DAVOS 2020

Digital tax, tregua Usa-Francia

Parigi ritarderà l’avvio della tassa sulle società digitali e gli Stati Uniti non imporranno tariffe di ritorsione. Ma il ministro Le Maire puntualizza: “E’ un rinvio non un ritiro in attesa dell’accordo Ocse”

Pubblicato il 22 Gen 2020

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E’ tregua tra Francia e Stati Uniti su digital tax e tariffe commerciali. Il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, ha annunciato che la Francia ritarderà l’avvio della tassa sulle società digitali come Facebook e Google e che al contempo gli Stati Uniti non imporranno tariffe di ritorsione. Gli Usa avevano minacciato dazi su vino, formaggio e altri prodotti francesi. Le Maire e il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Steven Mnuchin hanno concordato di parlare della definizione di un quadro globale sulla tassazione del business online. “Con Mnuchin siamo d’accordo su un quadro globale comune sulla web tax”, ha spiegato Le Maire.  Un nuovo incontro è previsto domani, sempre a Davos, per definire la base di lavoro all’Ocse mentre la prossima riunione in sede Ocse è prevista per il 29-30 gennaio.

“E’ un rinvio non un ritiro – ha puntualizzato Le Maire – Il nostro obiettivo è una tassa efficace e giusta a livello internazionale”. Su questo punto il ministro francese ha evidenziato che Italia e Francia sono sulla stessa lunghezza d’onda. “Ho parlato oggi con Roberto Gualtieri sull’approccio da tenere sulla web tax, siamo completamente sulla stessa linea”, ha detto.

Cosa prevede la digital tax francese

Le vendite in Francia dei gruppi del web saranno tassate al 3%, per un totale di mezzo miliardo di euro all’anno di gettito fiscale per lo Stato. Ribattezzata dai media come la “Taxe Gafa”, la tassa è destinata a società con entrate digitali mondiali di almeno 750 milioni ed entrate francesi superiori a 25 milioni di euro: colpisce dunque circa 30 imprese, per la maggior parte americane ma non solo, perché sono interessati anche big cinesi, tedeschi, spagnoli e britannici e francesi.

La strategia Ocse

In seno all’Ocse è operativa la “task force on digital economy” volta ad esaminare le regole concernenti la distribuzione dei profitti delle imprese digitali al fine di arrivare a un nuovo quadro condiviso di norme su dove vadano corrisposte le imposte e quale quota dei profitti possa essere tassata da ogni giurisdizione coinvolta.

Secondo obiettivo della task force è quello di architettare un nuovo sistema che assicuri che le multinazionali del digitale paghino una quota minima di imposte, al fine di proteggere gli Stati dal fenomeno della Base Erosion and Profit Shifting (BEPS), ovvero l’insieme di strategie di natura fiscale che talune imprese pongono in essere per erodere la base imponibile e dunque sottrarre imposte al fisco.

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