Italia digitale, aziende in campo: “Pronte a fare la nostra parte”

Indra Italia, Nokia, Vodafone, Prysmian, Anitec a confronto a “Telco per l’Italia”. Infratel: “Piano ultra broabdband ambizioso, cantieri già a fine anno. Entro il 2020 dobbiamo coprire 18 Comuni e 2.500 unità immobiliari al giorno”

Pubblicato il 09 Giu 2016

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Scelte tecnologiche, investimenti per la banda ultra larga e nuovi servizi al centro della Tavola rotonda pomeridiana del convegno Telco per l’Italia: gli operatori del settore hanno sottolineato il loro ruolo nella crescita dell’Italia di qui al 2020-2022 e nello sviluppo digitale del paese.

Fabrizio Ceschini, Direttore Telco & Media, Indra Italia: “Parto da un dato: delle 800mila domande per l’esenzione dal canone Rai arrivate in questi giorni solo 200mila sono state inviate in formato telematico. Questo significa qualcosa. La banda ultra larga si sta facendo ma è sull’adozione che dobbiamo lavorare e qui Indra porta il suo contributo, in Italia come nel mondo: siamo un’azienda che esce essa stessa da un processo di trasformazione che ha fatto in primis al proprio interno e sulle proprie soluzioni, sempre più in ottica digitale e smart. Il nostro obiettivo è aiutare le aziende nella digital transformation: afffianchiamo i nostri clienti nell’adozione del digitale: non solo con le nostro tecnologie ma anche con la consulenza, dallo scouting fino alla fase di empowering, in cui il digitale arriva a massimizzare l’uso di asset e infrastrutture. Multicanalità e interoperoperabilità di piattaforme, e modelli di business collaborativi sono il nuovo paradigma verso cui traghettiamo i nostri clienti. Le aziende devono pensare ai nuovi servizi digitali e ai business case; mettere insieme servizi articolati è critico ma noi aiutiamo a sempificare”.

Franco Micoli, Director Government Relations, Nokia: “Uscendo dal business dei cellulari, Nokia ha intrapreso un nuovo percorso basato sulla parte infrastutturale, culminata nell’acquisizione di Alcatel Lucent, ormai completata. Siamo leader in Italia nell’accesso sia fisso che mobile, leader anche nell’ottico, e abbiamo la forza finanziaria per investire nelle tecnologie del futuro. La nostra ambizione è conquistarci la leadership soprattutto su IoT e 5G e con Alu abbiamo un portafoglio completo di tecnologie. Il 5G sarà una rete completamente diversa per caratteristiche, numero di device che gestisce, dinamicità, e richiede un’infrastruttura in fibra; la IoT avrà un impatto fondamentale anche su Industria 4.0. Nokia pensa che saranno particolarmente trasformati i settori smart cars/mobility, manufacturing, sicurezza pubblica, smart city e digital health: sono questi i contesti cui rivolgere soluzioni specifiche. Nokia sta investendo non solo in tecnologie ma anche sulla creazione di ecosistemi specifici. L’Italia con il Piano banda ultra larga, l’impegno degli operatori e il piano Industria 4.0 ha le carte in regola per fare il salto e Nokia è pronta a fare la sua parte”.

Michelangelo Suigo, Head of Governmental & Institutional Affairs, Vodafone Italia: “L’Italia è ancora al 27mo posto in Europa per copertura Nga. Serve fare uno scatto in avanti, per questo sarà importante il contributo di tutti, delle imprese, grazie alla spinta concorrenziale impressa al mercato (purché non ci si fermi all’effetto annuncio) e del governo col Piano banda ultralarga e le gare. Vodafone ha completato il Piano di investimenti Spring raggiungendo il 95% di copertura su rete mobile 4G ed oggi è presente con servizi in fibra in 300 città italiane e con la fibra a 500 Mbps a Milano, Torino e Bologna. Il boom del traffico dati non riguarda solo il mobile ma anche il fisso; per questo è fondamentale non perdere tempo e creare le basi per la Gigabit society e ora puntare su Ftth e 5G. Con l’arrivo dell’Ftth occorre completare la migrazione da rame a fibra. Guardiamo al futuro con reti future proof, non restiamo ancorati al passato”.

