“La regolamentazione del mercato delle telecomunicazioni dovrebbe essere rivista per consentire agli operatori di contribuire di più all’implementazione dell’infrastruttura digitale”: è questa una delle raccomandazioni messe nero su bianco nel paper “Decoding EU Digital Strategic Autonomy” (SCARICA QUI IL PAPER) a cura di Gerard Pogorel, Antonios Nestoras e Francesco Cappelletti e pubblicato dal Forum Liberale Europeo (Elf) voce politica ufficiale del Partito Liberale Europeo.
Strategia di lungo termine
Il volume è una raccolta di documenti analitici aggiornati scritti dai massimi esperti fornisce spunti di riflessione per una migliore comprensione di ciò che l’UE dovrà fare per rafforzare la propria posizione nel digitale. Una strategia a lungo termine per l’autonomia digitale dell’UE è necessaria in questo momento. “I liberali credono che un mercato libero e una regolamentazione migliore siano necessari per liberare il vero potenziale del nostro futuro digitale”, si legge nella prefazione a firma di Daniel Kaddik, Elf Executive Director.
Serve forte cooperazione tra partner e alleati
“La promozione dell’industria digitale inizia con un concetto strategico a livello manageriale. La Digital Strategic Autonomy non può essere realizzata senza solide politiche dell’UE e una solida civiltà, cultura e democrazia. Gli investimenti strategici vanno di pari passo con una forte coesione sociale e politica”, scrivono i tre editor. “Quali che siano le sfide critiche a cui l’Europa si trova di fronte, va considerata l’autonomia strategica nella sua dimensione europea. Inoltre, data la situazione geopolitica, serve una forte cooperazione tra partner e alleati. Competenze e obiettivi devono allinearsi per costruire conoscenze ed ecosistemi industriali”. La Digital Strategic Autonomy deve essere orientata all’innovazione e ciò “implica forti requisiti normativi riguardanti, dati, reti, cybersecurity”. La Digital Strategic Autonomy presuppone una forte industria e ricerca. Più che mai, le politiche pubbliche devono essere informate dalle conoscenze accumulate e sviluppate da centri di ricerca e industrie”.
“Anche se potremmo non avere una Silicon Valley europea, possiamo avere molte pmi che contribuiscono insieme a creare un’architettura digitale dell’UE più resiliente, che comprende la (cyber)security, le nuove tecnologie come 6G e AI, informatica quantistica”.