Sarà una digital transformation dal volto umano, quella made in Europe. Rafforzerà le capacità tecnologiche ma mettendo gli utenti al centro. Spingerà i nuovi processi senza lasciare indietro nessuno. Drena risorse per le industrie ma proteggendo il lavoro. È sulla centralità delle “sfide etiche” che i vertici europei scommettono nella corsa all’innovazione, sottolineando in questo modo un “marchio di fabbrica” fortemente basato su valori come inclusività e diritti nello scontro con gli over the top Usa.
Emerge da “Shaping digital” conferenza “high level” che si è tenuta a Bruxelles, con cui il parlamento UE apre non solo agli altri organi europei, istituzioni e aziende, ma anche ai cittadini, mettendo sul tavolo gli hot topic del processo in corso. Intorno al tavolo i vertici Ue, rappresentanti delle istituzioni e stakeholder: un tema per ogni panel introdotto da mebri UE: fra gli altri Jerzy Buzek, chair di Itre, e Patrizia Toia Vp di Itre.
“Una serie di incontri in cui credo molto”, ci tiene a sottolineare Antonio Tajani presidente di un Europarlamento che a un anno dalle nuove elezioni cerca un punto di equilibrio nella guerra commerciale Usa-Cina e nella guerra sulla gestione dei dati esplosa con il caso Facebook. “L’azienda ha dato da subito la disponibilità a incontrarci – dice Tajani – Ma preferiamo aspettare lo stesso Zuckerberg invece che confrontarci con un’altra figura del top management”. Lo scandalo Analytics ha messo alla ribalta mondiale la Gdpr, ma non basta: la commissione UE oggi ha presentato la nuova misura anti fake a cui sta lavorando da tempo una task force dedicata.
“Il nostro approccio è basato su un mix equilibrato di difesa dei diritti dei cittadini e dell’interesse delle aziende – dice la commissaria per la digital Economy, Mariya Gabriel – Per la prima volta una piattaforma ad hoc gestisce i rapporti tra imprese mettendo in luce le pratiche sleali”. Insomma innovazione che non abdica ai valori fondanti dell’Europa. Gabriel sottolinea che regole e investimenti non sono autoescludenti ricordando la scommessa europea da 20 miliardi sulla AI.
Ma le regole devono essere stringenti perché “le aziende Usa non stanno giocando ad armi pari. Un conto è l’iper-regolamentazione, un conto la democrazia” dice Tajani. Valorizzando al contempo gli investimenti, rilancia Elio Catania presidente Confindustria Digitale: “Bene che l’Europa dia il ritmo ai processi innovativi, ma non basta: serve definire le priorità in grado di trasferire valore a aziende e mercato. E’ necessario non imbrigliare con regole troppo stringenti le imprese che innovano”.
Dunque regole sì ma senza far fuggire gli investimenti. Niklas Berild Lundblad, vp for Public Policy and government relations di Google ricorda la scommessa dell’azienda in formazione europea: finora 3 milioni di giovani formati nelle competenze digitali, un altro milione entro il 2020: “L’apprendimento è per noi la grande sfida al pari di machine learning e AI”.
Ma sul fronte strumenti innovativi c’è un settore su cui bisogna insistere. “Senza qualità dei dati non ci sarà né intelligenza artificiale né blockchain – evidenzia Carlos Moedas commissario Ue per ricerca, scienza e innovazione – La gestione dei big data è il prossimo asset industriale su cui investire prioritariamente. Solo a quel punto potrà sbloccarsi il potenziale del blockchain, la leva per la digital transformation che promette di sigillare la fiducia degli utenti attraverso la trasparenza della transazione”. Moedas guarda avanti immaginando “magazzini paneuropei i dati grezzi” in grado di gestirne la valorizzazione.