RIPRESA POST-COVID

Digital transformation, il 30% delle aziende italiane a caccia di talenti

È quanto emerge da un report di Deloitte secondo cui il Covid-19 ha accelerato la digitalizzazione in un’impresa su quattro. Per il 73% l’elemento che determina la resilienza per eccellenza è la tecnologia. In aumento gli investimenti

Pubblicato il 23 Giu 2021

investimentitechCorCom

La maggioranza dei leader di impresa italiani (64%) ritiene che la trasformazione del paradigma del lavoro sarà uno degli elementi cardine per aumentare la resilienza della propria impresa. E sono soprattutto le aziende a più alta “resilienza” ad aver risposto positivamente (73%) all’intenzione di coinvolgere nuovi talenti. E il 29% del campione è già a caccia di nuove risorse e talenti. È quanto emerge da un’indagine globale di Deloitte che fotografa l’impatto della pandemia sulle aziende private (SCARICA QUI IL DOCUMENTO).

Il Covid-19 ha impresso un’accelerazione sulle priorità delle aziende italiane (150 quelle prese in esame) che si trovano in un percorso di trasformazione non solo sul fronte della digitalizzazione (53%), ma anche per quanto riguarda valori e mission aziendale (57%), nonché sostenibilità e impatto ambientale (56%).

Le imprese italiane intervistate risultano intenzionate a incrementare il numero dei propri collaboratori: quasi un terzo intende coinvolgere nuove risorse con formule di collaborazione anche freelance (29%) mentre l’11% ha pianificato assunzioni a tempo pieno, trasversalmente in tutte le aree aziendali. E il 15% dichiara che acquisirà i talenti per specifiche competenze.

“La maggior parte delle aziende private italiane intervistate si sta adeguando al nuovo contesto disegnato dalla pandemia aumentando gli sforzi per trasformare e far evolvere la propria azienda ed essere più competitiva nel nuovo scenario post-pandemico – sottolinea Ernesto Lanzillo, Private Leader di Deloitte Italia -. Questo è un segnale molto positivo per tutta la nostra economia, perché significa che, nonostante l’incertezza del momento, le aspettative dei leader italiani intervistati sono positive per il futuro a breve termine. Infatti, guardando ai prossimi 12 mesi, i leader aziendali italiani, in linea con il trend globale, prevedono un incremento della produttività (58%) e dei profitti (47%)”.

Accelerazione sugli investimenti in tecnologie

L’elemento che determina la resilienza per eccellenza, secondo le aziende italiane, è la tecnologia (73%) e la trasformazione digitale è una priorità strategica tanto nel breve quanto nel lungo periodo. In Italia, per la maggior parte dei rispondenti, tale trasformazione era in essere già prima della pandemia da Covid-19 (32%), mentre per ben il 23% è stata proprio la pandemia a spingerli ad investire in ambito tecnologico e digitale. Dall’analisi delle risposte dei leader italiani, inoltre, sembrerebbe che le aziende italiane che già si muovevano su questa direttrice in una fase pre-pandemia siano di più di quelle della media globale (27%), le quali invece sono state particolarmente spinte ad investire proprio in risposta alla crisi (36%).

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Un’accelerazione la registreranno anche gli investimenti in tecnologia nei prossimi 12 mesi: le aziende italiane si orienteranno soprattutto verso l’automazione dei processi business (47%), information security (44%) e strumenti di data analytics/business intelligence (41%). Il tema dei valori aziendali e della fiducia nei confronti degli stakeholder è considerato un asset che va oltre il profitto, ma comunque da sempre fondamentale per le Aziende Private, in particolare per le aziende familiari. Si tratta di tematiche che, guardando all’Italia, risultano di estremo interesse soprattutto per le aziende più resilienti, in primo piano su questo fronte (86%) rispetto a quelle con bassa resilienza (39%).

Opportunità di crescita ma timori sul futuro

L’indagine di Deloitte Private ha analizzato il livello di resilienza delle imprese valutando sette priorità operative: tecnologia, strategia, operation, crescita, capitale, lavoro, impatto sociale e ambientale. In Italia le aziende che possono essere definitive a elevata resilienza sono il 31%, a media resilienza il 59% e solo un restante 10% risulta essere a bassa resilienza. Tecnologia (73%), crescita (69%) e operation (68%) sono le tre priorità ritenute imprescindibili dalle aziende stesse per potersi dichiarare resilienti. Al momento, solo una quota ristretta di imprese ha già finalizzato o pienamente implementato azioni per strutturarsi al meglio rispetto a tali priorità, (15% per la tecnologia, 7% per la crescita e per le operation), tuttavia la maggior parte delle imprese dichiara di aver già intrapreso un percorso di implementazione oppure si trova a metà della fase di trasformazione.

Le opportunità fanno però il paio con i rischi per il futuro. Sia a livello globale sia italiano, le imprese temono che la pandemia possa avere un impatto negativo sul mercato (42% breve periodo e 33% lungo periodo) e sulle operation (32% breve periodo e 27% lungo periodo).

I rischi connessi alla pandemia risultano una fonte di preoccupazione per le aziende: la principale soluzione che le aziende individuano è quella di affidarsi a provvedimenti emanati dagli stati a sostegno dell’economia, intesi come lo strumento più efficace per compensare le perdite causate dalla pandemia e necessario per facilitare la crescita e favorire il rilancio dell’economia; tale soluzione è così percepita anche dal 30% delle aziende italiane intervistate e questo sottolinea come, guardando al contesto europeo, sia fondamentale per il tessuto imprenditoriale il ricorso ai fondi del Next Generation EU per il rilancio dell’economia.

In linea con il trend globale, anche le aziende italiane preferiscono adottare strategie di crescita di tipo organico rispetto ad attività di M&A (ritenute prioritarie nel breve termine dal 25% degli intervistati e nel lungo termine dal 29%). Tuttavia, nonostante le attività di M&A non siano una priorità strategica a cui affidarsi, molte imprese italiane si considerano, nei prossimi dodici mesi, potenziali buyer (37%) o potenziali aziende target (33%).

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