Nel “Digital economy society index 2016” dell’Ue l’Italia è al venticinquesimo posto in Europa, davanti solo a Grecia, Bulgaria e Romania. Questo nonostante gli investimenti nel digitale nel nostro Paese siano aumentati negli ultimi dieci anni di quattro punti percentuali, con un’accelerazione più decisa tra 2015 e 2016. La trasformazione digitale è una condizione necessaria non soltanto per lo sviluppo delle grandi imprese coinvolte dalla quarta rivoluzione industriale, ma anche per gli artigiani e le Piccole e medie imprese, che possono attraverso le nuove tecnologie ottenere risultati importanti riducendo i costi e aumentando efficienza e competitività. Sono le conclusioni a cui giunge lo studio “Dallo smontaggio della città-fabbrica alla nuova manifattura urbana“, realizzato da Censis su commissione di Make in Italy.
“L’innovazione digitale sta operando grandi trasformazioni con importanti ricadute sulla manifattura – sottolinea la ricerca – attraverso le cosiddette Smart Manufacturing Technologies. Non sono solo le grandi imprese a essere coinvolte, per necessità di adeguamento, nel processo irreversibile della digital Transformation: se si vuole che il business cresca, questa è una condizione irrinunciabile anche per gli artigiani e le Pmi che, se dotate di sistemi intelligenti, possono operare in modo flessibile e veloce nella produzione, nella logistica e nella qualità, senza dimenticare il comparto della sicurezza”. Il report prende in esame anche i dati sull’e-commerce, che nel 2015 contribuisce in media per l’8,2% al fatturato delle Pmi, contro il 4,9% del 2014.
Ma in generale i progressi, secondo le rilevazioni del Censis, “sono ancora troppo lenti e ostacolano anche l’industria italiana che potrebbe trarre vantaggi da un uso più diffuso delle soluzioni di eBusiness”. Gli indicatori relativi all’uso del sito web (35,5%) e dei social media (37,3%), ad esempio, stanno migliorando ma sono ancora al di sotto della media europea (rispettivamente 55% e 39%).
“La situazione complessiva dimostra quindi che è sempre più necessaria una nuova gestione dell’azienda – conclude il Censis – che deve essere ripensata per rimanere al passo con un mercato sempre più globale e veloce e per raggiungere competitor di altri Paesi più digitalizzati”.
Dallo studio emerge anche che è in costante crescita in Italia il fenomeno dei “fablab“, i piccoli stabilimenti innovativi che offrono servizi personalizzati di fabbricazione digitale: “Se da un lato non si arresta la fase della proliferazione- sottolinea lo studio – dall’altra non si notano fenomeni di vero e proprio consolidamento. I fablab rimangono un fenomeno con un evidente carattere ‘bottom up’ fortemente caratterizzato dall’intraprendenza di singoli soggetti privati, anche se emergono alcuni tentativi di favorirne l’apertura da parte di soggetti istituzionali”.