IL SONDAGGIO DELLA BEI

Digital transformation: imprese italiane sotto la media Ue ma al top per l’hi-tech

Il 40% ha intrapreso progetti per effetto della pandemia, contro il 46% in Europa. E le Pmi restano fortemente indietro. Ma siamo avanti per adozione di IoT, analytics, intelligenza artificiale e robotica

Pubblicato il 06 Mag 2022

Italia digitalizzazione covid-BEI

La pandemia ha spinto le aziende europee verso la digitalizzazione ma qual è l’impatto concreto che ha avuto, e continua ad avere, sulla capacità di fare e adottare innovazione, anche nel futuro? A rispondere è il Digitalisation in Europe 2021-2022: Evidence from the EIB Investment Survey basato sul sondaggio annuale condotto dalla Bei su 13.500 imprese dell’Ue e del Regno Unito, più un campione di imprese degli Stati Uniti come benchmark.

Secondo i risultati, il 46% delle aziende nell’Unione europea ha intrapreso azioni per diventare più digitali. Ma esistono differenze significative tra imprese grandi e Pmi, tra settori industriali e tra Paesi. Nell’Europa occidentale e settentrionale il 48% delle imprese ha dichiarato di aver intrapreso iniziative di digitalizzazione o di investire per diventare più digitali, rispetto al 43% dell’Europa meridionale e al 37% dell’Europa centrale e orientale. L’Italia si posiziona al 40%, sotto la media Ue e della regione meridionale.

Italia avanti sulle tecnologie avanzate, ma le Pmi sono indietro

Facciamo molto meglio della media sull’adozione delle tecnologie avanzate: il 65% delle nostre imprese contro il 61% di quelle dell’Ue implementa soluzioni digitali come stampa 3D, robotica avanzata, Internet of things, analisi dei big data e intelligenza artificiale, droni, realtà aumentata o virtuale o piattaforme digitali. Il 49% delle nostre imprese ha aumentato la digitalizzazione e scelto anche soluzioni avanzate durante il Covid-19, contro il 53% nell’Ue.

In Italia, inoltre, la fetta di imprese nella categoria “nessuna delle due” (nessun investimento digitale di sorta) è il 27%, contro la media Ue del 26%, e grandi differenze a tra big e Pmi: nelle grandi imprese non è digitale il 9%, nelle medie il 25%, nelle piccole il 44% e nelle micro il 47%.

Il gap con gli Stati Uniti

La quota di imprese che utilizzano tecnologie digitali avanzate è più alta negli Stati Uniti (66%) che nell’Unione europea (61%). La Bei nota che più grande è un’impresa più ha probabilità di adottare innovazione avanzata, per cui i governi dovrebbero sostenere le aziende fare scale-up.

Inoltre, negli Usa quasi la metà (il 48%) delle imprese non digitali ha sfruttato l’emergenza Covid per digitalizzarsi, contro il 34% dell’Ue. Nell’Unione europea il 53% delle aziende che avevano già adottato tecnologie digitali avanzate ha investito ulteriormente nella digitalizzazione durante la pandemia; negli Stati Uniti lo ha fatto il 64%.

Oltre un quarto (26%) delle imprese dell’Ue rientra nella categoria “nessuna delle due” (nessun investimento digitale di sorta), mentre solo il 18% delle imprese statunitensi non ha investito.

Un lavoratore su tre in Europa non è digitale

L’ampia quota di imprese dell’Ue che non investe nelle tecnologie digitali è preoccupante e potrebbe pesare sulla competitività futura delle imprese, conclude lo studio della Bei. Circa un dipendente su tre nell’Unione europea lavora per un’azienda che non ha adottato tecnologie digitali avanzate né investito nella digitalizzazione, rispetto a circa uno su cinque negli Stati Uniti.

Inoltre, il divario digitale tra le imprese potrebbe espandersi nel tempo. Guardando ai prossimi tre anni, le aziende digitalmente avanzate affermano che le loro principali priorità di investimento sono l’espansione della capacità e lo sviluppo di nuovi prodotti, processi o servizi. Le aziende non digitali, invece, hanno come priorità il cambio della sede o la sostituzione di macchinari, attrezzature e soluzioni It.

New call-to-action

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati