LO STUDIO

Digital skill, Eurostat: “Gap di genere, istruzione, lavoro: Italia divisa in due”

Il Cio Emanuele Baldacci: “Nuove generazioni leva per un’evoluzione digitale. Ma vanno azzerati i fattori divisivi”. Coding e programmazione i settori forti del Paese

Pubblicato il 13 Giu 2016

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Nel digitale l’Italia parte in ritardo: siamo in coda al gruppo dei Paesi Ue, ma stiamo facendo progressi. Il Paese appare polarizzato sulle competenze digitali, e i fattori di esclusione sono principalmente rappresentati da genere, età, istruzione e presenza nel mercato del lavoro. I giovani conoscono bene le tecnologie e le utilizzano: la sfida è nel non perdere l’opportunità offerta da questo punto di forza, utilizzandolo come base per colmare il gap”. E’ la fotografia scattata da Emanuele Baldacci, director metodology, corporate statistical, IT Services, Cio di Eurostat, che ha presentato i risultati della ricerca “Gli utenti e le competenze digitali in Europa” durante il convegno “Digitale: cambio di cultura”, organizzato dall’associazione “InnovaFiducia”.

Negli ultimi tre mesi il 66% degli italiani tra i 16 e i 74 anni ha usato internet, contro il 79% della media EU – emerge dai dati Eusrostat – Nella fascia degli utenti donna e in quella tra i 55 e i 74 anni di età, in aprticolare, il dato italiano sconta un -18% rispetto alla media europeo. Quantyo agli accessi da mobile, il dato italiano si ferma circa alle metà rispetto alla media Ue (25% contro 52%).

L’aspetto infrastrutturale non è più un problema così grave in Europa – prosegue Baldacci – Mentre le aree dove si rilevano più carenze sono due: l’utilizzo di Internet e, ancora più preoccupante per gettare le basi del futuro, l’integrazione delle tecnologie digitali nella vita di tutti i giorni e nel sistema produttivo. L’Italia è ancora nella parte bassa della graduatoria in generale, ma è tra i paesi catching up, quelli che si muovono in maniera veloce sul digitale, in avvicinamento verso i paesi più virtuosi. Nell’utilizzo dei servizi pubblici digitali il divario è ridotto, mentre sull’offerta di infrastrutture il gap è più ampio”.

Il divario digitale in Italia è meno pesante tra i giovani e tra gli occupati: “Essere nativi digitali e inseriti in un contesto lavorativo aiuta – spiega Baldacci – mentre il reddito è una variante fondamentale tra chi ha accesso alle nuove tecnologie e chi non ce l’ha. Nelle fasce di reddito alte le persone hanno possibilità di accesso alla rete al pari dei paesi baltici e della Scandinavia, mentre nelle fasce basse la situazione è paragonabile agli ultimi in Ue: è come se il Paese fosse tagliato in due”.

Gli elementi positivi vengono dalla programmazione e dal coding, settore in cui l’Italia è allineata, e a volta anche in vantaggio, rispetto al resto d’Europa: “Sulla costruzione degli algoritmi – spiega Baldacci – l’Italia è in buona posizione, e questo dimostra che ci sono aree di eccellenza da valorizzare”.

Altro elemento caratteristico del nostro Paese: gli italiani appaiono più propensi a utilizzare web e nuove tecnologie a fini di intrattenimento invece che per i servizi pubblici, bancari o più in generale commerciali.

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