Gli americani li chiamano “C-level”. Sono i dirigenti top in azienda, che riportano direttamente all’amministratore delegato (Ceo: Chief Executive officer) e la cui carica inizia sempre con una “C”: Chief Financial officer, Chief Information officer, Chief Operations officer. A seconda del settore industriale e dell’organizzazione aziendale, cambia il numero e si aggiungono – o non compaiono – alcuni tipi di “Chief officer”. Ma da oggi si aggiunge un acronimo in più a questa lista d’élite: è il Chief Robotics Officer, il responsabile della robotica d’azienda.
Il Cro emerge come la figura che si deve occupare di lanciare, implementare e gestire la robotica negli impianti e nelle fabbriche, ma anche di gestire le relazioni tra i robot e gli altri lavoratori “umani”.
Cro e Cio, Chief Information officer, l’evoluzione (e potenziamento) del ruolo del Cto (Chief Technology officer), lavoreranno in maniera ravvicinata. Ma la nuova figura si emanciperà perché non si tratterà più di una serie di competenze sparpagliate tra chi gestisce le operazioni, chi gestisce la parte informativa e tecnologica e chi gestisce gli impianti di produzione. Invece, tutte queste differenti aree convergeranno attorno ai sistemi di automazione robotica che hanno tutti simili bisogni e necessità ma che offrono anche opportunità che non possono essere più lasciate ai singoli decisori e che invece devono essere centralizzate attorno a una figura con le competenze adatte.
Non c’è niente di nuovo, in realtà. La rapida espansione di robot e sistemi automatizzati sul posto di lavoro ricorda la precedente espansione dei computer. Quella transizione comportava la necessità di controllare le richieste della rete, le connessioni Internet, la sicurezza e la gestione dei file digitali. Questa invece mette al centro i bisogni dei robot, cioè dei sistemi autonomi intelligenti capaci non solo di rilevare informazioni sull’ambiente circostante con dei sensori e di elaborarle in maniera autonoma, ma anche di effettuare operazioni tramite sistemi di attuazione anch’essi autonomi.
La società di ricerche Gartner ritiene che i Cro aiuteranno a separare il piano strategico relativo ai robot e all’automazione in generale dal pensiero operativo “da officina”, operando un cambiamento dal basso verso l’alto fino alla creazione di un nuovo e originale pensiero strategico “manageriale” top-down.
«Le aziende che utilizzano ampiamente la robotica in tutta la produzione e la logistica – dice C. Dwight Klappich, vicepresidente alla ricerca di Gartner – dovrebbero cercare di creare una posizione Cro che unisca ingegneria, IT e capacità di gestione del capitale umano per sviluppare la struttura gestionale per supervisionare tutti gli aspetti del ciclo di vita robotico. I responsabili della supply chain avranno un ruolo chiave nel lavorare con i Cro per definire e implementare un approccio al ciclo di vita per la gestione di ambienti robotici su larga scala».
Una delle principali preoccupazioni che i Cro dovranno affrontare è quella di una forza lavoro sempre più preoccupata dall’ascesa delle macchine e dei robot in particolare. «Le aziende – Klappich – si affideranno sempre più a macchine e robot intelligenti che sostituiscono funzioni precedentemente svolte dagli esseri umani. Uno dei primi passi sarà riconoscere la necessità di nuove tecniche di gestione. Il successivo sarà sviluppare una struttura organizzativa che riconosce il diverso ruolo dei robot».
Ma quali saranno i ruoli dei Cro? A quali domande dovranno rispondere? Se lo sono chiesto gli organizzatori della conferenza “Cro Summit”. Quali competenze, quali percorso formativi e quali responsabilità avranno i Cro? Rispetto a quale tipo di pianificazione, progettazione e capacità di spesa verranno inseriti in azienda? E per quali tipologie e dimensioni di impresa? Il dibattito è aperto: per adesso la certezza è che i robot almeno un posto di lavoro stanno per crearlo: quello del Chief Robotics Officer.