l’occasione per creare nuove regole che frenano l’espansione delle aziende a stelle e strisce, soprattutto del settore hitech.
Recenti mosse di Bruxelles hanno ulteriormente esacerbato gli americani, compresi i commenti di Günther Oettinger, commissario europeo alla digital economy, che ha suggerito che l’Europa potrebbe vietare a Google l’ingresso nel settore automotive. Non è piaciuta all’amministrazione Obama nemmeno l’ipotesi ventilata dal Parlamento europeo a inizio anno di spezzare Google in più società. Già a febbraio Obama aveva dichiarato che le posizioni “di principio” di Bruxelles su certi temi a volte sembrano pensate solo per difendere gli interessi commerciali dell’Europa.
La Pritzker ha detto nella sua visita europea di essere convinta che si possa trovare un terreno comune con l’Ue sui temi tecnologici; tuttavia si è anche dimostrata preoccupata dall’insistenza dell’Ue sul tema del “level playing field”: “Il mio compito come Segretario del Cmmercio è di prendermi cura delle aziende americane, assicurando che siano ovunque trattate in modo equo”. La Pritzker non ha nessuna intenzione di interferire con le indagini in corso nell’Ue ma ci sono elementi della politica regolatoria dell’Europa che la preoccupano: la spinta sul digital single market e la controversia sul “safe harbour” — l’accordo tra Ue e Usa che permette alle aziende di trasferire dati verso gli Usa senza infrangere la legge europea.
Sul mercato unico digitale in realtà è più la “retorica” della Commissione europea a infastidire gli americani che non la sostanza, perché il digital single market sarà un vantaggio anche per le aziende americane, visto che razionalizzerà il sistema ora frammentato delle regole nazionali. “La retorica sul digital single market è stata molto diversa dal documento in sé”, ha riconosciuto la Pritzker.
Sul safe harbour la questione è più complicata: l’intesa è diventata oggetto di attento scrutinio dopo le rivelazioni di Edward Snowden e lo scandalo Nsa, che ha lasciato molti dubbi sull’efficacia della protezione dei dati negli Usa. Ne è seguita una lunga rinegoziazione dell’accordo: la Commissione europea ha chiesto agli Usa più garanzie e chiarimenti su quale sia l’accesso delle agenzie di intelligence americane ai dati europei. Secondo il Financial Times, una nuova intesa dovrebbe arrivare tra poche settimane, ma non tutti i nodi sono risolti.
“Gli Usa si sono impegnati sulla privacy, ma la intendiamo in modo diverso dall’Europa”, ha detto la Pritzker. “L’approccio dell’Europa è differente ma alla fine le protezioni sono molto simili. I nostri obiettivi sono comuni: non lasciamo che questo impedisca di raggiungere un accordo”.