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Digital tax, Usa e Ue pronti a ricucire. Europarlamento in pressing sui tempi

Biden ritira la proposta di “safe harbor” e apre alle trattative globali. Vestager: “Occasione per accelerare”. La Commissione affari economici e monetari adotta una risoluzione che chiede di aggiornare entro fine 2021 la normativa fiscale internazionale “o l’Europa farà da sé”

Pubblicato il 24 Mar 2021

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Si stringono i tempi per la digital tax europea: l’Ue non è disposta ad aspettare oltre la fine del 2021 per un accordo di scala internazionale. Il progetto di web tax o tassazione dei servizi digitali, che assicura che le Big tech creino valore nei Paesi in cui generano i loro guadagni, può contare ora sull’apertura dell’America di Joe Biden. Ma se non basta, l’Unione europea farà da sé.

È questo il senso della risoluzione che gli eurodeputati della Commissione affari economici e monetari hanno adottato con 48 voti favorevoli, 4 contrari e 6 astenuti e che chiede di aggiornare con urgenza la normativa fiscale internazionale. Ciò include definire un’aliquota minima per la corporate tax. Se i negoziati internazionali falliranno l’Ue dovrebbe perseguire l’obiettivo sa sola, hanno chiarito gli eurodeputati.

Uno dei rapporteur, il ceco Martin Hlaváček (Renew), ha detto che l’Europarlamento vuole garantire che le aziende digitali che hanno grandi volumi di affari in Europa paghino la loro “giusta quota di contributi alle nostre finanze pubbliche, indipendentemente dalla presenza di una sede fisica. In mancanza di un accordo in seno all’Ocse con i nostri partner esterni entro luglio del 2021, il Parlamento europeo si assicurerà che la Commissione presenti la nostra soluzione europea senza più ritardi”.

Asse dell’Ue con gli Stati Uniti

Abbiamo chiesto agli Stati Uniti di riconoscere la necessità di un sistema comune, in cui non valgono più le regole del safe harbour. Dobbiamo impegnarci insieme per una risoluzione a livello G20/Ocse“, ha affermato l’altro rapporteur, Andreas Schwab, eurodeputato tedesco (Epp).

Se la soluzione globale non è possibile l’Ue dovrebbe prendere un’iniziativa ora“, ha proseguito Schwab. “È tempo che il legislatore dia forma a una chiara e completa normativa fiscale nell’Ue: un’aliquota minima per tutta l’Unione, nessuna distorsione di mercato dovuta a singoli strumenti nazionali e certezza fiscale per le aziende digitali che troveranno benefici in una tassazione digitale equa e omogenea in tutta Europa”.

La roadmap dell’Europarlamento

Gli eurodeputati hanno sottolineato che le regole fiscali internazionali vigenti sono datate e non adatte all’era digitale, perché sono centrate sulla presenza di una sede fisica per le aziende e non tengono conto della digitalizzazione delle attività commerciali. È così che le tasse pagate in una certa giurisdizione “non riflettono più il valore e i profitti lì generati, portando a fenomeni come l’erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili”, si legge nella risoluzione. Inoltre, regole obsolete fanno sì che le aziende tradizionali paghino in media quasi 3 volte più tasse di analoghe aziende nate nel mondo digitale.

I suggerimenti proposti dalla Commissione affari economici e monetari dell’Europarlamento sono tre. Il primo è un’aliquota fiscale minima, efficace ma equa in modo da scoraggiare il trasferimento degli utili e evitare di danneggiare la competizione fiscale. Il secondo è la riallocazione dei diritti fiscali per tenere conto del fatto che le interazioni con utenti e consumatori che le aziende hanno per effetto della digitalizzazione contribuisce significativamente alla creazione di valore nei modelli di business altamente digitalizzati. Infine, gli eurodeputati chiedono all’Ue di sviluppare una sua posizione alternativa che entrerebbe in gioco se i negoziati globali non arrivano a un risultato entro fine anno. Questa posizione includerebbe la digital tax.

La risoluzione sarà sottoposta all’approvazione del Parlamento in seduta plenaria, a fine aprile.

Draghi: con la presidenza italiana G20 accordo a metà 2021

“Riteniamo che il Consiglio europeo debba procedere verso una soluzione globale e consensuale sulla tassazione digitale internazionale entro metà 2021 nell’ambito dell’Ocse”, ha ribadito il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nelle comunicazioni in Senato sul Consiglio europeo che si tiene giovedì 25 marzo. “Credo sia un apporto possibile grazie alla collaborazione con la nuova amministrazione Usa”, ha sottolineato Draghi. “La presidenza italiana del G20 è un’occasione particolarmente adatta per farlo”.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden parteciperà alla riunione del Consiglio europeo, una presenza che il presidente del Consiglio Charles Michel ha evidenziato come segnale di un significativo cambio di rotta rispetto all’amministrazione di Donald Trump. “Ho invitato il presidente a partecipare, per condividere le sue opinioni sulla nostra futura cooperazione. È ora di ricostruire la nostra alleanza transatlantica”, ha scritto Michel in un tweet.

Vestager: “Web tax operativa dal 2023”

Tra i temi sul tavolo ci sarà anche la digital tax su cui Biden ha già dato dimostrazione di volere un compromesso con l’Europa ritirando la proposta di safe harboro porto sicuro relativamente alla tassazione delle aziende digitali. “Sono sicura che la nuova amministrazione Usa ci darà l’opportunità di progredire rapidamente verso un accordo globale in materia di tassazione digitale e minima”, ha commentato la vicepresidente per la Concorrenza Margrethe Vestager durante un’audizione in sottocommissione per le Questioni fiscali (Fisc) del Parlamento europeo sulla tassazione del digitale e gli aiuti di Stato in ambito fiscale. “L’obiettivo della Commissione Ue”, ha proseguito Vestager, “è di presentare la proposta di prelievo digitale, che fungerà come nuova risorsa propria, entro giugno affinché il prelievo sia operativo a partire dal 2023“.

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