Philippe Vanhille, Senior Vice President Telecom Business, Prysmian Group: “Siamo leader mondiali dei cavi ottici. Qui l’Italia non è indietro: abbiamo una tecnologia all’avanguardia e siamo pronti a servire il paese. Ci sono solo tre brevetti nel mondo per fare la fibra, uno è italiano, di Prysmian. Nell’ambito del business telecomunicazioni, Prysmian Italia opera sul mercato italiano ed estero con una struttura dedicata; la società Fibre Ottiche Sud di Battipaglia (Salerno) è specializzata nella produzione di fibre ottiche: Prysmian può portare all’intero paese la sua capacità e esperienza internazionale. Ma attenzione a evitare una trappola: quella di realizzare una rete passiva senza sufficiente qualità. Verranno investiti decine di miliardi di euro e non si può fare questo investimento due volte. La qualità di una rete passiva si misura non solo in velocità ma anche in latenza, prestazioni del servizio, costi di manutenzione. Prysmian è pronta a portare in Italia la sua innovazione tecnologica: cavi più robusti, capaci di tollerare ogni tipo di danni, future proof e anche miniaturizzati, il che riduce i costi di installazione. L’Italia può recuperare il suo ritardo anche adottando soluzioni innovative e con la formazione ad hoc di chi installa la fibra, magari con apposite certificazioni”.

Cristiano Radaelli, Presidente, Anitec: “La nostra mission è lo sviluppo del paese tramite il digitale, con un ruolo propositivo per il governo (e anche un’azione su scala europea). In questa trasformazione è importante l’aspetto delle infrastrutture ma anche quello della cultura. Nelle infrastrutture il governo si è mosso e ora bisogna andare avanti con l’execution, ma, data la situazione italiana di ritardo, non dobbiamo perdere tempo, anzi dobbiamo correre. Per esempio, ora che l’Europa va avanti con lo sviluppo del 5G, l’Italia deve badare a non restare indietro e il rischio c’è se tardiamo a liberare i 700 MHz spostando la deadline oltre 2020. E’ vero che ci sono peculiarità italiane, come sottolineato dal sottosegretario Antonello Giacomelli, ma non dobbiamo rimanere indietro rispetto agli altri paesi. Abbiamo bisogno che tutto il territorio abbia il collegamento a banda ultra larga per crescere ma qui entra in gioco anche l’elemento culturale: le imprese devono capire l’importanza di andare avanti sui progetti digitali e comprendere la loro utilità”.

Salvatore Lombardo, Amministratore Delegato, Infratel Italia: “Siamo l’agente esecutivo di una decisione politica che nasce dalla necessità dell’intervento pubblico per colmare il digital divide. Questo intervento è stato necessario: c’è una grande competizione nelle aree dense ma in quelle remote gli operatori non hanno voglia di investire Ovviamente il governo lavora per realizzare una rete che resti attuale per i prossimi 10-20 anni, senza che si debba intervenire di nuovo nelle stesse aree. Il bando di gara pubblicato nei giorni scorsi da Infratel vale 1,4 miliardi di intervento pubblico in 6 regioni; quest’anno prevediamo di aggiudicare almeno due gare, una prima e una dopo l’estate; entro fine anno contiamo anche di avviare alcuni dei cantieri. Tutto il piano per le aree a fallimento di mercato vale 3 miliardi di euro e copre oltre 7.300 comuni (13 miilioni di cittadini), pari a 8,4 unità immobiliari sia residenziali che business; questo vuol dire che entro il 2020 dobbiamo coprire 18 Comuni e 2.500 unità immobiliari al giorno: il progetto è ambizioso e di grande impatto. Lo Stato si è preso tutto l’onere e l’intervento pubblico rappresenta forse un modello del passato ma è l’unico che funziona laddove la finanza moderna non arriva. Sui Cluster C useremo l’Ftth per poter garantire gli obiettivi di copertura, mentre per il Cluster D (circa 4.000 Comuni) più tecnologie sono possibili. Il bando Infratel rappresenta l’esito di un processo avviato con la delibera Cipe che ha stanziato i fondi per le aree bianche: rapidamente siamo arrivati a concretizzare; ora andiamo avanti con l’obiettivo di garantire la realizzazione di una rete future proof e anche di non lasciare indietro le aree A e B”.

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